Lecco: chieste due condanne per la presunta truffa in danno al Comune per la gestione del Bione
8 mesi di reclusione e 800 euro di multa: è la pena richiesta dal vpo Mattia Mascaro quest'oggi per Sergio Tosi e Fabio Grisotto, rispettivamente presidente ed ex direttore amministrativo della Sport Management Spa, la società che per anni ha avuto in gestione il centro sportivo Al Bione.
I due sono accusati di truffa ai danni del Comune di Lecco per non aver versato all'Ente – secondo la pubblica accusa - tra il 2017 e il 2019 parte di quanto gli sarebbe stato dovuto da contratto.
Il presunto raggiro sarebbe era stato segnalato da una ex dipendente della società, a cui “non quadravano i conti”. Stando alle attività di indagine successivamente svolte dal nucleo polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Lecco, la Spa - che da contratto di concessione avrebbe dovuto corrispondere il 23% dei propri incassi totali al Comune - avrebbe sistematicamente omesso la comunicazione di alcuni proventi: da un lato non sarebbero state comunicate totalmente le fatture emesse nei confronti di società sportive (per esempio per l'affitto dei campi da gioco), dall'altro annualmente non sarebbe stato “dichiarato” un ulteriore 10% degli incassi del centro. In totale per quel triennio si sarebbe accumulato un mancato guadagno pari a 81 mila euro per le casse comunali: 5 mila euro per l'ultimo quadrimestre del 2017, 44 mila per il 2018 e 32mila nel 2019.
Dopo aver esaurito l'istruttoria dibattimentale con l'escussione dell'ultimo testimone delle difese, sono quest'oggi state rassegnate al giudice Giulia Barazzetta le conclusioni delle parti: da un lato la richiesta di condanna della pubblica accusa, cui si è accodata la richiesta risarcitoria del Comune di Lecco (costituitosi parte civile in questo processo tramite l'avvocato Donatella Saporiti) pari a 81 mila euro, dall'altro le richieste di assoluzione dei difensori.
I legali dei due imputati (l'avvocato Giulia Rossini del foro di Monza in sostituzione del collega De Vivo per Tosi e l'avvocato Lino Roetta del foro di Vicenza per Grisotto) hanno cercato di dimostrare l'estraneità rispetto ai capi d'imputazione dei propri assistiti. Da un lato, infatti, è stato ricordato in aula che il Comune non ha mai chiesto verifiche né chiarimenti sull'operato della società di gestione, dall'altro la condotta contestata ai coimputati mancherebbe dell'elemento costitutivo del dolo: come ha sottolineato l'avvocato Rossini, ripercorrendo le risultanze istruttorie, il divario fra quanto dovuto e quanto corrisposto “non sarebbe stato frutto di artifici o raggiri, ma di un'interpretazione contrattuale”.
Lo stesso Dott. Grisotto nel corso del proprio esame aveva infatti ammesso che al suo arrivo nel 2017 in società per avere delucidazioni sulle modalità con cui applicare il capitolato si era rivolto al legale d'azienda (l'avvocato De Vivo, che peraltro difende Tosi in questo processo). Sarebbe stato quest'ultimo a consigliare, interpretando il contratto di concessione, di non inserire nel conteggio delle fatturazioni le convenzioni con le società sportive, creando così quel 23% di mancate corresponsioni. Non si sarebbe invece riuscito a spiegare (se non con un possibile “errore umano”) il 10% di omessi versamenti rispetto agli incassi del centro sportivo: nel corso dell'istruttoria è stato infatti più volte ribadito che i dati di quanto “battuto” dalle casse del centro venivano mensilmente compilati direttamente dalla struttura e poi inviati alla sede di Sport Management su un foglio di calcolo. Gli amministrativi a quel punto si dovevano solo occupare di controllare detti dati.
Un rinvio per repliche è stato fissato all'8 gennaio, data in cui si avrà anche la sentenza.
I due sono accusati di truffa ai danni del Comune di Lecco per non aver versato all'Ente – secondo la pubblica accusa - tra il 2017 e il 2019 parte di quanto gli sarebbe stato dovuto da contratto.
Il presunto raggiro sarebbe era stato segnalato da una ex dipendente della società, a cui “non quadravano i conti”. Stando alle attività di indagine successivamente svolte dal nucleo polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Lecco, la Spa - che da contratto di concessione avrebbe dovuto corrispondere il 23% dei propri incassi totali al Comune - avrebbe sistematicamente omesso la comunicazione di alcuni proventi: da un lato non sarebbero state comunicate totalmente le fatture emesse nei confronti di società sportive (per esempio per l'affitto dei campi da gioco), dall'altro annualmente non sarebbe stato “dichiarato” un ulteriore 10% degli incassi del centro. In totale per quel triennio si sarebbe accumulato un mancato guadagno pari a 81 mila euro per le casse comunali: 5 mila euro per l'ultimo quadrimestre del 2017, 44 mila per il 2018 e 32mila nel 2019.
Dopo aver esaurito l'istruttoria dibattimentale con l'escussione dell'ultimo testimone delle difese, sono quest'oggi state rassegnate al giudice Giulia Barazzetta le conclusioni delle parti: da un lato la richiesta di condanna della pubblica accusa, cui si è accodata la richiesta risarcitoria del Comune di Lecco (costituitosi parte civile in questo processo tramite l'avvocato Donatella Saporiti) pari a 81 mila euro, dall'altro le richieste di assoluzione dei difensori.
I legali dei due imputati (l'avvocato Giulia Rossini del foro di Monza in sostituzione del collega De Vivo per Tosi e l'avvocato Lino Roetta del foro di Vicenza per Grisotto) hanno cercato di dimostrare l'estraneità rispetto ai capi d'imputazione dei propri assistiti. Da un lato, infatti, è stato ricordato in aula che il Comune non ha mai chiesto verifiche né chiarimenti sull'operato della società di gestione, dall'altro la condotta contestata ai coimputati mancherebbe dell'elemento costitutivo del dolo: come ha sottolineato l'avvocato Rossini, ripercorrendo le risultanze istruttorie, il divario fra quanto dovuto e quanto corrisposto “non sarebbe stato frutto di artifici o raggiri, ma di un'interpretazione contrattuale”.
Lo stesso Dott. Grisotto nel corso del proprio esame aveva infatti ammesso che al suo arrivo nel 2017 in società per avere delucidazioni sulle modalità con cui applicare il capitolato si era rivolto al legale d'azienda (l'avvocato De Vivo, che peraltro difende Tosi in questo processo). Sarebbe stato quest'ultimo a consigliare, interpretando il contratto di concessione, di non inserire nel conteggio delle fatturazioni le convenzioni con le società sportive, creando così quel 23% di mancate corresponsioni. Non si sarebbe invece riuscito a spiegare (se non con un possibile “errore umano”) il 10% di omessi versamenti rispetto agli incassi del centro sportivo: nel corso dell'istruttoria è stato infatti più volte ribadito che i dati di quanto “battuto” dalle casse del centro venivano mensilmente compilati direttamente dalla struttura e poi inviati alla sede di Sport Management su un foglio di calcolo. Gli amministrativi a quel punto si dovevano solo occupare di controllare detti dati.
Un rinvio per repliche è stato fissato all'8 gennaio, data in cui si avrà anche la sentenza.
F.F.