Amarcord: fra rancore e speranza, la rabbia operaia del 1947 a Lecco

C’è una frase che i lettori più attenti hanno evidenziato nelle loro considerazioni leggendo il recentissimo nuovo libro di Bruno Vespa, “Il rancore e la speranza – Ritratto di una nazione dal dopoguerra a Giorgia Meloni” (RAI Libri Mondadori). Nel capitolo 7°, a pagina 167, si può infatti sottolineare: “La frangia estremista del P.C.I. pensava ancora davvero a una rivoluzione armata, mentre in cuor suo Togliatti deve avere festeggiato la vittoria democristiana il 18 aprile 1948, per non essere costretto ad entrare nell’orbita di Stalin”.
“Esplosioni rivoluzionarie” vi furono in verità anche dopo il 18 aprile 1948. L’attentato a Togliatti nel luglio 1948 provocò manifestazioni tumultuose in varie zone, con il bilancio tragico di 16 morti, 9 tra i militari e 7 tra i civili. Si scrisse poi che a riportare la tranquillità nella Nazione vi fu la memorabile vittoria di Gino Bartali, in maglia gialla, al Tour de France. Lo stesso Vespa, nel libro citato, ha però scritto: “Giulio Andreotti ha sempre sostenuto che si sia trattato di una durevole leggenda”.
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Il commissariato P.S. di corso Martiri, oggi sede della Polizia Stradale

Nel 1949, nella nostra città, furono pesanti le manifestazioni contro il Patto Atlantico, che videro scontri fra le forze dell’ordine e i dimostranti nella centralissima piazza Garibaldi e anche lungo via Cavour; c’era come ministro dell’Interno il democristiano Scelba, che con i suoi riportò l’ordine pubblico anche a Lecco dove giunsero nel pomeriggio rinforzi del reparto Celere di Milano. C’è, invece, un avvenimento "nostrano" che risale al novembre 1947, quando la città ebbe titoli in prima pagina sui quotidiani nazionali. I fatti di Lecco, dove esplose la rabbia operaia, dimostrarono che le componenti più attive della sinistra non intendevano subire o attendere.
Cosa avvenne dalle nostre parti? Un industriale locale, Luigi Codega, aveva incontrato il segretario della Camera del Lavoro Gabriele Invernizzi (poi eletto come parlamentare del P.C.I. a Montecitorio dal 1948 al 1963) per discutere una controversia di dipendenti nella sua fabbrica. L’appuntamento degenerò da battibecchi verbali a un pugno del primo al secondo, che provocò al sindacalista ferite al setto nasale e all’occhio destro. Sparsasi la notizia nelle fabbriche, centinaia di lavoratori raggiunsero il commissariato di Polizia in corso Martiri, dove era stato condotto l’industriale. Le versioni dei fatti sono diverse. Cosa avvenne? I dipendenti protestavano vivacemente per il comportamento dell’imprenditore che all’interno del commissariato veniva interrogato su come si fosse svolta la vicenda. I manifestanti erano sempre più numerosi e vivaci; si impossessarono di una pesante trave recuperata in un vicino deposito di legnami, sfondando il portone della P.S. “difeso” da pochi agenti. Un gruppo di scioperanti raggiunse il primo piano dove l’industriale era interrogato; il Codega venne quindi portato sul balcone centrale del palazzo attuale sede della Polizia Stradale.
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Il sindacalista Gabriele Invernizzi

Le cronache del tempo scrivono: “La gente era infuriata; si sentiva tradita e provocata. Con una trave ha sfondato il portone, raggiunto il primo piano e trascinato Codega sul balcone, mentre i rimasti in corso Martiri fischiavano e urlavano. La tensione calò subito appena Codega, in mezzo al putiferio, riuscì a far capire che era pentito del gesto compiuto e promise maggiore rispetto degli accordi sindacali. I manifestanti lasciarono il commissariato, la calma tornò nel centro cittadino anche se l’evento, diffuso subito dei notiziari RAI, venne rilanciato con grande risalto in tutta Italia dai maggiori quotidiani il giorno dopo. Fra i partecipanti alla manifestazione c’era il giovane sindacalista Pio Galli, che diventerà segretario nazionale dei metalmeccanici CGIL nel periodo dell’autunno caldo. Galli, nel suo libro “Da una parte sola”, ricorda quanto accadde nel novembre 1947 presso il commissariato P.S. di Lecco.
Questi avvenimenti furono interpretati come un segnale di riscaldamento politico generale in un autunno che registrava la conclusione del fronte unitario antifascista della Resistenza, una sempre più traballante unità sindacale, l’influenza evidente dei due blocchi USA e URSS a livello mondiale e la discesa in campo del Vaticano con i comitati civici dell’Azione Cattolica di Luigi Gedda, numerosi e organizzati nel nostro capoluogo e nei dintorni. Al Comune di Lecco c’era la Giunta monocolore democristiana con il sindaco Ugo Bartesaghi che aveva rovesciato nel 1946 quella di sinistra con il primo cittadino socialista Giuseppe Mauri.
Insomma si stava delineando lo schieramento per le urne del 18 aprile 1948. Quel giorno del novembre 1947 a Lecco la risposta dei lavoratori divenne un caso nazionale, anticipando la “vivacità” della campagna elettorale della primavera 1948. Un “cammino” fra il rancore e la speranza?
A.B.
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