Lecco, “Il mistero del padre” e l’obbligo di apprendere dalle guide il significato della mostra
In questi giorni il sostantivo patriarcato, sinonimo di legge del padre ha dominato le pagine dei giornali, la cronaca, le televisioni e i vari network a causa di un femmincidio. L’etimologia di patriarcato dal greco è patriarkhēs: parola composto da πατριά (patria, stirpe, discendenza), da πατήρ (patēr), padre o padre di una razza, da (arkhō) comando. Dal latino medioevale deriva patriarchatus sinonimo di dignità, autorità. Patriarcato nella chiesa cristiana secolare assume un significato di grado, non solo, si estende alla proprietà terriera (privata), alla famiglia, alle norme, ai diritti che si trasmettono al discendente più diretto e vicino nella linea maschile e costituisce le regole secolari.
Questa genealogia della legge del padre, pur modificandosi storicamente nel tempo, assumendo forme diverse, è sempre latente e ricompare in modo travolgente, disarticolante anche nell’attuale contesto sociopolitico. La legge del padre si nasconde tra le crepe della postmodernità, della globalità, del multiculturalismo sociale e religioso con tutte le sue sfumature e increspature.
Per quindici giorni si è discusso se sussistono ancora le condizioni di definire l’attuale società patriarcale, è per questo motivo che si resta catturati nel vedere manifesti che informano di una mostra riguardante il mistero della figura del padre.
La mostra esposta al museo del Palazzo delle Paure a Lecco “Il Mistero del padre”, con il disegno ‘Sacrificio’ (1530) di Michelangelo Buonarroti, le copie di due formelle in bronzo a rilievo di Filippo Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti (1401) e il dipinto ‘Sacrificio di Isacco’ di Giuseppe Vermiglio, va oltre la dimensione religiosa, ma tocca e sollecita alcune domande socioculturali.
Va subito evidenziato che le opere d’arte esposte sono indiscutibili.
Colpisce il titolo della mostra. E’ molto evocativo ed estensivo e apre a molteplici interpretazioni; per certi versi il titolo sul manifesto è subliminale, assomiglia a uno spot commerciale natalizio che propone un regalo per il padre.
Il Mistero del padre sollecita alcune questioni. E’ inevitabile l’analisi etimologica del sostantivo: mistero dal latino mystèrium, dal greco mystérion evidenzia un fatto, un aspetto, un fenomeno che non può essere spiegato chiaramente, che non si può penetrare, che è tenuto nascosto. Tutto ciò non può essere spiegato con la razionalità. Il mistero riguarda il culto esoterico, il culto scaramantico, le verità di fede. Il mistero è incomprensibile, inafferrabile, impenetrabile, come sono i misteri della teologia cristiana che sono descritti come verità cui si può approdare solo con la fede: tutto ciò che non si sa può essere chiamato mistero.
Nel titolo della mostra il padre è posto al centro. In una società globalizzata, consumistica e multi composita si mette al centro la figura del padre.
Ma che padre si vuol rappresentare? Qual è il mistero di questo padre?
Senza accorgersene due tratti di questo padre si colgono quando, al fronte office del museo per chiedere il biglietto, l’operatore informa che si è “obbligati” a seguire le guide che sono state formate per spiegare il significato della mostra. La prescrizione – obbligato – inconsciamente denota un significante simbolico di questo misterioso padre (patriarcale). Il primo tratto è di un padre autoritario; il secondo tratto – spiegare- rileva un presupposto significante sapere, che richiama un padre patriarcale socioculturale che è stato archiviato nel 1968 e negli anni settanta e non solo.
La stessa iconografia abraminica del sacrificio di Isacco evidenzia una connotazione della messa alla prova dell’obbedienza al padre. Abramo deve dimostrare di essere obbediente all’autorità.
E’ un figurato di un padre arcaico, di un ideale dell’io, direbbe Freud, che porta all’impotenza, all’insicurezza, alla derealizzazione.
C’è bisogno di un uomo adulto in grado di gestire le relazioni affettive, sociali e filiali. Un uomo adulto svuotato dal mistero che sia in grado di affrontare la complessità dell’essere nel mondo nel rispetto dei diritti e doveri nei confronti delle donne, dei figli e degli altri.
Questa genealogia della legge del padre, pur modificandosi storicamente nel tempo, assumendo forme diverse, è sempre latente e ricompare in modo travolgente, disarticolante anche nell’attuale contesto sociopolitico. La legge del padre si nasconde tra le crepe della postmodernità, della globalità, del multiculturalismo sociale e religioso con tutte le sue sfumature e increspature.
Per quindici giorni si è discusso se sussistono ancora le condizioni di definire l’attuale società patriarcale, è per questo motivo che si resta catturati nel vedere manifesti che informano di una mostra riguardante il mistero della figura del padre.
La mostra esposta al museo del Palazzo delle Paure a Lecco “Il Mistero del padre”, con il disegno ‘Sacrificio’ (1530) di Michelangelo Buonarroti, le copie di due formelle in bronzo a rilievo di Filippo Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti (1401) e il dipinto ‘Sacrificio di Isacco’ di Giuseppe Vermiglio, va oltre la dimensione religiosa, ma tocca e sollecita alcune domande socioculturali.
Va subito evidenziato che le opere d’arte esposte sono indiscutibili.
Colpisce il titolo della mostra. E’ molto evocativo ed estensivo e apre a molteplici interpretazioni; per certi versi il titolo sul manifesto è subliminale, assomiglia a uno spot commerciale natalizio che propone un regalo per il padre.
Il Mistero del padre sollecita alcune questioni. E’ inevitabile l’analisi etimologica del sostantivo: mistero dal latino mystèrium, dal greco mystérion evidenzia un fatto, un aspetto, un fenomeno che non può essere spiegato chiaramente, che non si può penetrare, che è tenuto nascosto. Tutto ciò non può essere spiegato con la razionalità. Il mistero riguarda il culto esoterico, il culto scaramantico, le verità di fede. Il mistero è incomprensibile, inafferrabile, impenetrabile, come sono i misteri della teologia cristiana che sono descritti come verità cui si può approdare solo con la fede: tutto ciò che non si sa può essere chiamato mistero.
Nel titolo della mostra il padre è posto al centro. In una società globalizzata, consumistica e multi composita si mette al centro la figura del padre.
Ma che padre si vuol rappresentare? Qual è il mistero di questo padre?
Senza accorgersene due tratti di questo padre si colgono quando, al fronte office del museo per chiedere il biglietto, l’operatore informa che si è “obbligati” a seguire le guide che sono state formate per spiegare il significato della mostra. La prescrizione – obbligato – inconsciamente denota un significante simbolico di questo misterioso padre (patriarcale). Il primo tratto è di un padre autoritario; il secondo tratto – spiegare- rileva un presupposto significante sapere, che richiama un padre patriarcale socioculturale che è stato archiviato nel 1968 e negli anni settanta e non solo.
La stessa iconografia abraminica del sacrificio di Isacco evidenzia una connotazione della messa alla prova dell’obbedienza al padre. Abramo deve dimostrare di essere obbediente all’autorità.
E’ un figurato di un padre arcaico, di un ideale dell’io, direbbe Freud, che porta all’impotenza, all’insicurezza, alla derealizzazione.
C’è bisogno di un uomo adulto in grado di gestire le relazioni affettive, sociali e filiali. Un uomo adulto svuotato dal mistero che sia in grado di affrontare la complessità dell’essere nel mondo nel rispetto dei diritti e doveri nei confronti delle donne, dei figli e degli altri.
Dr. Enrico Magni, Psicologo, giornalista