Civate: “ci hai insegnato a volare alto”. Chiesa gremita per l’addio a Mario Valsecchi

Riconoscenza. Nella chiesa dei Santi Vito e Modesto aleggiava un profondo, intenso sentimento di riconoscenza e gratitudine verso un uomo che ha insegnato ad un’intera comunità, quella di Civate, a “volare alto”. A pochi giorni dalla sua scomparsa all’età di 87 anni, i civatesi si sono radunati nella chiesa parrocchiale soprattutto per dire “grazie” a Mario Valsecchi.
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“Hai voluto volare alto, progettando sempre grandi cose. È intorno alla tua tisana della sera, ovvero al tuo vin brulè, che è nata l’idea del cammino di Santiago per i giovani con il supporto del tuo mitico camper” ha raccontato don Gianni De Micheli, tornato appositamente nella sua vecchia parrocchia per partecipare alla cerimonia, presieduta da don Luca Civardi, e portare l’ultimo saluto ad un uomo con cui ha condiviso tante esperienze. Una tra tutte, per l’appunto, il cammino di Santiago nel 2013.
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La storia di Mario Valsecchi, però, era e sarà sempre legata soprattutto ad un nome e a un simbolo. “Correvi, trafficavi ma poi tornavi a casa dalla tua Gabriella. Nonostante fossi estroverso e vulcanico, Gabriella sapeva come prenderti e portarti a più miti consigli. Quando eri con lei l’animo si placava – ha proseguito don Gianni in un’omelia in cui le parole andavano di pari passo con dei silenzi altrettanto significativi - Gabriella è stato il suo amore grande, il suo mondo, il suo porto sicuro. Gabriella era il suo centro, il suo tutto. E’ stata la forza che ha tirato fuori Mario da una famiglia con poche risorse e ha dato un senso amorevole a tutto quello che aveva sopportato. Gabriella ha dato a Mario la gioia di una famiglia in cui sentirsi amato e lottare per insegnare che, nonostante le fatiche, il bene può crescere”. Gabriella, questo il secondo nome più pronunciato prima, durante e dopo il rito funebre. Gabriella, quella moglie scomparsa diverse settimane fa e che ora Mario potrà riabbracciare.
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“Ci hai sempre insegnato che tutto si può fare, basta volerlo con il cuore. Eri un vulcano in piena eruzione di gesti d’amore. Grazie papà per la vita ci hai donato. Grazie perché chiunque varcava la porta di casa tua si sentiva subito parte della tua famiglia. Grazie per l’amore che hai avuto per la mamma, senza di lei non riuscivi più ad orientarti. Ciao papà, abbracciala da parte nostra e insieme continuate a vegliare su di noi” ha ricordato Sabrina, una dei sette figli di Gabriella e Mario, al termine della cerimonia. Poche semplici parole che raccontavano come e perché Mario Valsecchi e la sua famiglia erano un’istituzione a Civate. C’è però anche una seconda grande famiglia, quella delle aquile. “Mario era una montagna di coraggio, di determinazione, di forza di volontà. “Tutto si può fare, basta volerlo” diceva sempre. Così, con volontà forte, con poche risorse ma molti amici è nato il rifugio Marisa Consiglieri” ha proseguito don Gianni nell’omelia. Tra il pubblico, raccolti intorno ai figli e ai nipoti di Mario, i membri della Società Escursionisti Civatesi ascoltavano in silenzio, avvolti nelle loro felpe azzurre con il simbolo dell’aquila al centro. Già, l’aquila, un rapace in grado di volare più in alto di tutti divenuto non a caso simbolo di quell’associazione che Mario Valsecchi aveva contribuito a fondare nel 1953. Lui che aveva imparato a volare alto durante il servizio militare tra i paracadutisti e non aveva più smesso, spinto dall’amore per la sua Gabriella, dalla sua instancabile e appassionata voglia di fare e dall’affetto dei suoi amici.
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“Mi hai fatto capire che casa non è il luogo materiale in cui si vive ma le persone con cui decidi di farlo” ha ricordato Michele, uno dei nipoti di Valsecchi, fermato solo dall’incedere del tempo e della malattia.
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Al termine della cerimonia, dopo la preghiera letta da un rappresentante dell’associazione nazionale dei paracadutisti, i nipoti hanno sollevato il feretro e hanno percorso la navata tra due ali di folla silenziosa accompagnando il nonno nel primo tratto della sua ultima salita. Quella che lo riporterà finalmente dall’amata Gabriella. 
A.Bes.
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