In viaggio a tempo indeterminato/310: lì mangiano i cani
"Attenzione ragazzi, lì mangiano i cani!"
E il mio primo pensiero è stato: in che senso attenzione?
Rischiamo che ci scambino per cani? Non credo. È vero che mentre andiamo in moto spesso cantiamo melodie che ricordano più ululati che canzoni, ma non penso che qualcuno ci scambierebbe per un cane.
Forse "attenzione" dovremmo farla perché potremmo trovarci della carne dalla dubbia provenienza nella zuppa? Sì, questo in effetti è un rischio più alto. Ma credo che al massimo potremmo ritrovarci a mangiare interiora di mucca o maiale o pollo... ecco, adesso mi ricordo perché spesso in viaggio non mangiamo carne!
Lasciando da parte la questione "attenzione" meglio concentrarsi sulla seconda parte del commento apparso sotto uno dei primi video filmati in Vietnam.
"Lì mangiano i cani" ma è davvero così?
Devo ammettere che quelle parole hanno suscitato in me una certa curiosità. Ci sono spesso delle voci che girano e che riguardano abitudini culinarie che a noi sembrano quantomeno bizzarre.
"In Australia mangiano i canguri"
"In Perù cucinano i porcellini d'India"
"In Egitto la carne di cammello è una prelibatezza"
Mi son sempre chiesta quanto ci fosse di vero dietro queste affermazioni, forse tutto o forse niente.
Con la questione cani/Vietnam mi è venuto lo stesso dubbio, ma stavolta è durato poco.
Dopo circa due settimane a zonzo nel Paese siamo arrivati a Bao Loc, una cittadina a un'altitudine di 800 metri. Quassù le piante di caffè prendono il posto delle risaie e distese di chicchi lasciati ad asciugare al sole occupano i lati delle strade.
La nostra prima tappa è un tempio buddista chiamato "la porta del paradiso" dove una terrazza si affaccia con una vista mozzafiato sui monti circostanti.
Per arrivarci si percorre un ripido sentiero lungo il quale abbiamo incrociato un bel serpente intento ad addentare un topolino. Mamma mia, una scena da National Geographic ma senza uno schermo tv a proteggermi dalle urla di quel topo.
Inutile dire che ho passato il resto del tempo a guardare per terra e a sussultare ad ogni rumore proveniente dalle piantagioni accanto al sentiero.
Arrivata al tempio, però, mi sono sentita in pace con il mondo. Una vista così non può sortire effetto diverso.
Dopo il tempio è stato il momento di raggiungere il centro della città di Bao Loc. Era ormai tardo pomeriggio e i glutei facevano decisamente male per colpa della sella dura della moto. Così abbiamo adocchiato un vetrina con qualche dolcetto e ci siamo fermati per mangiarci una specie di bignè ripieno di crema. Mentre addentavamo la pasta choux, lo sguardo ci è caduto su un banchetto a qualche metro da lì e per un attimo ci è passata la fame.
"È quello che penso?" chiedo a Paolo.
"Aspetta che cerco su Google la traduzione del cartello. Mmmm... sí è proprio quello che credi. Thịt chó significa proprio carne di cane."
"Oddio devo ammettere che fa un certo effetto. Quindi è vero che la mangiano..."
La conferma ufficiale al mio dubbio è arrivata così, con un bignè in mano. L'impatto iniziale è stato forte, ma non più di quello che ho provato la prima volta che in un mercato asiatico ho visto un maiale appeso a testa in giù o quando sono passata accanto a un pezzo di carne di mucca appoggiato sul tavolo con tanto di mosche pronte ad attaccare la carne.
Sono scene forti che ti fanno vedere il consumo di carne in un'altra ottica. Sicuramente comprare una fettina panata al supermercato non fa lo stesso effetto.
Dopo aver visto quel banco che vendeva carne di cane, ho deciso di informarmi un po' sulla questione.
È venuto fuori che il consumo di questo tipo di carne sta piano piano scomparendo nel Paese, ma è ancora possibile acquistarla sia nei mercati che in alcuni ristoranti.
La carestia, provocata da anni di guerra, aveva portato le persone a scegliere tra morire di fame o mangiare anche animali che prima non avevano considerato, come i cani appunto, che fino ad allora erano utilizzati principalmente per fare da guardia alle abitazioni o al bestiame. È una storia che suona così famigliare, forse qualche nonno in Italia ancora la racconta. La guerra, che per le persone comuni di buono non porta mai niente, lascia spesso anche questa eredità. Mi ricordo quando da bambina osservavo mio nonno mangiare anche un piatto di pasta con il sugo con un gusto e una voracità che mi sembravano spropositate. Sorrideva mentre pranzava, gli si illuminavano gli occhi. "Perché mangia così il nonno?" chiesi una volta a mia mamma.
"Perché ha fatto la guerra e ha patito la fame vera." mi rispose lei.
Erano passati più o meno cinquant'anni dalla fine guerra ma mio nonno mangiava sempre ogni pietanza così.
La guerra del Vietnam è finita nel 1975 quindi più o meno siamo nello stesso arco temporale di quando io facevo a mia mamma quella domanda.
No, mio nonno non ha mai dovuto mangiare cani o gatti, ma non si tirava indietro per un pezzo di coniglio o di fagiano al forno.
Certo sentire che qualcuno mangia carne di cane fa un effetto diverso, ma solo perché nella nostra cultura il cane è un animale domestico, l'amico fidato dell'uomo.
È un animale di serie A, carino e coccoloso, che mai ci azzarderemmo a vedere come un possibile pietanza.
E anche la maggior parte dei vietnamiti oggi la vede nello stesso modo dato che sono tantissime le famiglie che hanno abbracciato l'usanza di avere un cane in casa come animale da compagnia.
Mentre quindi cani e gatti sono considerati animali di "serie A", tutt'altra storia è per altri animali come i maiali, le mucche, gli agnelli, i polli, i cavalli, gli asini... e chi più ne ha più ne metta. Per quelli nessuno inorridisce se vengono macellati per essere mangiati.
Che sfiga però se nasci maiale o mucca, sfiga doppia se vivi pure in un allevamento intensivo!
Chissà chi ha deciso questa classificazione perchè, a pensarci bene, non è che abbia molto senso. In India, ad esempio, le mucche sono sacre e le persone le coccolano e le "abbelliscono" con ghirlande di fiori. Quando qualcuno cucina carne di mucca, per altro vietata, provano orrore e sdegno.
Per fortuna, però, questa classificazione tra esseri viventi di serie A e esseri viventi di serie B, la applichiamo solo agli animali.
Ti immagini se ci fosse anche tra esseri umani?
Vorrebbe dire non dare importanza all'ennesimo gommone che affonda con a bordo donne e bambini, ma dispiacersi se il sottomarino di 4 milionari esplode.
Vorrebbe dire non stupirsi dell'ennesima bomba su un ospedale, perché tanto è successo in Medio Oriente e non in un "democratico" Paese Occidentale.
Vorrebbe dire considerare solo numeri i bambini che nel 2023 ancora muoiono di fame.
E l'elenco potrebbe continuare ancora a lungo, ma per fortuna noi non facciamo distinzione tra persone di serie A e persone di serie B quindi tutto quello che ho scritto è solo frutto della mia immaginazione.
E il mio primo pensiero è stato: in che senso attenzione?
Rischiamo che ci scambino per cani? Non credo. È vero che mentre andiamo in moto spesso cantiamo melodie che ricordano più ululati che canzoni, ma non penso che qualcuno ci scambierebbe per un cane.
Forse "attenzione" dovremmo farla perché potremmo trovarci della carne dalla dubbia provenienza nella zuppa? Sì, questo in effetti è un rischio più alto. Ma credo che al massimo potremmo ritrovarci a mangiare interiora di mucca o maiale o pollo... ecco, adesso mi ricordo perché spesso in viaggio non mangiamo carne!
Lasciando da parte la questione "attenzione" meglio concentrarsi sulla seconda parte del commento apparso sotto uno dei primi video filmati in Vietnam.
"Lì mangiano i cani" ma è davvero così?
Devo ammettere che quelle parole hanno suscitato in me una certa curiosità. Ci sono spesso delle voci che girano e che riguardano abitudini culinarie che a noi sembrano quantomeno bizzarre.
"In Australia mangiano i canguri"
"In Perù cucinano i porcellini d'India"
"In Egitto la carne di cammello è una prelibatezza"
Mi son sempre chiesta quanto ci fosse di vero dietro queste affermazioni, forse tutto o forse niente.
Con la questione cani/Vietnam mi è venuto lo stesso dubbio, ma stavolta è durato poco.
Dopo circa due settimane a zonzo nel Paese siamo arrivati a Bao Loc, una cittadina a un'altitudine di 800 metri. Quassù le piante di caffè prendono il posto delle risaie e distese di chicchi lasciati ad asciugare al sole occupano i lati delle strade.
La nostra prima tappa è un tempio buddista chiamato "la porta del paradiso" dove una terrazza si affaccia con una vista mozzafiato sui monti circostanti.
Per arrivarci si percorre un ripido sentiero lungo il quale abbiamo incrociato un bel serpente intento ad addentare un topolino. Mamma mia, una scena da National Geographic ma senza uno schermo tv a proteggermi dalle urla di quel topo.
Inutile dire che ho passato il resto del tempo a guardare per terra e a sussultare ad ogni rumore proveniente dalle piantagioni accanto al sentiero.
Arrivata al tempio, però, mi sono sentita in pace con il mondo. Una vista così non può sortire effetto diverso.
Dopo il tempio è stato il momento di raggiungere il centro della città di Bao Loc. Era ormai tardo pomeriggio e i glutei facevano decisamente male per colpa della sella dura della moto. Così abbiamo adocchiato un vetrina con qualche dolcetto e ci siamo fermati per mangiarci una specie di bignè ripieno di crema. Mentre addentavamo la pasta choux, lo sguardo ci è caduto su un banchetto a qualche metro da lì e per un attimo ci è passata la fame.
"È quello che penso?" chiedo a Paolo.
"Aspetta che cerco su Google la traduzione del cartello. Mmmm... sí è proprio quello che credi. Thịt chó significa proprio carne di cane."
"Oddio devo ammettere che fa un certo effetto. Quindi è vero che la mangiano..."
La conferma ufficiale al mio dubbio è arrivata così, con un bignè in mano. L'impatto iniziale è stato forte, ma non più di quello che ho provato la prima volta che in un mercato asiatico ho visto un maiale appeso a testa in giù o quando sono passata accanto a un pezzo di carne di mucca appoggiato sul tavolo con tanto di mosche pronte ad attaccare la carne.
Sono scene forti che ti fanno vedere il consumo di carne in un'altra ottica. Sicuramente comprare una fettina panata al supermercato non fa lo stesso effetto.
Dopo aver visto quel banco che vendeva carne di cane, ho deciso di informarmi un po' sulla questione.
È venuto fuori che il consumo di questo tipo di carne sta piano piano scomparendo nel Paese, ma è ancora possibile acquistarla sia nei mercati che in alcuni ristoranti.
La carestia, provocata da anni di guerra, aveva portato le persone a scegliere tra morire di fame o mangiare anche animali che prima non avevano considerato, come i cani appunto, che fino ad allora erano utilizzati principalmente per fare da guardia alle abitazioni o al bestiame. È una storia che suona così famigliare, forse qualche nonno in Italia ancora la racconta. La guerra, che per le persone comuni di buono non porta mai niente, lascia spesso anche questa eredità. Mi ricordo quando da bambina osservavo mio nonno mangiare anche un piatto di pasta con il sugo con un gusto e una voracità che mi sembravano spropositate. Sorrideva mentre pranzava, gli si illuminavano gli occhi. "Perché mangia così il nonno?" chiesi una volta a mia mamma.
"Perché ha fatto la guerra e ha patito la fame vera." mi rispose lei.
Erano passati più o meno cinquant'anni dalla fine guerra ma mio nonno mangiava sempre ogni pietanza così.
La guerra del Vietnam è finita nel 1975 quindi più o meno siamo nello stesso arco temporale di quando io facevo a mia mamma quella domanda.
No, mio nonno non ha mai dovuto mangiare cani o gatti, ma non si tirava indietro per un pezzo di coniglio o di fagiano al forno.
Certo sentire che qualcuno mangia carne di cane fa un effetto diverso, ma solo perché nella nostra cultura il cane è un animale domestico, l'amico fidato dell'uomo.
È un animale di serie A, carino e coccoloso, che mai ci azzarderemmo a vedere come un possibile pietanza.
E anche la maggior parte dei vietnamiti oggi la vede nello stesso modo dato che sono tantissime le famiglie che hanno abbracciato l'usanza di avere un cane in casa come animale da compagnia.
Mentre quindi cani e gatti sono considerati animali di "serie A", tutt'altra storia è per altri animali come i maiali, le mucche, gli agnelli, i polli, i cavalli, gli asini... e chi più ne ha più ne metta. Per quelli nessuno inorridisce se vengono macellati per essere mangiati.
Che sfiga però se nasci maiale o mucca, sfiga doppia se vivi pure in un allevamento intensivo!
Chissà chi ha deciso questa classificazione perchè, a pensarci bene, non è che abbia molto senso. In India, ad esempio, le mucche sono sacre e le persone le coccolano e le "abbelliscono" con ghirlande di fiori. Quando qualcuno cucina carne di mucca, per altro vietata, provano orrore e sdegno.
Per fortuna, però, questa classificazione tra esseri viventi di serie A e esseri viventi di serie B, la applichiamo solo agli animali.
Ti immagini se ci fosse anche tra esseri umani?
Vorrebbe dire non dare importanza all'ennesimo gommone che affonda con a bordo donne e bambini, ma dispiacersi se il sottomarino di 4 milionari esplode.
Vorrebbe dire non stupirsi dell'ennesima bomba su un ospedale, perché tanto è successo in Medio Oriente e non in un "democratico" Paese Occidentale.
Vorrebbe dire considerare solo numeri i bambini che nel 2023 ancora muoiono di fame.
E l'elenco potrebbe continuare ancora a lungo, ma per fortuna noi non facciamo distinzione tra persone di serie A e persone di serie B quindi tutto quello che ho scritto è solo frutto della mia immaginazione.
Angela (e Paolo)