Valmadrera: Raffaella Natale emoziona il Fatebenefratelli
“Se un giorno io potessi è diventato io posso”. Raffaella Natale non ha soluzioni da offrire. Lo ha ribadito anche durante la serata andata in scena nei giorni scorsi all’auditorium Fatebenefratelli di Valmadrera. Mette la sua voce, i suoi talenti, le sue fragilità a servizio di ciò che è giusto. “Io dipingo e canto quello che piace a me. Credo che questo sia alla base della libertà di ognuno nel rispetto degli altri. Io non so cosa succederà nella mia vita ma so con certezza chi voglio essere. Voglio essere uno strumento di bene. Questo non significa essere infallibili, anzi. Voglio fallire, comprendere perché ho fallito e diventare una persona migliore” ha ricordato la poliziotta di origine campana ma attiva da tempo in Valtellina.
“Tutto quello che mi è successo finora nella vita mi ha permesso di andare avanti in maniera diversa, più consapevole, e mi ha fatto comprendere l’importanza dell’essenziale. Voglio aiutare gli altri a fare lo stesso perché credo che ognuno di noi sia responsabile non solo delle proprie azioni ma anche del benessere di chi gli sta accanto”.
Quello tra Raffaella Natale e la giornalista Katia Sala è stato un dialogo intenso, sincero e genuino in cui l’artista ha raccontato parte di quelle vicissitudini che le hanno consentito di “andare oltre”. Una storia di rinascita dopo una relazione tossica, sviluppata nel libro, intitolato “Se un giorno io potessi” e tradotto anche il spagnolo. “La canzone a cui si ispira il libro è stata la prima che ho pubblicato. È un sogno che nasce da un incubo. Come tante altre donne, infatti, anche io sono stata vittima di una relazione tossica. Ricordatevi che il maltrattante all’inizio si presenta sempre come il principe azzurro” ha sottolineato la poliziotta subito dopo i saluti del vicesindaco di Valmadrera Raffaella Brioni.
La serata, infatti, era organizzata dall’amministrazione comunale in occasione della giornata internazionale per la violenza contro le donne. “Questa persona mi screditava e insultava sotto diversi punti di vista. Mi faceva sentire costantemente non all’altezza e sbagliata. Eppure, nonostante tutto, io continuavo a cercare il riconoscimento del mio valore nel suo sguardo. Ecco, questo credo sia il primo punto su cui è necessario lavorare: l’autostima” ha aggiunto la poliziotta.
“Bisognerebbe iniziare ad insegnare ai ragazzi ad avere autostima, ad accettare i no e i fallimenti. Credo che scuola, istituzioni e forze dell’ordine dovrebbero lavorare insieme a questo scopo. Solo attraverso i fallimenti si può rinascere e ci si può ricostruire”. Il rafforzamento dell’autostima è intrinsecamente legato ad un altro grande tema, ovvero il superamento della vergogna. “Ci sono persone che condizionano la propria vita al giudizio degli altri. Chi è vittima di violenza, in particolare, diventa vittima di sé stesso perché il giudizio peggiore è proprio quello che ci diamo noi. Questo è un ostacolo che può essere superato solo attraverso un lavoro di crescita personale e di comprensione dei propri limiti” ha spiegato Natale.
Durante la serata, l’artista ha eseguito alcuni dei suoi brani più famosi tra cui “Se un giorno io potessi” e “L’anima a volte mi urla dentro” tra gli applausi di un pubblico composto per la maggior parte proprio da donne. “Mentre mio padre era amore puro, mia madre è sempre stata abbastanza anaffettiva nei miei confronti e con lei non ho mai avuto un buon rapporto. Solo poco prima che venisse a mancare, mentre mi stavo prendendo cura di lei come avevo fatto con mio padre, ho capito qual era stato il suo insegnamento” ha poi aggiunto la poliziotta. “Mi ha insegnato che io posso amare e perdonare anche chi non mi ha mai amato e non mi ha mai chiesto perdono. Nella vita abbiamo le nostre cicatrici, alcune più profonde di altre. La differenza sta nella capacità di riuscire a trasformare queste ferite in un dono. La relazione tossica per me è stata un dono: mi ha permesso di capire che il mio valore non dipende dallo sguardo dell’uomo”.
Un invito a credere in sé stessi che Raffaella Natale ha portato anche in Sud America, in particolare tra Colombia e Cile, dove si è recata per un tour di concerti e per promuovere il libro. “È stata un’esperienza bellissima nata quasi per caso. La nostra stessa vita è un’occasione unica che non possiamo sprecare. Io sono felice di quello che ho fatto finora perché non ho né rimorsi né rimpianti” ha sottolineato la scrittrice e cantautrice campana. Se l’invito per tutti è quello a credere un po’ di più in sé stessi, l’appello alle donne vittime di violenza è uno solo. “Per quanto sia difficile, andate nei centri antiviolenza. Lì ci sono l’anonimato e la tutela legale gratuità. Le operatrici sono tenute al segreto. C’è una psicologa che supporta le vittime e un assistente sociale che può aiutare nel caso siano coinvolti dei minori. Io partecipo ad incontri come quello di stasera proprio per far conoscere questi strumenti” ha concluso la poliziotta.
“La violenza ha tante forme, molto spesso silenti. Vi invito ad andare oltre le apparenze. Non vedrete quasi mai la vittima di violenza con gli ematomi. Spesso la vittima di violenza è quella che sorride di più all’interno del gruppo. Possiamo combattere questo fenomeno solo facendocene carico, senza girarci dall’altra parte”.
“Tutto quello che mi è successo finora nella vita mi ha permesso di andare avanti in maniera diversa, più consapevole, e mi ha fatto comprendere l’importanza dell’essenziale. Voglio aiutare gli altri a fare lo stesso perché credo che ognuno di noi sia responsabile non solo delle proprie azioni ma anche del benessere di chi gli sta accanto”.
Quello tra Raffaella Natale e la giornalista Katia Sala è stato un dialogo intenso, sincero e genuino in cui l’artista ha raccontato parte di quelle vicissitudini che le hanno consentito di “andare oltre”. Una storia di rinascita dopo una relazione tossica, sviluppata nel libro, intitolato “Se un giorno io potessi” e tradotto anche il spagnolo. “La canzone a cui si ispira il libro è stata la prima che ho pubblicato. È un sogno che nasce da un incubo. Come tante altre donne, infatti, anche io sono stata vittima di una relazione tossica. Ricordatevi che il maltrattante all’inizio si presenta sempre come il principe azzurro” ha sottolineato la poliziotta subito dopo i saluti del vicesindaco di Valmadrera Raffaella Brioni.
La serata, infatti, era organizzata dall’amministrazione comunale in occasione della giornata internazionale per la violenza contro le donne. “Questa persona mi screditava e insultava sotto diversi punti di vista. Mi faceva sentire costantemente non all’altezza e sbagliata. Eppure, nonostante tutto, io continuavo a cercare il riconoscimento del mio valore nel suo sguardo. Ecco, questo credo sia il primo punto su cui è necessario lavorare: l’autostima” ha aggiunto la poliziotta.
“Bisognerebbe iniziare ad insegnare ai ragazzi ad avere autostima, ad accettare i no e i fallimenti. Credo che scuola, istituzioni e forze dell’ordine dovrebbero lavorare insieme a questo scopo. Solo attraverso i fallimenti si può rinascere e ci si può ricostruire”. Il rafforzamento dell’autostima è intrinsecamente legato ad un altro grande tema, ovvero il superamento della vergogna. “Ci sono persone che condizionano la propria vita al giudizio degli altri. Chi è vittima di violenza, in particolare, diventa vittima di sé stesso perché il giudizio peggiore è proprio quello che ci diamo noi. Questo è un ostacolo che può essere superato solo attraverso un lavoro di crescita personale e di comprensione dei propri limiti” ha spiegato Natale.
Durante la serata, l’artista ha eseguito alcuni dei suoi brani più famosi tra cui “Se un giorno io potessi” e “L’anima a volte mi urla dentro” tra gli applausi di un pubblico composto per la maggior parte proprio da donne. “Mentre mio padre era amore puro, mia madre è sempre stata abbastanza anaffettiva nei miei confronti e con lei non ho mai avuto un buon rapporto. Solo poco prima che venisse a mancare, mentre mi stavo prendendo cura di lei come avevo fatto con mio padre, ho capito qual era stato il suo insegnamento” ha poi aggiunto la poliziotta. “Mi ha insegnato che io posso amare e perdonare anche chi non mi ha mai amato e non mi ha mai chiesto perdono. Nella vita abbiamo le nostre cicatrici, alcune più profonde di altre. La differenza sta nella capacità di riuscire a trasformare queste ferite in un dono. La relazione tossica per me è stata un dono: mi ha permesso di capire che il mio valore non dipende dallo sguardo dell’uomo”.
Un invito a credere in sé stessi che Raffaella Natale ha portato anche in Sud America, in particolare tra Colombia e Cile, dove si è recata per un tour di concerti e per promuovere il libro. “È stata un’esperienza bellissima nata quasi per caso. La nostra stessa vita è un’occasione unica che non possiamo sprecare. Io sono felice di quello che ho fatto finora perché non ho né rimorsi né rimpianti” ha sottolineato la scrittrice e cantautrice campana. Se l’invito per tutti è quello a credere un po’ di più in sé stessi, l’appello alle donne vittime di violenza è uno solo. “Per quanto sia difficile, andate nei centri antiviolenza. Lì ci sono l’anonimato e la tutela legale gratuità. Le operatrici sono tenute al segreto. C’è una psicologa che supporta le vittime e un assistente sociale che può aiutare nel caso siano coinvolti dei minori. Io partecipo ad incontri come quello di stasera proprio per far conoscere questi strumenti” ha concluso la poliziotta.
“La violenza ha tante forme, molto spesso silenti. Vi invito ad andare oltre le apparenze. Non vedrete quasi mai la vittima di violenza con gli ematomi. Spesso la vittima di violenza è quella che sorride di più all’interno del gruppo. Possiamo combattere questo fenomeno solo facendocene carico, senza girarci dall’altra parte”.
A.Bes.