Lezzeno: cerimonia nel ricordo dei Caduti e del Beato Carlo Gnocchi

Si è tenuta questa mattina a Lezzeno di Bellano la festa del ricordo dei Caduti e della memoria del Beato Carlo Gnocchi. Alla presenza di numerosi gagliardetti delle Penne nere - provenienti da tutta la provincia - si è svolto inizialmente l'alzabandiera, seguito poi dalla Messa all'interno del Santuario della Beata Vergine officiata da don Franco Galimberti, già parroco di Esino Lario e intervenuto appositamente per l'occasione.
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"Don Carlo ha vissuto la guerra direttamente, non come noi che la vediamo in TV, seduti comodamente a casa" ha esordito quest'ultimo. "Ha sentito il dovere di non abbandonare i bambini che erano rimasti orfani a causa del conflitto, nella missione di offrire testimonianza del Vangelo, dedicarsi al prossimo e dare ai giovani la forza di affrontare la vita, non con la rabbia addosso". 
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I sindaci di Bellano e Margno con il vice presidente della Provincia Mattia Micheli
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Al termine del rito religioso Virgilio Vanalli, capogruppo delle Penne nere bellanesi, ha ringraziato tutti i presenti - tra gli amministratori locali intervenuti il sindaco di Margno Giuseppe Malugani e il vice presidente della provincia Mattia Micheli - e ha ripercorso con la memoria la precedente celebrazione, quella del 2022: "Allora ci chiedevamo come fosse possibile che scoppiasse una guerra di prevaricazione nazionalistica nel cuore dell'Europa. Oggi il mondo è funestato da un nuovo tragico conflitto in Palestina, a cui se ne sommano altri locali, grandi e piccoli, in cui a fare le spese sono soprattutto i civili inermi. La guerra è una tragedia incomprensibile, una sorta di pazzia che colpisce l'umanità, da cui purtroppo non impara nulla visto che poi ricade negli stessi errori".
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E ancora: "Don Carlo scriveva che nasce da un disordine morale, molto prima che da uno squilibrio economico, o da una perturbazione dell'ordine politico. La guerra nasce dalla colpa, e ciò che conduce inesorabilmente al conflitto sono la superbia e l'egoismo dei potenti, la cupidigia e l'ottusità dei popoli ricchi, l'odio artificialmente acceso tra le nazioni e le razze, la sfiducia e l'instabilità dei rapporti, l'arbitrio di quelli che governano, l'edonismo che mina le basi della vita individuale e fa decadere quella delle nazioni, la prepotenza, l'ingiustizia, la menzogna, l'invidia, la calunnia, in una parola, tutto il triste corteggio delle passioni e delle colpe umane". Un pensiero infine per "gli Alpini caduti, che oggi siamo qui a ricordare, protagonisti di un sacrificio silenzioso perché disprezzavano la guerra, la disprezzavano profondamente, ma avevano anche un senso del dovere, prima di tutto verso quei fratelli che combattevano accanto a loro".
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"Penso anche spesso ai nostri ragazzi che conoscono troppo poco il sacrificio" ha concluso il sacerdote. "Anche in ciò sta il significato di questa manifestazione e di tutte le altre di questa natura, perché queste sofferenze non ci colpiscano più ma anche perché le nuove generazioni sappiano quanto sopportato dai loro "veci" per loro e per il loro avvenire di pace e di libertà. Evviva gli Alpini, evviva l'Italia!".
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Il sindaco Antonio Rusconi e, sotto, Virgilio Vanalli
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Subito dopo è stato il turno del primo cittadino Antonio Rusconi, che ha ringraziato tutti per l'impegno nel mantenere vivo il ricordo di "coloro che hanno sacrificato la propria vita per alti ideali come la libertà". "Le comunità devono ringraziare gli Alpini per il lavoro che hanno fatto" ha aggiunto, ricordando poi il centenario delle Penne nere locali, con tutte le opere da loro compiute nel territorio.

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Infine il vice presidente vicario Mauro Fumagalli ha ringraziato tutti i gagliardetti presenti e ha ribadito come tutti debbano "farsi portatori di pace", prendendo ad esempio don Carlo, con il suo "affetto per i suoi Alpini prima e per gli orfani poi".
M.A.
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