Lecco: presunta corruzione nell'ambito di un'asta. In 2 a febbraio davanti ai giudici
Sarà l'istruttoria dibattimentale al cospetto del collegio giudicante - con udienza fissata il prossimo 1 febbraio - a delineare le eventuali responsabilità in ordine alle accuse che vengono contestate ad un avvocato del Foro di Lecco e ad un imprenditore, rinviati quest'oggi a giudizio con la pesante accusa di corruzione (art.318 cp).
Fatti ancora da dimostrare, risalenti al 2018 e legati al concordato liquidatorio della società Pietro Carsana di Lecco o meglio, all'asta dei beni inseriti nella procedura. Proprio la vendita di alcuni degli immobili riconducibili all'impresa di Rancio che ha cessato l'attività sette anni fa - lasciando a casa un'ottantina di lavoratori - sarebbe stata attenzionata dalle Fiamme Gialle e dalla Procura della Repubblica di Lecco, che hanno ravvisato presunte irregolarità nell'azione dei due legali e professionisti coinvolti nella partita (entrambi appartenenti al Foro lecchese) o meglio nel meccanismo di aggiudicazione dei beni stessi. Per il primo M.S., 52enne il giudice per le udienze preliminari Salvatore Catalano ha disposto il non luogo a procedere in quanto le attuali condizioni di salute non gli consentono di ''stare in giudizio''.
Comparirà invece davanti al collegio giudicante la collega M.R., classe 1977, presente stamani in Aula accanto al proprio difensore che ha scelto appunto di andare a giudizio senza avvalersi di eventuali riti alternativi. Sarà dunque il dibattimento a sviscerare in maniera compiuta i fatti - risalenti appunto ad un lustro fa - al centro del fascicolo d'indagine, che vede coinvolto anche un imprenditore, interessato ad uno dei beni in asta e rinviato anch'egli a giudizio stamani (con la medesima accusa) dopo aver reso alcune dichiarazioni in aula.
Archiviata invece la posizione di un quarto soggetto, imputato - insieme ai due legali lecchesi - per induzione indebita a dare o promettere utilità (art.319 quater c.p.). Contestazioni senza fondamento per il giudice Catalano che, accogliendo in toto le richieste formulate dal sostituto procuratore Chiara Di Francesco, ha chiesto il non luogo a procedere perchè il fatto non sussiste.
Per i due soggetti rinviati a giudizio si torna in aula fra un paio di mesi; entrambi dovranno appunto difendersi dall'accusa di corruzione.
Nel procedimento non si è tuttavia costituita alcuna parte civile, nemmeno per conto del concordato Carsana, la cui procedura non avrebbe comunque subito danni economici.
Fatti ancora da dimostrare, risalenti al 2018 e legati al concordato liquidatorio della società Pietro Carsana di Lecco o meglio, all'asta dei beni inseriti nella procedura. Proprio la vendita di alcuni degli immobili riconducibili all'impresa di Rancio che ha cessato l'attività sette anni fa - lasciando a casa un'ottantina di lavoratori - sarebbe stata attenzionata dalle Fiamme Gialle e dalla Procura della Repubblica di Lecco, che hanno ravvisato presunte irregolarità nell'azione dei due legali e professionisti coinvolti nella partita (entrambi appartenenti al Foro lecchese) o meglio nel meccanismo di aggiudicazione dei beni stessi. Per il primo M.S., 52enne il giudice per le udienze preliminari Salvatore Catalano ha disposto il non luogo a procedere in quanto le attuali condizioni di salute non gli consentono di ''stare in giudizio''.
Comparirà invece davanti al collegio giudicante la collega M.R., classe 1977, presente stamani in Aula accanto al proprio difensore che ha scelto appunto di andare a giudizio senza avvalersi di eventuali riti alternativi. Sarà dunque il dibattimento a sviscerare in maniera compiuta i fatti - risalenti appunto ad un lustro fa - al centro del fascicolo d'indagine, che vede coinvolto anche un imprenditore, interessato ad uno dei beni in asta e rinviato anch'egli a giudizio stamani (con la medesima accusa) dopo aver reso alcune dichiarazioni in aula.
Archiviata invece la posizione di un quarto soggetto, imputato - insieme ai due legali lecchesi - per induzione indebita a dare o promettere utilità (art.319 quater c.p.). Contestazioni senza fondamento per il giudice Catalano che, accogliendo in toto le richieste formulate dal sostituto procuratore Chiara Di Francesco, ha chiesto il non luogo a procedere perchè il fatto non sussiste.
Per i due soggetti rinviati a giudizio si torna in aula fra un paio di mesi; entrambi dovranno appunto difendersi dall'accusa di corruzione.
Nel procedimento non si è tuttavia costituita alcuna parte civile, nemmeno per conto del concordato Carsana, la cui procedura non avrebbe comunque subito danni economici.
G.C.