Lecco: 'Restiamo Umani', in scena il messaggio di Vik
“Restiamo Umani” è il titolo della rappresentazione teatrale di Gianluca Foglia Fogliazza, accompagnata dalle musiche di Emanuele Cappa, che nella serata di giovedì ha emozionato il numeroso pubblico riunitosi in Sala Ticozzi. “Restiamo Umani” era la firma di Vittorio Arrigoni – operatore umanitario ed attivista originario di Bulciago - utilizzata nei periodici report inviati al quotidiano “Il manifesto” durante la drammatica operazione “Piombo Fuso”, tra il dicembre 2008 e il gennaio 2009.
In scena una toccante rappresentazione che mescola passato e presente, i racconti di Vittorio, la vita spesa per la sua amata terra ed il coraggio che ha da sempre guidato i suoi passi. Vittorio in Palestina aveva trovato casa, diceva che quella terra e i suoi abitanti erano la rappresentazione, ormai perduta, di umanità.
“Vittorio era apolitico, l’uomo era per lui l’unico credo, e vedeva nei palestinesi un popolo che lotta per non perdere l’umanità che gli viene, piano piano, giorno dopo giorno, strappata via” ha detto la mamma Egidia Beretta ricordando le parole di pace pronunciate dal figlio nel 2009, distrutto nel costatare la situazione drammatica all’indomani di Piombo Fuso, un periodo da lui vissuto in prima persona sotto le bombe e l’artiglieria israeliana, condividendo con i palestinesi i ventuno giorni di quel massacro.
“Non poteva essere più chiaro, mio figlio, nel definire e tracciare la strada maestra per porre fine ai decenni di sottomissione e sopraffazione del popolo palestinese, richiamando alle proprie responsabilità la popolazione occidentale, rimasta tutt’ora, e da sempre, silente. Ora che la barbaria di Hamas ha colpito tutti noi, migliaia di innocenti stanno morendo sotto le bombe, e questo trascende qualsiasi diritto alla difesa, si chiama strage programmata e si cumula agli anni di assedio e limitazione delle libertà che il popolo palestinese subisce. Per distruggere Hamas si annienta una popolazione che viene indebitamente a loro assimilata” ha aggiunto, rinnovando il forte grido di Vittorio che chiedeva alla comunità occidentale di guardare alla Palestina con il rispetto dovuto ad ogni popolo, seppur ormai con colpevole ritardo. Vittorio chiedeva che la comunità internazionale guardasse alla situazione palestinese ascoltando le sue grida di dolore, le richieste di fermare l’indebita occupazione coloniale della Cisgiordania e le violazioni dei diritti umani perpetrate incessantemente nella striscia.
“Qualcuno fermi questo incubo, rimanere immobili nel silenzio significa sostenere il genocidio in corso, urlate la vostra indignazione in ogni capitale del mondo civile, in ogni piazza, sovrastate le nostre urla di dolore e terrore, c’è una parte di umanità che sta morendo in pietoso ascolto” sono le parole di Vittorio che, alla luce delle vicende attuali, suonano più che mai dense di significato. “La pace non è un’utopia basta crederci fermamente e impegnarsi semplicemente restando umani” ha scritto ancora Vittorio da Gaza.
L’impegno di Vittorio è stato certamente notevole e concreto, schierandosi sempre dalla parte dei più vulnerabili. A testimoniarlo sono le grida di gioia che – come ha ricordato Gianluca Fogliazza nella sua rappresentazione – hanno accolto Vittorio al porto di Gaza nel 2008 quando per la prima volta, dal lontano 1967, è riuscito a portare aiuti umanitari all’interno della striscia. “Il 23 agosto 2008 due imbarcazioni, la Free Gaza e la Liberty, arrivarono al largo del porto di Gaza, e stranamente gli fu concesso il passaggio. Arrivati dentro il porto esplose la gioia, decine e decine di bambini corrono e gridano Vittorio, e lui grida Terra, Terra. Vittorio i giorni seguenti non accetta l’invito ai festeggiamenti di Hamas, lui non è lì per i politici corrotti, è lì per accompagnare i pescatori al largo, i contadini a coltivare le terre e i bambini a scuola” ha detto l’attore, proiettando i disegni da lui stesso realizzati, raffiguranti i volti di giovani palestinesi e di Vittorio.
Il messaggio della rappresentazione è chiaro, è un invito a non restare comodi, a non restare indifferenti, vorrebbe dire perdere l’immensa eredità di Vittorio: “se noi oggi parliamo di Palestina soltanto in termini di perimetro, di confini e di pelle non abbiamo capito nulla. È non avere capito nulla di Vittorio, sarebbe come dire che l’Islam è l’Isis, come dire che c’è un’emergenza di antisemitismo dimenticandoci che anche i palestinesi sono semiti. È come avere una costituzione che ripudia la guerra, e poi vendere le armi a chi la fa. Non è restare umani, è restare comodi” ha aggiunto descrivendo le drammatiche condizioni presenti nella striscia e invitando i presenti a non polarizzare in modo sterile il dibattito perché, alla luce di quest’imponente tragedia, a perdere è tutta l’umanità. I membri della cooperativa Mondoequo e dell’associazione Equosolidale - realtà promotrici dell’incontro - al termine della rappresentazione hanno spiegato le attività di aiuto che li vedono attualmente coinvolti con l’intento di sostenere i produttori della Cisgiordania. Si stanno infatti organizzando per raccogliere aiuti umanitari che verranno consegnati all’interno della Striscia appena sarà possibile varcarne i confini. La raccolta fondi promossa a favore di PARC – Palestina è organizzata da Altromercato ed Equo Garantito ed è parte di un progetto più ampio “Al-Reef Building Hope for Gaza” che nasce con l’obiettivo di mitigare le conseguenze del blocco di Gaza, distribuendo, tramite le sedi nella Striscia e le istituzioni della società civile, cibo, acqua ed altri beni di prima necessità.