Casargo: nel “weekend della capra”, spazio ad una presentazione (con degustazione) di prodotti tipici locali

Se la Mostra Regionale della Capra Orobica di Casargo – giunta in questo 2023 alla sua trentaduesima edizione – è la manifestazione che sa mettere al centro gli ovini “dal pelo lungo e le corna belle” – espressione che, tratta da un’intervista all’ormai celebre vincitore dell’edizione di qualche anno fa, è divenuta praticamente lo slogan dell’evento – nella due giorni di iniziative un ruolo centrale è svolto anche dal cibo.
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D’altronde, la Valsassina è terra ricca di piatti tipici e specialità uniche e il momento dedicato questo pomeriggio ad alcuni produttori locali ha voluto proprio mettere al centro l’importanza di una filiera corta e di qualità, che sappia – e ci sta riuscendo, grazie all’intraprendenza di molti, spesso giovani, del territorio – farsi conoscere per recuperare smalto, distinguendosi dall’offerta alimentare “di massa” e infondendo fiducia nei consumatori.
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Fabio Ponti e il sindaco Antonio Pasquini

L’iniziativa odierna – svoltasi presso la sala civica del municipio di Casargo – è stata introdotta da Fabio Ponti – giudice della mostra, oltre che membro del consiglio direttivo di Slow Food – il quale ha innanzitutto chiarito cosa è la “capra orobica”: un ovino che “unisce” tre province (Lecco, Bergamo e Sondrio) intorno al Pizzo dei Tre Signori e che, come razza autoctona tipica della montagna, si presta particolarmente a vivere nelle zone impervie tipiche degli alpeggi prealpini. In seguito, Ponti ha virato sugli scopi della Fondazione che rappresenta – Slow Food appunto – la quale mira a “preservare la biodiversità naturale (in termini di specie animali, vegetali, cibi, …) in un contesto di crescente biodiversità anche sociale, dove cioè le comunità sono sempre più multietniche e dove l’incontro di culture, lingue, costumi, tradizioni è all’ordine del giorno”.
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“In questo senso” ha proseguito “è bello vedere la passione degli allevatori che vengono a Casargo per presentare i loro animali, perché propongono anche una serie di usanze, valori e culture, che oggi come non mai necessitano di essere riscoperte e tutelate”. Ponti ha spiegato quindi che “i Presìdi Slow Food si configurano come iniziative volte a coinvolgere i produttori e a valorizzare piccole produzioni tradizionali, razze e varietà vegetali a rischio di estinzione. Parliamo di un progetto mondiale, con la Lombardia che ha ben diciotto presìdi, tra i quali due interessano la capra orobica”. Uno riguarda la tutela della razza pura “orobica”, l’altro si intreccia con la produzione del bitto, in quanto il dieci per cento del latte utilizzato per produrre il celebre formaggio lombardo – nella sua varietà dello “storico ribelle” - deve provenire da ovini di questa specifica razza.

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“Quello dei presìdi e un’iniziativa come quella di oggi sono dei veri progetti di biodiversità, che tutelano e valorizzano le persone e il territorio con la sua storia, che stanno dietro questi fantastici prodotti” ha dichiarato ancora il membro di Slow Food.
Dopo di lui, Antonella Invernizzi – presidente della Cooperativa di Comunità della Valsassina – ha ribadito l’importanza di “sviluppare e far conoscere le tipicità della nostra valle, una terra ancora in grado di dare prodotti unici in termini di biodiversità, in una realtà che oggi è fin troppo antropizzata”. E, in questo senso, “la partecipazione che vedo dimostra che questa manifestazione è sempre più attrattiva e ciò è di buon auspicio per il futuro”. 
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Un Giacomo Camozzini – dirigente in Comunità Montana V.V.V.E.R. – nelle vesti di “presentatore” ha invece introdotto una ad una le varie aziende locali presenti, non prima, tuttavia, di celebrare l’importanza di queste realtà territoriali. “Il Made in Italy sono queste filiere corte, che, oltre a confezionare prodotti di grandissima qualità, si impegnano a governare e a salvaguardare il territorio - con attività a km zero che sono sostenibili dal punto di vista ecologico - oltre a creare occupazione” ha affermato Camozzini, aggiungendo che “ambienti come i nostri e prodotti come quelli che vediamo qui oggi sono anche delle enormi attrazioni dal punto di vista turistico, perché ciò che nasce in modo tradizionale è più genuino e più sicuro”.
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Prima che i numerosi presenti si “lanciassero” nell’assaggio, i produttori presenti si sono presentati – uno per uno – rimarcando, con le loro storie, il valore e l’importanza delle tradizioni e di un legame profondo con il territorio. Due ingredienti che, spesso, si traducono in autentiche bontà. Provare per credere!

Di seguito, i nomi delle attività presenti questo pomeriggio a Casargo (con una breve descrizione).
-    Azienda Agricola Claudio Pigazzi. Sull’alpeggio “Tevena”, sopra Pasturo, Claudio alleva bovini, equini, ovini e pollami per produrre carni e insaccati di prima qualità, tra i quali un salame essiccato nel fieno e un misto manzo-maiale, i quali, appena un mese fa, hanno ottenuto due primi posti nel campionato italiano dedicato a questo delizioso salume.
-    Azienda Agricola e Apicoltura di Samuele De Lorenzi. Sui prati di Crandola Valsassina, il giovane Samuele produce miele, marmellate e succhi. Tra l’altro, una recente indagine di Ats Brianza ha mostrato che in Alta Valsassina vi sono ottime condizioni per le api, il che garantisce anche la qualità del miele De Lorenzi!
-    Azienda Agricola Gobbi Davide. Al Pian delle Betulle, produce e vende formaggio e ricotta da ormai trent’anni.
-    Azienda Agricola Maroni Giovanna. Di sede a Primaluna, produce prodotti caseari di capra orobica e mucca. In estate, bovini e ovini pascolano presso l’Alpe Dolcigo (Crandola Valsassina).
-    Azienda agricola “Poppo”. La realtà di Leonardo Enicanti – vicesindaco di Bellano - ospita il nuovo frantoio oleario della Comunità Montana, associato al consorzio della DOP "laghi lombardi". Produce un olio eccezionale, apprezzato in tutto lo Stivale.
-    Indovino – Azienda Agricola Citterio Mattia. Unite “Indovero” e “vino” e troverete la prima azienda vitivinicola della Valsassina, nata praticamente dieci anni fa dagli sforzi di Mattia Citterio e del padre Marino e… in continua evoluzione.
A.Te.
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