Galbiate: l'ex infanzia di Villa Vergano diventa un alloggio per le dipendenti della RSA

Si apre un nuovo capitolo nella lunga storia dell’edificio intitolato a Don Ambrogio Benaglio nel centro della frazione di Villa Vergano a Galbiate, un tempo scuola dell'Infanzia e oggi ristoro e alloggio per sedici dipendenti della RSA. Un passaggio che racconta più di mille parole i tempi che cambiano. 
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Monsignor Gianni Cesena

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“Il tema non è fare figli. Il tema è quale sguardo abbiamo verso il futuro. Probabilmente c’è qualche fiducia da riconquistare e qualche paura da vincere - ha esordito Monsignor Gianni Cesena, vicario episcopale, durante l’inaugurazione svoltasi questa mattina dopo la Messa –. Sicuramente, tra tali paure da vincere per il benessere della comunità c’è anche quella di accogliere persone che arrivano da fuori. Voi siete stati grado di superare anche questo piccolo ostacolo con un’opera lungimirante. Spesso si sente dire che nelle piccole realtà non si possano fare cose grandi ma questa giornata dimostra che non è così”. 
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Sulla sinistra Attilio Tentori
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La struttura, sita all’incrocio tra via Armando Diaz e via Vittorio Emanuele, fu costruita nel 1918 grazie a del materiale donato dagli statunitensi alla fine della guerra e per decenni ha ospitato una scuola dell’Infanzia, prima parrocchiale e in seguito comunale. Con il tempo, l’incedere dell’”inverno demografico” e l’invecchiamento della popolazione hanno progressivamente spento un luogo che rappresentava il cuore pulsante di questa piccola frazione.
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Dall’inizio di quest’anno scolastico, infatti, l’Infanzia di Villa Vergano e quella di Bartesate sono state sostituite da una nuova materna pubblica, aperta nello stabile che in passato ospitava la Primaria sempre a Villa Vergano. Di fronte a questo cambiamento, i residenti della frazione non si sono persi d’animo e, guidati dal parroco don Roberto Brizzolari, si sono immediatamente attivati per mettere le basi di un nuovo capitolo della lunga storia di questo edificio, situato a pochi passi dalla chiesa. 
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“Qui a Villa Vergano siamo poco formali, ma ci piace fare le cose fatte bene. Di fronte alla proposta della RSA Villa Serena, don Roberto ha colto la palla al balzo e ha coinvolto l’intera Parrocchia. Ci siamo immediatamente attivati per riadattare e ristrutturare questo luogo. Oggi, purtroppo, l’esigenza primaria, non solo della nostra comunità, è quella della cura dell’anziano. Siamo convinti che questa sia la scelta giusta per il futuro” ha spiegato Attilio Tentori, consigliere comunale di minoranza nonché residente proprio nella frazione più meridionale di Galbiate. 
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Attraverso un complesso intervento di ristrutturazione, durato due mesi e mezzo e finanziato dalla Parrocchia, nei locali dell’ex infanzia sono stati ricavati sedici posti letto, otto per piano, che diventeranno la casa di sedici delle trentadue dipendenti, quasi tutte di origine indiana, in servizio presso Villa Serena, la RSA situata a un centinaio di metri di distanza. “Avere a disposizione queste soluzioni abitative è fondamentale perché ci permette di dare un alloggio a tutte le nostre operatrici. Il nostro settore soffre di una grave carenza di personale. Villa Serena ha 184 posti, di cui 56 occupati da malati di Alzheimer, più 11 minialloggi. Prima di riuscire a trovare queste ragazze, abbiamo dovuto chiudere dei posti letto perché non avevamo abbastanza personale. Fino a questo momento, solo la metà era riuscita ad avere un alloggio qui in zona” ha commentato la dottoressa Alma Zucchi, direttrice della RSA da quarant’anni. 
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Dopo la benedizione e il taglio del nastro, i presenti hanno potuto fare un primo giro esplorativo nei due piani della struttura. Oltre a Monsignor Cesena, alla mattinata ha preso parte anche Monsignor Angelo Brizzolari, fratello di don Roberto. “La parola “ristoro” significa “contraccambio” e “ricompensa”, e vuol essere il nostro cristiano riconoscimento a chi si è imbarcato per lavoro verso un mondo spesso completamente nuovo e il più delle volte sconosciuto. Vuole essere, da parte nostra, un contraccambio perché, ora come ora, senza il loro apporto e sacrificio, la nostra patria non riuscirebbe a garantirci l’attuale tenore di vita” aveva sottolineato don Roberto in una lettera recentemente inviata ai fedeli della sua comunità. “La parola “ristoro” significa pure conforto. In questa parola e in questo luogo è bene far memoria di quanti nostri connazionali e paesani hanno vissuto la medesima situazione in varie epoche e in varie parti d’Europa e del mondo, in molti casi senza trovare fin dal principio della loro esperienza un sicuro ristoro”. 
A.Bes.
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