Margno: a distanza di anni un palloncino continua a tessere legami, nel ricordo di Charlotte
6 ottobre 2019. Giampiero Manzoni – geometra di Margno – si trova al Pian delle Betulle. Sta camminando, quando all’improvviso nota un palloncino bianco, impigliato nella recinzione della pizzeria “La libellula” (che la compagna e le sorelle gestiscono), nella località nota come “Ultimo paradiso”.
Il ricordo di Charlotte fa ormai parte della vita di Giampiero e inizia a pervadere anche i luoghi dell'Alta Valsassina (il margnese, tra le altre cose, dedica a Charlotte una panchina di legno, incidendovi il nome della ragazza). Tra l'altro, don Bruno Maggioni – parroco dell’Alta Valle – si mostra fin da subito molto sensibile alla vicenda, tanto che il 27 settembre 2020 reciterà una messa ad un anno di distanza dalla scomparsa della giovane ragazza belga e, negli anni successivi, nel corso delle sue omelie ricorderà più volte la giovane.
I famigliari della ragazza passano cinque giorni in Italia, dove – oltre al soggiorno in Alta Valsassina – si recano anche sul Lago di Como, dove “liberano” sullo specchio d’acqua del Lario una candela in ricordo della figlia scomparsa.
Dopo quel primo incontro, è già nato un legame molto forte con Giampiero, tanto che i contatti proseguono, periodicamente ma con costanza, fino alla seconda visita in Valsassina da parte dei Gysel, che avviene in occasione della Pasqua 2022. Tra l’11 e il 17 aprile, Johan e gli altri si recano nuovamente in Italia e salgono a Margno a trovare Giampiero, partecipando alla messa pasquale presso il Pian delle Betulle.
Nel corso degli anni, poi, questo legame “transfrontaliero” ha portato in Alta Valsassina numerosi amici e conoscenti dei Gysel, che hanno raggiunto l'Ultimo Paradiso per vedere con i loro occhi quel luogo speciale dove - forse non solo metaforicamente - l'anima di Charlotte ha transitato, sfiorando per l'ultima volta i prati e i boschi di questa terra, prima di salire in cielo. E, a proposito, il biglietto che accompagnava quel palloncino bianco recitava: “Vorrei un pallone così grande da galleggiare verso di te, per essere in grado di abbracciarti l’ultima volta”.
Così, sembra che la sfortunata ragazza belga abbia in qualche modo unito due mondi distanti - non solo geograficamente - e delle persone che, pur trovandosi a centinaia di chilometri di distanza, grazie ad un evento tragico – prima – e ad una coincidenza – poi – si ritrovati all’interno di una stessa storia. Giampiero la definisce una cosa anche “un po’mistica, perché c'è sempre qualcosa un po’ di misterioso che ti lega ai luoghi". Sono sorti nuovi legami, amicizie e collegamenti tra paesi lontani, utili forse a farci comprendere che "non dobbiamo pensare che ciò che avviene a 700 km da noi non generi nulla qui. Basti pensare alle guerre, che viviamo come distanti dalla nostra realtà, ma che in verità sono qui a due passi" come chiosa ancora il margnese.
In Belgio, i Gysel si sono adoperati per piantare un bosco "dedicato" a Charlotte, ma in generale a tutte le vittime della strada, e stanno sensibilizzando il discorso sui pericoli dell’alcol alla guida. Un tema che, non a caso, anche qui in Italia torna sempre tragicamente d'attualità.
Giampiero si avvicina e nota che in fondo al filo del palloncino c’è un biglietto, con due date scritte sopra: 26 gennaio 2001 - 27 settembre 2019. C’è anche una foto, è di una ragazza: si tratta di Charlotte Gysel, diciottenne belga scomparsa proprio qualche giorno prima di quel 6 ottobre. Un camionista ubriaco ha travolto la sua Fiat 500, uccidendola.
Quel palloncino bianco giunto alle Betulle era volato in cielo durante le esequie della giovane, tenutesi a Bovekerke, nelle Fiandre Occidentali, e aveva percorso più di 700 km prima di impigliarsi in quella recinzione.
Un appello su Facebook e, dopo poche ore, Giampiero riceve una risposta. È la zia di Charlotte, a cui il margnese chiede cosa fare di quel significativo e prezioso ritrovamento. "Mi ha risposto di tenere il biglietto con me, oppure di lasciarlo in una chiesa". Lui decide di fare entrambe le cose: prima stampa una fotocopia da conservare nel suo portafoglio - “un ricordo che porterò sempre con me” - e un'altra da lasciare nella chiesetta del Pian delle Betulle. Poi, deposita l'originale nella chiesa di San Bartolomeo a Margno. Il ricordo di Charlotte fa ormai parte della vita di Giampiero e inizia a pervadere anche i luoghi dell'Alta Valsassina (il margnese, tra le altre cose, dedica a Charlotte una panchina di legno, incidendovi il nome della ragazza). Tra l'altro, don Bruno Maggioni – parroco dell’Alta Valle – si mostra fin da subito molto sensibile alla vicenda, tanto che il 27 settembre 2020 reciterà una messa ad un anno di distanza dalla scomparsa della giovane ragazza belga e, negli anni successivi, nel corso delle sue omelie ricorderà più volte la giovane.
Torniamo all'ottobre di quattro anni fa. Giampiero prosegue i contatti con la zia di Charlotte e anche con i genitori della ragazza, i quali - nel corso della fitta corrispondenza di quei giorni - gli rivelano che almeno una volta all’anno vengono in vacanza nella zona di Bergamo. “Un'incredibile coincidenza” pensa il margnese, visto che parliamo di luoghi - il lecchese e la bergamasca - tutto sommato vicini, soprattutto se "visti" dal Belgio. Dopo tre settimane dallo straordinario ritrovamento e ad un mese esatto dalla terribile notte in cui Charlotte perse la vita, il 27 ottobre i familiari della ragazza - il papà Johan, la mamma Griet, la nonna Monique, il fratello Arthur, oltre ad altri due zii e ad un traduttore - visitano per la prima volta il Pian delle Betulle, si recano presso la Chiesa di San Bartolomeo a Margno e incontrano Giampiero di persona.
C’è anche un altro ospite speciale in Alta Valsassina: si tratta di Andrea Guarise, veneto residente a Pincara (in provincia di Rovigo), che nella bergamasca aveva ritrovato in quei giorni un altro palloncino bianco, anche quello volato in cielo al funerale di Charlotte e sospinto – probabilmente – dalle stesse correnti che avevano portato il primo fino al Pian delle Betulle.
I famigliari della ragazza passano cinque giorni in Italia, dove – oltre al soggiorno in Alta Valsassina – si recano anche sul Lago di Como, dove “liberano” sullo specchio d’acqua del Lario una candela in ricordo della figlia scomparsa.
Dopo quel primo incontro, è già nato un legame molto forte con Giampiero, tanto che i contatti proseguono, periodicamente ma con costanza, fino alla seconda visita in Valsassina da parte dei Gysel, che avviene in occasione della Pasqua 2022. Tra l’11 e il 17 aprile, Johan e gli altri si recano nuovamente in Italia e salgono a Margno a trovare Giampiero, partecipando alla messa pasquale presso il Pian delle Betulle.
Nel corso degli anni, poi, questo legame “transfrontaliero” ha portato in Alta Valsassina numerosi amici e conoscenti dei Gysel, che hanno raggiunto l'Ultimo Paradiso per vedere con i loro occhi quel luogo speciale dove - forse non solo metaforicamente - l'anima di Charlotte ha transitato, sfiorando per l'ultima volta i prati e i boschi di questa terra, prima di salire in cielo. E, a proposito, il biglietto che accompagnava quel palloncino bianco recitava: “Vorrei un pallone così grande da galleggiare verso di te, per essere in grado di abbracciarti l’ultima volta”.
Tra i tanti che sono venuti a trovare Giampiero – e anche a conoscere don Bruno, il quale è stato coinvolto in più di un’occasione negli incontri con coloro che sono saliti in Alta Valle - c'era anche qualcuno proveniente dalla bergamasca, mentre l’ultima visita - molto recente - veniva direttamente dal Belgio. Il mese scorso Mark e Martina, amici della nonna, hanno raggiunto il Pian delle Betulle e hanno fatto visita al margnese. "Erano emozionatissimi, lei aveva le lacrime agli occhi, erano tanto entusiasti di venire qua e veramente curiosi di vedere questo posto” racconta Giampiero. Di vedere, dunque, quale fosse il legame tra il Pian delle Betulle e Charlotte con il "suo" palloncino, tra Giampiero e la famiglia della giovane.
Così, sembra che la sfortunata ragazza belga abbia in qualche modo unito due mondi distanti - non solo geograficamente - e delle persone che, pur trovandosi a centinaia di chilometri di distanza, grazie ad un evento tragico – prima – e ad una coincidenza – poi – si ritrovati all’interno di una stessa storia. Giampiero la definisce una cosa anche “un po’mistica, perché c'è sempre qualcosa un po’ di misterioso che ti lega ai luoghi". Sono sorti nuovi legami, amicizie e collegamenti tra paesi lontani, utili forse a farci comprendere che "non dobbiamo pensare che ciò che avviene a 700 km da noi non generi nulla qui. Basti pensare alle guerre, che viviamo come distanti dalla nostra realtà, ma che in verità sono qui a due passi" come chiosa ancora il margnese.
In Belgio, i Gysel si sono adoperati per piantare un bosco "dedicato" a Charlotte, ma in generale a tutte le vittime della strada, e stanno sensibilizzando il discorso sui pericoli dell’alcol alla guida. Un tema che, non a caso, anche qui in Italia torna sempre tragicamente d'attualità.
Alessandro Tenderini