In viaggio a tempo indeterminato/308: gireremo il Vietnam in sella a... Gioconda

banner ramobannercentromela-62580.gif
"Ridateci la Gioconda!" quante volte abbiamo sentito questa frase. Una richiesta, non troppo gentile, fatta ai nostri cugini francesi che conservano il dipinto al museo del Louvre.
Che poi la Gioconda non ce l'ha realmente rubata nessuno quindi la richiesta non sta nemmeno in piedi, ma quello è un altro discorso.
Il ritratto della Monna Lisa è sicuramente una delle opere più celebri del mondo. Leonardo ha fatto davvero un capolavoro riuscendo a nascondere dentro uno sguardo, un'enigma che ancora oggi attanaglia studiosi di tutto il mondo. 
Ricordo quando ho visto l'opera per la prima volta. Ero in gita a Parigi con la scuola e una mattinata era dedicata al Louvre. Mamma mia quanto è grande quel museo. Ci sono talmente tante cose da vedere che potresti passarci settimane, ma quando hai 16 anni e   sei in gita scolastica, l'unica cosa che ti interessa è sederti sulla panchina e aspettare che la guida finisca di spiegare l'ennesimo quadro.
Povere guide per scolaresche, non deve essere piacevole parlare solo per le insegnanti che in genere sanno già tutto.
Comunque, arrivati all'ingresso della sala che contiene la Gioconda, tutti eravamo stranamente attenti e silenziosi. Era un periodo in cui non c'erano cellulari per fare foto o selfie, quindi al massimo potevi fare uno o due scatti con la fotocamera usa e getta. Sarà per quello che tutti eravamo in rigoroso silenzio mentre ci avvicinavamo al quadro. Giunti a pochi passi, ricordo benissimo che ci siamo guardati un po' straniti. Poi qualcuno ha avuto il coraggio di dare voce al pensiero comune "Non me la aspettavo così piccola!".
Le dimensioni del quadro erano davvero più ridotte di quello che mi aspettassi e questo contribuiva a rendere ancora più misteriosa quest'opera.
Ora che ho fatto questa digressione sulla mia gita scolastica delle superiori, posso finalmente arrivare al punto di questo scritto: abbiamo comprato una moto in Vietnam e l'abbiamo chiamata Gioconda.

VIDEO: https://youtu.be/uE2k7JTtPWE?si=tfJWbnUlzIGpthKX

Il nome, però, non c'entra assolutamente con l'opera d'arte di Leonardo.
E non c'entra nemmeno con "ta set prope una Gioconda" (in bergamasco: "sei proprio una Gioconda") che mi diceva mia nonna da bambina quando facevo i capricci.
Niente di tutto ciò.
Il nome mi è venuto in mente una delle prime notti in Vietnam. Erano le 3:00 e io ero sveglia come fossero le 15:00. Tutta colpa del jetlag che stavolta ci ha messo più in difficoltà del solito. 
Ero lì che pensavo alla giornata appena trascorsa e alle moto che avevamo visto nelle ore prima a Ho Chi Minh. La ricerca del nuovo mezzo di trasporto avevamo deciso di iniziarla subito, fin dal primo giorno in città. Alcune moto erano così sgangherate da non accendersi nemmeno, altre avevano dei prezzi decisamente pompati e alcune non erano affatto male. 
L'idea di comprare una moto per viaggiare in Vietnam ci era venuta già qualche anno fa, quando eravamo dall'altra parte del mondo bloccati da una pandemia. Ed era rimasta lì, nel sacchetto delle idee, zitta zitta e pronta a saltar fuori al momento opportuno. 
Cosa che poi è effettivamente successa quando abbiamo venduto il van e ci siamo chiesti "e ora???".
"Ora andiamo in Vietnam e compriamo una moto!"
scooter3.jpg (121 KB)
Quindi eccoci, a Novembre, con l'aria condizionata accesa perché l'umidità è all'80%, a rigirarci nel letto sperando prima o poi di prendere sonno. Sono le ore più strane quelle della notte. I pensieri sembrano correre in direzioni che mai avresti immaginato potessero prendere. Non sei cosciente completamente ma non stai nemmeno dormendo. Sei in una specie di limbo in cui continui a ripeterti "adesso basta pensare, devo dormire". E più te lo ripeti e più, ovviamente, la speranza di chiudere occhio diminuisce.
Ecco, è in quella precisa fase lì che mi è venuto in mente il nome da dare alla nuova moto, moto che, per inciso, ancora non avevamo scelto.
"Pa, ho pensato a come dovremmo chiamarla!" dico a Paolo la mattina dopo davanti a un forte caffè freddo vietnamita.
"Come?"
"Gioconda"
Il silenzio.
"Ti piace?" 
Il silenzio.
"Perché sarà di marca Honda e sarà un gioco, quindi Gioconda!
E poi, se vuoi è anche velatamente patriottico."
Il silenzio.
"Quindi??"
"È fantastico! Così trash da essere perfetto. Mi piace!".
scooter1.jpg (174 KB)
Ed è così che il giorno dopo abbiamo trovato Gioconda. Honda Wave, 110 cc, 60 km/litro. 
È una delle moto più diffuse in Vietnam e quindi tutti la conoscono perfettamente. In Italia non credo proprio che esista, anche perché è semi-automatica, cioè ha le marce ma non la frizione.
Non ne avevo mai vista una prima, ma dopo due giorni in Vietnam ne ho già notate almeno un centinaio.
In questo Paese la moto è molto più di un semplice mezzo a due ruote. Viene utilizzata da intere famiglie al posto dell'auto,  all'occorrenza diventa un taxi e può trasportare davvero qualunque cosa, dai materassi alle capre.
È un simbolo del Paese dato che l'86% della popolazione ne possiede una.
Per questo motivo, ci è sembrato il modo migliore (e forse più folle) per visitare il Vietnam. Stavolta viaggeremo come lo farebbe una persona del posto e questo ci permetterà sicuramente di entrare più direttamente nella quotidianità vietnamita e di raggiungere zone che altrimenti avremmo fatto fatica a conoscere.
Ora dobbiamo solo sperare che la Gioconda a due ruote sia di successo come l'omonima opera d'arte e non birichina come diceva mia nonna!
Angela (e Paolo)
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.