In viaggio a tempo indeterminato/306: London calling...

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Il burro sul toast.
I mattoni rossi.
"Please, mind the gap".
Il sole con la pioggia.
I camini e il fumo.
Mia sorella.
Gli autobus rossi.
La regina... ah, no il re!
Le Spice Girls.
Hugh Grant.
La torre con l'orologio.
Se penso a Londra queste sono alcune delle immagini che associa la mia mente, non necessariamente nell'ordine sopra.
Erano 7 anni, o forse più, che non tornavamo nella capitale inglese e devo ammettere che è stato un piacevole incontro.
Il tempo era perfetto: pioggia e sole che si alternavano costanti quasi stessero lottando per trovare il loro spazio.
Ricordo di aver letto una volta una frase sul meteo di questa città e diceva più o meno così: "Se non hai trovato la pioggia a Londra, vuol dire che non l'hai vista davvero". Per una meteoropatica come me suonava più come una minaccia che un suggerimento. Devo, invece, ammettere che quelle parole hanno un senso e ora credo di averle capite. La pioggia a Londra è strana perché nessuno sembra notarla. Si fa jogging, si porta il cane a spasso, si esce per fare shopping o semplicemente una passeggiata e la pioggia sembra non esistere. In certi momenti, se non fosse stato per qualche rarissimo ombrello aperto, avrei pensato che quelle gocce copiose che scendevano dal cielo, fossero frutto della mia fervida immaginazione.
Nessuno sembrava scomporsi o agitarsi per i vestiti bagnati o il fango sulle scarpe.
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"Non siamo fatti di sapone, non ci sciogliamo con l'acqua" dice sempre Richard, mio cognato inglese abituato alla pioggia e alle reazioni italiche con il maltempo.
Rimane sempre scioccato ogni volta che torna in Italia, inizia a piovere e vede la gente scappare e correre a ripararsi. "Spariscono tutti se non hanno l'ombrello, come se non sapessero che la pioggia è solo acqua. Voi italiani siete strani!" ci dice quando ci ripensa.
A lui, abituato a giornate in cui la pioggia va e viene almeno 10 volte, la nostra paura di bagnarci sembra bizzarra. Ci sono anche altre cose che a distanza di anni ancora lo straniscono, tipo il "colpo d'aria" che, per la cronaca, sembra esistere solo in Italia...Ma non mi sembra il caso di elencarle adesso perché stavamo parlando di altro, cioè di Londra.
Una città iconica soprattutto per chi, come me, è cresciuto negli anni '90. Il Brit pop, i film inglesi, Lady D... la "cool Britannia" che affascinava adolescenti scalpitanti in cerca della propria identità. E Londra era proprio il cuore di tutto questo. In quel periodo le compagnie aeree low cost ancora erano agli albori e andare nel Regno Unito rappresentava un vero viaggio, di quelli con la V maiuscola.
Ricordo ancora quando in tv guardavo le immagini delle Spice Girls che incontravano la Regina Elisabetta, oppure Mary Poppins che volava sopra i tetti di una città fuligginosa.
Mi sembrava un mondo lontano, forse un po' grigio e umido, ma così affascinante nella sua perfetta imperfezione. Un luogo dove tante porte erano aperte, dove imparare una lingua parlata quasi ovunque, dove sentirsi come parte di un film.

Lo so, lo so, avevo un tantino idealizzato la situazione. Fatto sta che il Regno Unito ha fatto colpo anche su me e Paolo che nel 2009 ci siamo trasferiti a Edimburgo, in Scozia.
Sì, la Scozia non è l'Inghilterra e guai a dire il contrario e sicuramente Edimburgo è diversa dalla londinesissima Londra. Ma son pur sempre sulla stessa isola e qualche punto in comune ce l'hanno.
Nel corso degli anni, comunque, Londra è diventata una meta prescelta per i nostri weekend liberi, soprattutto quando ci si è trasferita mia sorella Serena.
Ne approfittavamo per andare a trovarla e, allo stesso tempo, scoprire angoli nuovi della città.
Avere un posto dove poter stare in una città come Londra è una grande fortuna e non solo per i costi elevati degli alloggi. Sì ok, in quello sicuramente aiuta moltissimo, ma stare a casa di mia sorella ci ha permesso anche di vedere come si vive in una tradizionale casa londinese non troppo lontana dal centro.
Per prima cosa c'è la moquette, ovunque. E anche dove sembra non ci sia, tipo in bagno o in cucina, in realtà è nascosta sotto un pavimento adesivo dal dubbio gusto. 
Seconda cosa, le finestre "spifferose" che si aprono sollevando la parte inferiore del vetro e che raramente hanno le tende.
È stranissima questa cosa perché gli inglesi sembrano tanto riservati ma poi, mentre cammini per le vie dei quartieri residenziali, puoi tranquillamente sbirciare nella casa di chiunque e capire addirittura cosa ci sarà per cena. Forse gli inglesi non sono nemmeno curiosi, altrimenti non si spiegherebbe il perché nessuno metta le tende davanti a quelle gigantesche finestre.
Dopo il capitolo finestre, merita di certo una menzione il capitolo rubinetto. Come è possibile che qualcuno abbia pensato fosse pratico avere un rubinetto solo per l'acqua calda e uno solo per l'acqua fredda?
Credo sia uno dei misteri irrisolti del Regno Unito. Anche perché, generalmente, l'acqua calda è ustionante e quella fredda è congelante e mischiarle si rivela un trucco che solo un abile prestigiatore può compiere.
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Moquette, finestre con gli spifferi e acqua da shock termico... vabbè ma i prezzi degli affitti saranno consoni alla vetustà di tali alloggi. Absolutely not! Per dirla all'inglese.
Il mercato immobiliare londinese sembra essere in un momento storico che gli analisti definirebbero "folle"! Tantissima domanda e poca offerta e i prezzi delle abitazioni sono schizzati alle stelle, sia per quanto riguarda gli affitti che per i costi delle case in vendita.
Londra sta diventando sempre più difficile da abitare e si sta allontanando sempre di più dal sogno inglese che avevo da bambina.
Mannaggia, era così bello quando la mia unica preoccupazione era "come farà Gery a non cadere dalle zeppe con stampata sopra la Union Jack?"
Angela (e Paolo)
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