Dagli Ultras all'Isis, in pensione il dirigente della DIGOS Domenico Nera
Scegli il lavoro che ami e non lavorerai neanche un giorno in tutta la tua vita. Una massima, questa attribuita a Confucio, che calza sì e calza no, perché se è vero che Domenico Nera parla della sua esperienza in Polizia come di un qualcosa che lo ha divertito tantissimo, ammette anche di non aver sempre sognato di vestire la divisa, anzi.
Il resto è, per i lecchesi, storia nota: nel novembre 1994, dopo il corso per allievi ispettore, l'arrivo su quel ramo del Lago di Como, 14 anni dopo l'essere stato convocato in commissariato per la notifica di un avvenuto arruolamento in Polizia senza averne fatto domanda (con conseguente rinuncia); 27 anni dopo essersi visto assegnare la maglia della Calcio Lecco (allora, siamo nella stazione 1966-1967, in serie A) tra tutte quelle distribuite sul campetto dell'oratorio del suo quartiere da don Gabriele; 34 anni dopo la profezia di una zingara che leggendo la mano a sua madre (“cattolica effervescente di rito spagnolo” e dunque assai lontana da tarocchi e simili) le preannunciò l'arrivo di un figlio a lei somigliante, destinato a raggiungere un posto lontano con tanta acqua, sposando – come effettivamente è stato - poi una donna con gli occhi color del mare. Mettendo radici - tanto da essere chiamato ormai dagli amici romani “il Longobardo” - e vedendone di tutti i colori, perché, nel nostro piccolo, a Lecco, in tutti questi anni, non ci siamo fatti mancare niente. Magari un “personaggio” per tipo, conferma Nera, “ma nel bene e nel male abbiamo avuto proprio tutto”. Pure un pugile dell'Isis, per citare giusto una delle inchieste più eclatanti della DIGOS, arrivata alla ribalta nazionale.
Ed ora? “Potrei darmi alla pirateria”, l'ennesima citazione marinaresca di un poliziotto “anomalo” per sua stessa ammissione. Buon vento dunque (dottor) Domenico (Nera).
Classe 1961, cresciuto con l'epopea delle missioni Apollo, avrebbe voluto fare l'astronauta. Ma, forse, proprio nelle stelle, era scritto che, lasciata Roma, sarebbe approdato a Lecco, impersonando - da dirigente - la DIGOS per anni, fino al pensionamento (o al collocamento in congedo ordinario permanente, come preferisce dire lui) arrivato una manciata di giorni fa. Versando, nel lasciare l'Ufficio, anche una lacrimuccia, come non si vergogna a sottolineare, soffrendo il distacco non tanto dalla professione in sé quanto dalle persone, da quei "ragazzi" che rappresentavano la sua quotidianità. "E come quando la nave si allontana dal porto: le luci si fanno via via più lontane fino a svanire. Restano le stelle nel velluto blu della notte". Fuor di - poetica - metafora rimangono le relazioni tessute nel tempo, gli incroci di traiettorie, la soddisfazione - più grande anche dei risultati operativi e delle attestazioni di merito ricevute - di aver incontrato nel proprio percorso "persone speciali". Vivendo la città e il suo territorio a fondo, "nel presente", non solo post commissione di un reato. Perché la DIGOS - Divisione investigazioni generali e operazioni speciali - è in primis prevenzione, spiega il Commissario, dalla partita del Lecco al Nameless, sondando gli umori in occasioni delle elezioni, seguendo politica e cultura, l'attualità. "Sei - conferma Nera - sulla cresta dell'onda". Ben altra cosa, insomma, rispetto alla vita da impiegato di banca che avrebbe potuto avere, avendo superato, con la laurea in tasca e un periodo nell'Esercito già archiviato, il concorso per l'assunzione in San Paolo. In Polizia entra invece grazie al papà prima (arrivato ad accompagnarlo personalmente agli scritti pur di assicurarsi la sua partecipazione alla selezione) ed a un amico poi ("Er Pantera", ben persuasivo nel convincerlo a "fare la madama" anziché puntare allo sportello).
Il resto è, per i lecchesi, storia nota: nel novembre 1994, dopo il corso per allievi ispettore, l'arrivo su quel ramo del Lago di Como, 14 anni dopo l'essere stato convocato in commissariato per la notifica di un avvenuto arruolamento in Polizia senza averne fatto domanda (con conseguente rinuncia); 27 anni dopo essersi visto assegnare la maglia della Calcio Lecco (allora, siamo nella stazione 1966-1967, in serie A) tra tutte quelle distribuite sul campetto dell'oratorio del suo quartiere da don Gabriele; 34 anni dopo la profezia di una zingara che leggendo la mano a sua madre (“cattolica effervescente di rito spagnolo” e dunque assai lontana da tarocchi e simili) le preannunciò l'arrivo di un figlio a lei somigliante, destinato a raggiungere un posto lontano con tanta acqua, sposando – come effettivamente è stato - poi una donna con gli occhi color del mare. Mettendo radici - tanto da essere chiamato ormai dagli amici romani “il Longobardo” - e vedendone di tutti i colori, perché, nel nostro piccolo, a Lecco, in tutti questi anni, non ci siamo fatti mancare niente. Magari un “personaggio” per tipo, conferma Nera, “ma nel bene e nel male abbiamo avuto proprio tutto”. Pure un pugile dell'Isis, per citare giusto una delle inchieste più eclatanti della DIGOS, arrivata alla ribalta nazionale.
Ed ora? “Potrei darmi alla pirateria”, l'ennesima citazione marinaresca di un poliziotto “anomalo” per sua stessa ammissione. Buon vento dunque (dottor) Domenico (Nera).
A.M.