In viaggio a tempo indeterminato/307: siamo in 'missione Pollyanna'

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Siamo partiti e stavolta siamo in "missione Pollyanna". Forse lo eravamo anche negli ultimi 6 anni, ma adesso ne siamo davvero consapevoli.
Cosa sia la "missione Pollyanna" lo racconto subito. Inizio con il dire che è decisamente meno epica della "missione Apollo 11" che portò per la prima volta l'uomo sulla luna.
Ed è anche meno cinematografica e hollywoodiana della "Missione impossibile" con il mitico Tom Cruise.
In realtà l'abbinamento delle due parole mi è venuto nel momento esatto in cui ho iniziato a scrivere. Stavo pensando a un modo per raccontare la nostra ripartenza verso est, ma stavolta est estremo, più precisamente il Vietnam, e nella mia testa è comparsa la faccia sorridente di Pollyanna. Sì, sto parlando proprio della bambina "che sa che in ogni viso nascosto c'è un sorriso e lo conquisterà" per citare Cristina D'avena.
Pollyanna, nel romanzo prima e nel cartone poi, rimane orfana e viene affidata alla zia burbera e severa. E fin qui è una trama classica di molti cartoni animati degli anni '80 che prevedevano, come protagonista, un bambino o una bambina a cui era successo qualcosa di drammatico, tipo la perdita di almeno un genitore. Pippi Calzelunghe, Heidi, Papà Gambalunga, Lady Oscar, Remí e persino L'uomo Tigre... in quegli anni i fumettisti ci andavano giù pesanti. A pensarci bene quanti traumi potevano procurare questi cartoni animati? Probabilmente nel 2023 non li trasmetterebbero nemmeno. Ma quello che rendeva le storie ancora più strappacuore era il fatto che, nonostante tutto, questi bambini andassero avanti col sorriso sulle labbra. Pollyanna con il suo "gioco della felicità" credo sia l'esempio più emblematico di tutti. Una bambina che cercava il lato positivo in ogni situazione, convinta all'inverosimile che in ogni persona si nascondesse un lato buono, o almeno un sorriso di felicità.
Ora... che c'entra questa bambina con la tappa in Vietnam del nostro viaggio? Tutto!

Perché stavolta anche noi abbiamo ancora più bisogno di trovare il lato bello delle persone. Abbiamo ancora più bisogno di trovare l'Umanità, quella con la U maiuscola. Quella che si sostiene, che si aiuta, che crede nella fratellanza. Ed esiste eh, ne sono consapevole, ma a volte vederla è più complicato. Come dicevo all'inizio, non è per noi una "missione" del tutto nuova perché già quando eravamo partiti per la prima volta nel 2018, speravamo di scoprire proprio il "sorriso dietro ogni viso". E quanti sorrisi abbiamo incrociato in questi anni, anche in luoghi dove la felicità non sembrava potesse avere uno spazio.
Mi rendo conto, però, che questa "missione Pollyanna" ogni volta che iniziamo un nuovo capitolo di viaggio, si fa sempre più complessa.
Questa volta poi, mamma mia, quanto è difficile e impervia. Basta aprire un social qualunque per rendersi conto che l'uomo è in grado di compiere le peggiori atrocità. (Non nomino nemmeno la TV perché dopo aver visto qualche telegiornale mentre eravamo in Italia, sono convinta che persino Pollyanna protesterebbe e si licenzierebbe!).
In un viaggio come il nostro, la bontà delle persone è fondamentale per la riuscita del progetto. L'accoglienza e la voglia di conoscere il diverso, la convivenza pacifica, la fiducia verso il prossimo... sembrano solo parole scritte sul testo sacro di una religione, ma esistono anche nella realtà.
E io lo so che sono vere.
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So che il 99% delle persone presenti su questo Pianeta vuole solo essere felice e vivere in pace e armonia.
Lo so, io tutto questo lo so e ho la fortuna di averlo toccato con mano in questi 6 anni di viaggio. Ma come faccio a ricordarmelo quando vedo le immagini delle macerie di un ospedale che è stato bombardato senza alcun motivo?
Come faccio a pensarci quando osservo lo sguardo perso nel vuoto di un bambino ferito  che viene accusato di essere "un terrorista" pur non conoscendo nemmeno il significato di quella parola?
Come faccio a credere che l'umanità sia buona quando mette il potere e il denaro prima della vita umana stessa? O quando crede di poter controllare un altro essere umano solo perché povero, di un'altra religione o magari, solo perché di sesso femminile?
Come caspiterina faccio a ricordarmelo?
La "missione Pollyanna" è il mio personale modo di sopportare tutto questo schifo. Viaggio per ricordarmi che quell'1%, nonostante sembri avere tutta la forza del mondo, resta sempre e soltanto una minuscola percentuale.
La "missione Pollyanna" va contro quell'1% che vuole farci dimenticare che siamo tutti fratelli e che stiamo tutti dalla stessa parte. Perché per funzionare quell'1% ha bisogno di mettere tutti gli uni contro gli altri.
Per quello mi sembrava la "missione" perfetta per il nostro viaggio in Vietnam, un Paese che abbiamo già scoperto qualche anno fa, ma che ha un'infinita bellezza da regalare.
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Ieri una ragazza mi ha rincorso a piedi per strada, mi ha toccato sulla spalla per chiamare la mia attenzione e con un sorriso genuino mi ha solo detto "hello!".
Ci siamo guardate negli occhi per un attimo e siamo rimaste in silenzio nel traffico caotico di Ho Chi Minh. In quell'istante brevissimo mi sono resa conto che la "missione Pollyanna" è già un successo e che la maggior parte dell'umanità è già meravigliosa, deve solo ricordarselo!
"Pollyanna che sa che in ogni viso
nascosto c'è un sorriso
e lo conquisterà."
Angela (e Paolo)
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