In viaggio a tempo indeterminato/312: la magia del Natale in Vietnam

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Arriviamo sulla spiaggia dopo giorni di pioggia. Il sole non c'è ma in compenso qualche squarcio tra le nuvole lascia intravedere l'azzurro brillante del cielo.
Mentre siamo intenti a girare qualche clip per un video, ci si avvicina una signora.
"Da dove venite?" ci chiede in un inglese decisamente più fluente della media delle persone che abbiamo incontrato finora.
"Italia" rispondiamo noi.
"Ciao! A me piacciono gli italiani e gli spagnoli. Sono simpatici e con loro posso cantare."
E inizia a intonarci una canzone molto famigliare che fa...
"I wish you a merry Christmas,
I wish you a merry Christmas
I wish you a merry Christmas
and have a happy new year!"
Battiamo le mani e ringraziamo per gli auguri quella signora vietnamita apparsa sulla spiaggia.
È sempre stranissimo passare le feste di Natale in un Paese dove non è realmente festa. In Vietnam, però, quest'anno è stato tutto ancora più surreale.
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Inizio con il dire che questo è uno dei Paesi meno religiosi del mondo.
I fedeli però si riconoscono per il 90% in una delle tre dottrine di fede principali cioè buddismo, taoismo e confucianesimo.
Nessuna di queste però festeggia il Natale quindi si potrebbe pensare che in Vietnam non ve ne sia traccia.
In realtà non è affatto così. Percorrendo in moto circa la metà del Paese da sud a nord ci siamo spesso imbattuti in negozi che vendevano articoli di Natale, i più diffusi erano vestitini di babbo natale per bambini.
Calcolando che soltanto l'8% della popolazione si professa cattolico, devo ammettere che non mi aspettavo di trovare tutto questo spirito natalizio.
Il Vietnam invece, ancora una volta, mi ha stupito con qualche tocco decisamente kitsch tipicamente asiatico.
Ho un paio di esempi che sicuramente hanno reso memorabile questo Natale lontano da casa, ma prima occorre forse fare un passo indietro. Il Vietnam è stato una colonia francese per moltissimi anni, in particolare dal 1887 fino al 1941.
Insieme a Laos e Cambogia, faceva parte di quella che era chiamata l'Indocina Francese.
I sostenitori del colonialismo giustificavano quella che di fatto era un'occupazione forzata, come una loro responsabilità nel “civilizzare” i popoli del sud-est asiatico. In realtà, alla base del colonialismo francese in Vietnam c'erano soprattutto motivi economici, come l’accesso alle materie prime e alla manodopera a basso costo. 
Una storia che non suona nuova a nessuno, nemmeno nel 2023: esportare la democrazia con la forza mentre si sfruttano le risorse presenti nel territorio conquistato.
Così tanti anni di occupazione francese in Vietnam hanno decisamente lasciato il segno e piccoli esempi di quel passato coloniale sono facili da individuare anche nei più semplici gesti quotidiani.
Partiamo dal caffè ad esempio.
Il Vietnam oggi è il secondo produttore al mondo di caffè dopo il Brasile. A mio modesto parere, non credo esista caffè più buono di quello vietnamita. Denso, rotondo, intenso... sembra quasi un liquore più che un caffè. Ti riempie e coccola il palato e ti dà quella carica che nemmeno 3 tazzine di espresso. Sono stati proprio i francesi a iniziare la coltivazione del caffè in Vietnam e oggi, più di 100 anni dopo, ancora la tradizione va avanti. I vietnamiti hanno però saputo personalizzare questa bevanda secondo il loro gusto: una coccola dolce, grazie al latte condensato, oppure contraddittoria, con la panna salata, o addirittura peccaminosa, con l'aggiunta di una crema all'uovo molto simile al nostro zabaione.
Oggi bere caffè in Vietnam è un rito a cui nessuno rinuncia almeno una volta al giorno.
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Altro retaggio del colonialismo francese, sempre per restare in tema culinario, è la baguette. Il famoso pane croccante è diffusissimo in Vietnam. Si chiama bahn-mi e viene farcito con uova fritte oppure con carne e verdure. Venduto in moltissimi banchetti di strada, è la nostra colazione almeno 3/4 volte a settimana e devo ammettere che non è niente male per due come noi con dipendenza da pane e pizza.
Ma torniamo alla questione del Natale che è sicuramente collegato al discorso fatto finora, basti pensare che in Vietnam viene chiamato "Noel" esattamente come si fa sotto la Tour Eiffel.
Il cattolicesimo, infatti, è stato "importato" nel Paese da preti missionari giunti in queste terre durante la colonizzazione.
Moltissime sono le chiese e le cattedrali ancora presenti oggi e la comunità cattolica è piuttosto viva.
Per questo il Natale, pur non essendo considerato dalla maggior parte come una vera festa, viene celebrato con decorazioni, alberi e presepi.
Che poi, i vietnamiti amano fare le cose in grande per cui le strade sono spesso piene zeppe di negozi che vendono cappelli di Babbo Natale o orecchie da renne da applicare persino ai caschi da indossare sul motorino.
Ma c'è una scena che secondo me rappresenta perfettamente l'atmosfera che si è respirata qui in questi giorni.
Qualche giorno fa, erano circa le otto di sera e io e Paolo ci trovavamo in una cittadina sperduta di cui fatico a ricordare il nome.
Avevamo appena finito di cenare con un piatto di riso e verdure, e avevamo deciso di fare una passeggiata per cercare qualcosina di dolce a chiudere la giornata.
In lontananza notiamo una grande chiesa illuminata che per imponenza stonava con il resto degli edifici presenti in città.
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Ci avviciniamo e un sorriso ci spunta nel vedere un gigantesco albero di Natale decorato con luci e palline. Accanto all'abete,  un bel presepe con statue enormi e finemente dipinte. La porta della chiesa purtroppo è chiusa ma nel piazzale, oltre a noi, si sono radunate delle famiglie con bambini. È sera ma fa parecchio caldo, ci saranno almeno 25 gradi.
A un tratto succede una di quelle cose che mai ti saresti immaginato.
Una di quelle cose che a me ricordano perché amo la genuina follia di questa parte di mondo.
Da alcune casse iniziano a uscire le note di canzoni di Natale mai sentite e nemmeno il tempo di realizzare cosa stia accadendo che dalla facciata della chiesa e dall'albero iniziano a cadere fiocchi di neve. I bambini guardano in alto stupiti e spalancano la bocca meravigliati, prima di cercare di afferrare quella schiuma bianca.
Io e Paolo ci guardiamo.
"Sta succedendo davvero?"
"Eh sarà la magia del Natale!"
Angela (e Paolo)
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