Albanese presenta a Lecco il suo film girato a Olginate, 'il più importante'

«E’ il film che mi assomiglia di più. Dei 28 che ho fatto, è quello più importante». Antonio Albanese al cinema Nuovo Aquilone per presentare “Cento domeniche” il film girato a Olginate che è la sua terra d’origine, la terra dove è nato e cresciuto, la terra dove ha lavorato come operaio prima di potersi dedicare al lavoro di attore, inizialmente personaggi comici e poi figure anche drammatiche, per poi approdare anche alla regia. Di “Cento domeniche”, infatti, Albanese è sia attore protagonista che regista.
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Don Davide Milani, Antonio Albanese e Gian Luca Pisacane

Il tema del film è ormai noto. Si tratta della storia di un operaio il cui sogno è quello di regalare alla figlia un degno e indimenticabile matrimonio favoleggiato fin da quando lei era bambina. Ma i risparmi che aveva accantonato in una vita di lavoro vengono risucchiati dal crac della banca dove li aveva depositati e investiti in azione fidandosi del direttore di quella filiale paragonata a un confessionale perché lì dentro tutto si sapeva dei clienti. Tema caldo in quest’alba di nuovo millennio in cui una serie di dissesti finanziari ha lasciato sul lastrico molti risparmiatori anche nel nostro Paese.
«Non voglio attaccare il sistema delle banche – ha spiegato Albanese -. Anzi, siamo qui grazie alle banche. Ma per colpa di qualcuno, il sistema si è infettato».
Intervistato dal prevosto don Davide Milani e dal critico Gian Luca Pisacane, della rivista “Il cinematografo”, l’attore e regista ha parlato della scelta di tornare a Olginate per girare il film, , appunto quello «più importante».
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«Mi interessava circondarmi di quell’umanità che mi circondava un tempo, quell’umanità che mi ha visto crescere. Avevo bisogno di una provincia che conoscevo. E così abbiamo scelto non solo il luogo ma tutte le location». E se il paesaggio – pur riconoscibile, è quasi “sfumato” sullo sfondo, come ha osservato don Milani, è perché «non si tratta di un documentario, ma di un film sull’umanità. E allora in primo piano ci sono i volti perché noi dovevamo rappresentare anche fisicamente il dolore di queste persone, affinché certe cose non debbano più succedere. In fondo, Antonio Riva (così si chiama il protagonista del film, ndr), potevo essere anch’io».
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E allora Olginate «perché è un territorio che conosco e in cui mi sentivo protetto e rappresenta la provincia italiana». E il ritorno, il ritorno anche a lavorare sullo stesso tornio al quale lavorava un tempo è stata un momento di bei ricordi e belle emozioni.
E sulla realtà operaia «in questi anni i diritti degli operai sono stati un po’ maltrattati. Eppure gli operai non sono gli ultimi. In Italia ci sono 2 milioni e mezzo di operai e 7 milioni e mezzo di artigiani: fanno dieci milioni. E sono loro che mandano avanti il Paese. Sono loro i primi».
Il racconto è stato colorito da qualche aneddoto: la via Sant’Agnese chiusa per qualche giorno con un vecchio conoscente che protestava perché gli toccava allungare il giro in auto, la casa che non volevano più concedergli perché per le riprese era necessario abbattere un muro, la finta sede della banca con tanto di sportello bancomat che qualcuno ha preso per vero tentando vanamente di prelevarvi denaro: «C’è anche chi l’ha preso a calci…».
Infine, ha voluto che il pubblico tributasse un applauso a don Davide Milani che è in fondo colui che l’ha riportato a Lecco, gettando lì una frase un po’ sibillina: «Non ho frequentato Lecco per molti anni e per ragioni politiche anche sceme. Mi era stato proibito di frequentare certi luoghi…».
Al “Nuovo Aquilone” il film è in programmazione ancora oggi e domani. E dall’1 al 3 dicembre sarà al Cinema Jolly di Olginate.
D.C.
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