Lecco: staccate le macchine. Addio a Ibrahim, vittima del lago a 13 anni

Lo immaginiamo ora nuotare in un altro lago, piatto, caldo e accogliente, dopo essere rimasto per un'ora e mezza in balia di un Lario sfacciatamente increspato dal vento, freddo e ostile. Ibrahim non c'è più.
DSC04505.jpg (231 KB)
Nonostante il prodigarsi del personale della Rianimazione dell'Ospedale Manzoni di Lecco, nel pomeriggio odierno si è dovuto constatare il decesso del ragazzino di origini magrebine portato in via dell'Eremo in condizioni disperate dopo essere rimasto, per l'appunto, un'ora e mezza nella pancia di quello specchio d'acqua che lecchesi e turisti amano per la sua bellezza di richiamo manzoniano ma che, già in altre occasioni, ha dimostrato di saper essere tremendamente beffardo. Tanto sadico da fare un altro morto, dopo Bubacar e Fatou, inghiottiti durante l'estate. Un altro morto dannatamente giovane. Perché 13 anni sono infinitamente pochi per uscire di casa e non ritornarvi più, in un venerdì 17 - venerdì 17! - di sciopero anche del personale scolastico.

Galleria fotografica (37 immagini)

Con altri 4 amici, tre dei quali di origini magrebine, come lui, Ibrahim da Cinisello Balsamo, era arrivato a Lecco probabilmente in treno. Indossava il costume, sotto tuta e giubbotto. E nel lago, come un altro coetaneo, parrebbe, secondo una versione ancora in attesa di essere ufficializzata, proprio essersi tuffato, pur non sapendo nuotare troppo bene. Pur con un vento gelido che non invitava certo a un gesto del genere.
Non parrebbe essersi dunque trattato di una fatalità ma di una stupidata pagata decisamente troppo, troppo, cara.
Su quanto accaduto sulla piattaforma alle Caviate, in ogni caso, sta indagando la Procura, intenzionata a fare piena luce sull'intero vicenda, dal perché il gruppetto fosse a Lecco al perché Ibrahim è finito in acqua, senza più riemergere.
DSC04485.jpg (302 KB)
Ma nessuna risposta dell'autorità giudiziaria riporterà comunque in vita quel ragazzino minuto - dal corpo ancora da bambino - ripescato mezzo nudo dai sommozzatori dei vigili del fuoco e per il quale, per oltre 24 ore, sono state messe in atto manovre rianimatorie - inclusa la circolazione extracorporea - per non arrendersi ad aggiungere un ulteriore nome tra le vittime di "quel ramo del lago di Como".
A.M.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.