Lecco perduta/407: Mario Cermenati, due statue, una “leggenda” e le “sirene”

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Saranno trascorsi cento anni il prossimo 8 ottobre 2024, da quando a Castel Gandolfo, dove si trovava per un periodo di convalescenza dopo grave malattia, decedeva Mario Cermenati, protagonista nella Lecco dei primi decenni del Novecento. Si spegneva a 56 anni, nel pieno di una maturità politica e scientifica che lo avrebbe portato sicuramente a breve scadenza a mete ancora più prestigiose ed ambite. Sarà sufficiente ricordare che fu presidente a più riprese della Società Geologica Italiana e, come tale, organizzò nel 1911 l’annuale congresso a Lecco per visitare il territorio ritenuto molto interessante geologicamente.
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Il primo monumento in bronzo, opera di Mario Rutelli

La sua intensa attività politica era iniziata nel 1909 quando il 7 marzo venne eletto deputato con stragrande maggioranza di suffragi, superando il candidato liberal-moderato Giorgio Enrico Falck. Ebbe inizio quel periodo, durato 15 anni, che vide Cermenati protagonista indiscusso della politica locale. La sua ascesa ebbe particolare rilievo durante la prima guerra mondiale 1915/1918, quando fu chiamato ad importanti incarichi nella capitale, equivalenti ad un ministero, in particolare dopo la rotta di Caporetto. Fondò l’Istituto di Studi Vinciani e volle la pubblicazione della rivista di ricerca “La miniera italiana” che si proponeva di divulgare la necessità di intensificare gli studi e la documentazione sugli idrocarburi.
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Il secondo monumento in marmo, opera di Francesco Modena

Mario Cermenati è stato tra i promotori del primo parco nazionale, quello del Gran Paradiso, nel 1922, quando nella segreteria del comitato volle il lecchese Arnaldo Ruggiero, che era al suo fianco sin dagli anni della Grande Guerra vissuti a Roma.
La città di Lecco ricorda Mario Cermenati nella piazza sul lungolago, antica area portuale per la navigazione di comballi e di gondole provenienti da tutti i porti del Lario.
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Lo stemma civico alla base del monumento

C’è da sottolineare che sono state due le statue dedicate a Mario Cermenati: la prima risale al 1927, opera dello scultore romano Mario Rutelli. Requisita nel 1943 per avere “piombo” che serviva alla Patria in guerra; venne rifatta nello stesso anno, in marmo, opera di Francesco Modena. L’epigrafe su sasso del basamento della statua è sempre la stessa, dettata da Giovanni Bertacchi, il poeta delle Alpi, nativo di Chiavenna. Il testo fa riferimento ancora al bronzo in quanto risale al 1927. Mario Cermenati riposa nella cappella di famiglia presso il Monumentale di via Parini.
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La lapide sulla casa natale di Cermenati, in piazza Manzoni

C’è una popolare “leggenda”: la statua di Cermenati nella piazza omonima, davanti alla canonica, sarebbe stata voluta voltando le spalle alla canonica stessa per far dispetto al clero che non fu, quanto meno, tra i sostenitori del noto esponente lecchese schierato su posizioni molto laiche. Cermenati venne eletto al Parlamento del Regno nel 1909, mancando per un soffio il seggio dopo le tumultuose vicende della campagna 1904, rammentate nella storia locale per un assalto notturno alla canonica di San Nicolò e per tafferugli nelle vie del centro cittadino fra i sostenitori di Gavazzi e di Cermenati. Il primo, eletto con pochi voti di differenza nel ballottaggio elettorale, era accusato di brogli da parte di alcuni suoi rappresentanti di lista in Comuni periferici del collegio di Lecco. In particolare era ritenuto eccessivo il risultato elettorale di Valmadrera, dove c’era un plebiscito per Gavazzi con 331 voti contro 14. Veniva citato a tale proposito che nella confinante Malgrate la maggioranza per Gavazzi era risultata netta, ma più moderata con 79 voti contro 26. In Valsassina spiccava Premana che aveva dato 106 voti a Gavazzi contro i 6 a Cermenati.
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La cappella di famiglia presso il Monumentale di via Parini

C’è un altro particolare che merita di essere evidenziato nella storia della statua a Mario Cermenati nella piazza omonima: lo stemma civico di Lecco collocato in posizione centrale sul perimetro di ferro alla base del monumento stesso vede una singolarità che tanti lecchesi non conoscono. La recinzione è veramente unica in quanto presenta in ferro battuto lo stemma civico al femminile, con le sirene al posto dei tritoni.
E’ stato, inoltre, fatto notare che nello stemma al femminile con le sirene si può osservare anche un leone rampante che presenta le sembianze di un “gattone” mascherato più di quello di un fiero re della foresta. E’ un altro particolare che rende veramente unico lo stemma civico del monumento a Mario Cermenati.
A.B.
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