Lecco: serata sulla discriminazione, impegno sul lavoro e nelle scuole
“La violenza fisica rappresenta solo la punta dell’iceberg”. Quest’immagine è ritornata molto nel corso dell’incontro sulla violenza di genere svoltosi ieri sera in sala Don Ticozzi a Lecco. Durante l’iniziativa, organizzata dall’associazione Lettelariamente APS, la tavola rotonda ha visto la partecipazione di alcune realtà da sempre impegnate nel contrasto ad ogni forma di violenza contro le donne sul nostro territorio.
“Nel 2023 sentire una donna dire che deve chiedere i soldi al marito per andare dal parrucchiere una volta ogni tanto mette i brividi – ha esordito Marianna Ciambrone, consigliera di parità della provincia di Lecco – Alle donne intenzionate a dimettersi per stare a casa con i figli piuttosto che pagare il nido dico sempre che il nido dopo pochi anni finisce mentre la decisione di lasciare il posto di lavoro è definitiva. Non si può fare un passo indietro, non si può sacrificare la propria individualità, le proprie ambizioni lavorative per crescere i figli”.
La consigliera di parità, lo ricordiamo, è quel pubblico ufficiale che si occupa di tutelare le donne vittime di episodi di discriminazione sul posto di lavoro.
“Il Codice delle Pari Opportunità protegge le donne da simili fattispecie fin dalla fase dell’accesso al lavoro. Se leggete degli annunci discriminatori, ovvero non declinati per entrambi i sessi, vi invito a denunciarli telefonando al nostro ufficio. Lo stesso vale per i colloqui di lavori discriminatori, cioè quelli in cui chiedono alle donne se sono sposate o se vogliono avere dei figli” ha proseguito Ciambrone. La consigliera di parità ha poi rivendicato il “protocollo sulla genitorialità condivisa”, firmato da tutte le associazioni sindacali e datoriali nonché dagli ordini degli avvocati e dei consulenti del lavoro. “Contrariamente a tutte le previsioni, la mia proposta ha trovato un grande appoggio qui a Lecco. L’obiettivo non è solo favorire il dialogo tra dipendente e datore di lavoro ma anche stimolare una condivisione tra i genitori dell’esigenza di cura del bambino. In altre parole, si dice alla madre: discutiamo con il tuo datore di lavoro di un part time ma per sei mesi e non per un anno perché gli altri sei mesi li facciamo chiedere al padre” ha aggiunto Ciambrone. “È necessario un cambiamento culturale. Non è più possibile che il 99% delle donne che si dimette lo fa per ragioni legate alla cura dei figli. Questo non può essere un compito affidato solo alla madre”.
Proprio per stimolare quest’evoluzione, l’ufficio della consigliera di parità è da tempo impegnato in una serie di progetti nelle scuole del territorio, coordinati dall’avvocata Monica Rosano. “I cambiamenti culturali sono lenti, impercettibili. Affinché essi si verifichino, partire dai giovani è fondamentale. Ai ragazzi delle superiori abbiamo chiesto di simulare la situazione in cui una donna rientra dal lavoro dopo la maternità e subisce delle discriminazioni. Il successo che ha avuto questo progetto ci ha confermato che gli studenti hanno voglia di essere formati su questi temi” ha spiegato Rosano. “Andiamo anche nelle scuole medie per lavorare con i piccoli sul concetto della parità di genere. Tanti di loro ci hanno detto che sicuramente, quando saranno grandi, dovranno lavorare per mantenere la famiglia mentre la loro moglie curerà i figli”.
Un lavoro prezioso che però non basta per risolvere un problema profondo e radicato come la discriminazione di genere.
“La famiglia deve avere il suo ruolo educativo. I genitori devono essere in grado di motivare i no ed insegnare al proprio figlio comportamenti all’insegna della gentilezza, del rispetto. Ciò vuol dire accettare le differenze e le diversità. È importante parlare di questo problema ai più giovani affinché essi diventino consapevoli del fatto che, per esempio, il catcalling è qualcosa di profondamente sbagliato” ha sottolineato con forza Grazia Brambilla, presidente di Telefono Donna Lecco. Assente per un contrattempo Amalia Bonfanti, la quale invece guida “L’altra metà del cielo”, ovvero il centro antiviolenza attivo a Merate. “La nostra è un’attività ormai consolidata ed è fondata, così come il lavoro della consigliera di parità, sull’energia e il lavoro di tante volontarie. Quando arrivano da noi le donne fanno fatica a parlare e a raccontare, si sentono sole e invisibili. Pertanto, è necessario un ascolto empatico e privo di giudizio, anche perché esse spesso hanno dei meccanismi di negazione o minimizzazione del problema” ha aggiunto Grazia Brambilla. “Anche noi siamo impegnate nelle scuole medie e superiori con un progetto che si chiama “Esigo Rispetto”. Il principio alla base del contrasto alla violenza di genere è esigere rispetto e rispettare a propria volta. Affinché ci sia davvero un cambiamento culturale, è necessario che ognuno di noi destrutturi il proprio modo di pensare e lo riformuli senza stereotipi di genere”.
“Nel 2023 sentire una donna dire che deve chiedere i soldi al marito per andare dal parrucchiere una volta ogni tanto mette i brividi – ha esordito Marianna Ciambrone, consigliera di parità della provincia di Lecco – Alle donne intenzionate a dimettersi per stare a casa con i figli piuttosto che pagare il nido dico sempre che il nido dopo pochi anni finisce mentre la decisione di lasciare il posto di lavoro è definitiva. Non si può fare un passo indietro, non si può sacrificare la propria individualità, le proprie ambizioni lavorative per crescere i figli”.
La consigliera di parità, lo ricordiamo, è quel pubblico ufficiale che si occupa di tutelare le donne vittime di episodi di discriminazione sul posto di lavoro.
“Il Codice delle Pari Opportunità protegge le donne da simili fattispecie fin dalla fase dell’accesso al lavoro. Se leggete degli annunci discriminatori, ovvero non declinati per entrambi i sessi, vi invito a denunciarli telefonando al nostro ufficio. Lo stesso vale per i colloqui di lavori discriminatori, cioè quelli in cui chiedono alle donne se sono sposate o se vogliono avere dei figli” ha proseguito Ciambrone. La consigliera di parità ha poi rivendicato il “protocollo sulla genitorialità condivisa”, firmato da tutte le associazioni sindacali e datoriali nonché dagli ordini degli avvocati e dei consulenti del lavoro. “Contrariamente a tutte le previsioni, la mia proposta ha trovato un grande appoggio qui a Lecco. L’obiettivo non è solo favorire il dialogo tra dipendente e datore di lavoro ma anche stimolare una condivisione tra i genitori dell’esigenza di cura del bambino. In altre parole, si dice alla madre: discutiamo con il tuo datore di lavoro di un part time ma per sei mesi e non per un anno perché gli altri sei mesi li facciamo chiedere al padre” ha aggiunto Ciambrone. “È necessario un cambiamento culturale. Non è più possibile che il 99% delle donne che si dimette lo fa per ragioni legate alla cura dei figli. Questo non può essere un compito affidato solo alla madre”.
Proprio per stimolare quest’evoluzione, l’ufficio della consigliera di parità è da tempo impegnato in una serie di progetti nelle scuole del territorio, coordinati dall’avvocata Monica Rosano. “I cambiamenti culturali sono lenti, impercettibili. Affinché essi si verifichino, partire dai giovani è fondamentale. Ai ragazzi delle superiori abbiamo chiesto di simulare la situazione in cui una donna rientra dal lavoro dopo la maternità e subisce delle discriminazioni. Il successo che ha avuto questo progetto ci ha confermato che gli studenti hanno voglia di essere formati su questi temi” ha spiegato Rosano. “Andiamo anche nelle scuole medie per lavorare con i piccoli sul concetto della parità di genere. Tanti di loro ci hanno detto che sicuramente, quando saranno grandi, dovranno lavorare per mantenere la famiglia mentre la loro moglie curerà i figli”.
Un lavoro prezioso che però non basta per risolvere un problema profondo e radicato come la discriminazione di genere.
“La famiglia deve avere il suo ruolo educativo. I genitori devono essere in grado di motivare i no ed insegnare al proprio figlio comportamenti all’insegna della gentilezza, del rispetto. Ciò vuol dire accettare le differenze e le diversità. È importante parlare di questo problema ai più giovani affinché essi diventino consapevoli del fatto che, per esempio, il catcalling è qualcosa di profondamente sbagliato” ha sottolineato con forza Grazia Brambilla, presidente di Telefono Donna Lecco. Assente per un contrattempo Amalia Bonfanti, la quale invece guida “L’altra metà del cielo”, ovvero il centro antiviolenza attivo a Merate. “La nostra è un’attività ormai consolidata ed è fondata, così come il lavoro della consigliera di parità, sull’energia e il lavoro di tante volontarie. Quando arrivano da noi le donne fanno fatica a parlare e a raccontare, si sentono sole e invisibili. Pertanto, è necessario un ascolto empatico e privo di giudizio, anche perché esse spesso hanno dei meccanismi di negazione o minimizzazione del problema” ha aggiunto Grazia Brambilla. “Anche noi siamo impegnate nelle scuole medie e superiori con un progetto che si chiama “Esigo Rispetto”. Il principio alla base del contrasto alla violenza di genere è esigere rispetto e rispettare a propria volta. Affinché ci sia davvero un cambiamento culturale, è necessario che ognuno di noi destrutturi il proprio modo di pensare e lo riformuli senza stereotipi di genere”.
A.Bes.