Indovero: messa di San Martino, mons. Bernasconi lascia l'Alta Valle per Bellano
Messa di San Martino, nel pomeriggio di ieri, a Indovero a Casargo dove la chiesetta della frazione presenta sulla facciata la rappresentazione del celebre episodio del mantello strappato in due dal futuro vescovo di Tours – allora soldato dell'impero romano – per dar riparo a un viandante che ne era privo, momento d'avvio della sua conversione al Cristianesimo.
L’edificio sacro è collocato in posizione isolata ed equidistante tra l'abitato di Indovero per l'appunto e quello di Narro: la leggenda popolare la definisce “chiesa del filo” o “della corda”, poiché si tramanda che per lunghi anni i due paesi vicini furono in contrasto per individuare il luogo dove far sorgere la chiesa. A risolvere la questione ci pensò in modo imparziale San Carlo Borromeo che fece tirare una corda tra Indovero e Narro e, una volta stabilita la metà esatta tra i due centri, indicò dove si sarebbe dovuto costruire.
La funzione non ha avuto il solo scopo di celebrare la ricorrenza di San Martino ma, anche, di salutare Monsignor Francantonio Bernasconi che, dopo 52 anni di vita consacrata, ha deciso di ritirarsi nella sua casa a Bellano e di lasciare dunque l’Alta Valsassina.
Presenti alla celebrazione eucaristica il decano della Valsassina don Lucio Galbiati, don Antonio Brunello, don Emanuele Villa e il parroco don Bruno Maggioni.
L’omelia è stata affidata al primo, legato a monsignor Bernasconi da un legame “molto forte, iniziato a Germanedo, quando lui fece il coadiutore della parrocchia - ha detto il sacerdote lecchese che a quei tempi era un bambino – Mi ha visto da piccolo, poi sono andato a trovarlo a Porlezza e poi da lì si è recato a Milano, dall’arcivescovo emerito Cardinale Colombo, fino che è venuto a mancare. Poi Francantonio è andato a Caronno a fare il parroco e io a fare il coadiutore”
Una vita fatta di tanti incontri tra i due, insomma.
San Martino – santo a cui è intitolato il seminario frequentato da don Lucio – durante l'omelia è stato presentato come “un soldato che con il suo gesto di carità, di condividere con il povero, ha scoperto che questo fosse Gesù”.
In riferimento alle letture, il sacerdote ha spiegato che la vita cristiana si basa sul saper amare gli altri come ci ha insegnato Gesù, invitando a “considerare l’avvento che inizia oggi, non come l’attesa dei regali, ma l’attesa di questo Dio che decide di farsi piccolo ed entrare nella vita di Maria”. Ha continuato poi spiegando come vale la pena di vivere la vita senza essere strapazzata, “secondo il criterio delle relazioni tra le persone. Avendo avuto la vita di Dio che il battesimo ha confermato, siamo chiamati a vivere con questo spirito, perché tutti siamo figli suoi”.
Ha terminato ricordando che la radice di tutto è l’amore, come la volontà di Dio. “L’amore che dà la vita per gli altri, come Gesù sulla croce”.
Al termine della messa i fedeli hanno dedicato un pensiero a monsignor Bernasconi, sacerdote che ha trascorso questi ultimi tre anni nell’Unità Pastorale dell’Alta Valle, ricordandolo come “inestimabile presenza, attenta e riservata” che ha svolto un “generoso servizio, celebrando messe e altre funzioni liturgiche nelle varie chiese della zona”,
I parrocchiani hanno ancora una volta ricordato come “lo stile sobrio e gentile nel comunicare la Parola di Dio, con un tono di voce calmo, dolce e sereno, come pure la delicatezza nelle relazioni con gli altri e la sua finezza d’animo”.
Hanno infine augurato a don Francantonio “tante cose belle e un meritato riposo” con la speranza di rivederlo presto “sui nostri monti” in quanto le “porte delle nostre case saranno sempre aperte”.
Hanno anche portato all’altare dei doni in segno di affetto e in ricordo della amicizia che ha legato parrocchiani e sacerdote nel periodo di permanenza di quest’ultimo in Alta Valle.
Anche monsignor Bernasconi, da parte sua, ha voluto salutare i fedeli con un pensiero affidato alla voce di don Bruno, dicendo di aver partecipato alla vita parrocchiale di Casargo già nel 1968, 1969 e 1970 con l’oratorio estivo, successivamente quando l’allora parroco don Carlo Molteni aveva accolto l’ingresso di don Antonio Brunello.
Non ha mancato di ringraziare “della benevolenza ricevuta a Monte Basso (dove ha risieduto in questi anni)”. Ha terminato la missiva con i ringraziamenti rivolti a tutti.
Dopo la funzione religiosa il pomeriggio è proseguito con la musica dei Picett del Grenta che oltre il loro repertorio musicale - che spazia da classiche melodie fino a canti caratteristici di ogni regione italiana – hanno presentato un giovane musicante del gruppo, il piccolo Sebastiano di soli 7 anni, al suo primo ingresso tra le fila dei veterani suonatori del flauto di Pan.
Subito dopo una merenda a base di torte casalinghe ha riempito le pance dei presenti prima di fare ritorno a casa, quando le luci della sera avevano preso il posto della bella giornata di sole in cui era iniziato l’incontro.
L’edificio sacro è collocato in posizione isolata ed equidistante tra l'abitato di Indovero per l'appunto e quello di Narro: la leggenda popolare la definisce “chiesa del filo” o “della corda”, poiché si tramanda che per lunghi anni i due paesi vicini furono in contrasto per individuare il luogo dove far sorgere la chiesa. A risolvere la questione ci pensò in modo imparziale San Carlo Borromeo che fece tirare una corda tra Indovero e Narro e, una volta stabilita la metà esatta tra i due centri, indicò dove si sarebbe dovuto costruire.
La funzione non ha avuto il solo scopo di celebrare la ricorrenza di San Martino ma, anche, di salutare Monsignor Francantonio Bernasconi che, dopo 52 anni di vita consacrata, ha deciso di ritirarsi nella sua casa a Bellano e di lasciare dunque l’Alta Valsassina.
Presenti alla celebrazione eucaristica il decano della Valsassina don Lucio Galbiati, don Antonio Brunello, don Emanuele Villa e il parroco don Bruno Maggioni.
L’omelia è stata affidata al primo, legato a monsignor Bernasconi da un legame “molto forte, iniziato a Germanedo, quando lui fece il coadiutore della parrocchia - ha detto il sacerdote lecchese che a quei tempi era un bambino – Mi ha visto da piccolo, poi sono andato a trovarlo a Porlezza e poi da lì si è recato a Milano, dall’arcivescovo emerito Cardinale Colombo, fino che è venuto a mancare. Poi Francantonio è andato a Caronno a fare il parroco e io a fare il coadiutore”
Una vita fatta di tanti incontri tra i due, insomma.
San Martino – santo a cui è intitolato il seminario frequentato da don Lucio – durante l'omelia è stato presentato come “un soldato che con il suo gesto di carità, di condividere con il povero, ha scoperto che questo fosse Gesù”.
In riferimento alle letture, il sacerdote ha spiegato che la vita cristiana si basa sul saper amare gli altri come ci ha insegnato Gesù, invitando a “considerare l’avvento che inizia oggi, non come l’attesa dei regali, ma l’attesa di questo Dio che decide di farsi piccolo ed entrare nella vita di Maria”. Ha continuato poi spiegando come vale la pena di vivere la vita senza essere strapazzata, “secondo il criterio delle relazioni tra le persone. Avendo avuto la vita di Dio che il battesimo ha confermato, siamo chiamati a vivere con questo spirito, perché tutti siamo figli suoi”.
Ha terminato ricordando che la radice di tutto è l’amore, come la volontà di Dio. “L’amore che dà la vita per gli altri, come Gesù sulla croce”.
Al termine della messa i fedeli hanno dedicato un pensiero a monsignor Bernasconi, sacerdote che ha trascorso questi ultimi tre anni nell’Unità Pastorale dell’Alta Valle, ricordandolo come “inestimabile presenza, attenta e riservata” che ha svolto un “generoso servizio, celebrando messe e altre funzioni liturgiche nelle varie chiese della zona”,
I parrocchiani hanno ancora una volta ricordato come “lo stile sobrio e gentile nel comunicare la Parola di Dio, con un tono di voce calmo, dolce e sereno, come pure la delicatezza nelle relazioni con gli altri e la sua finezza d’animo”.
Hanno infine augurato a don Francantonio “tante cose belle e un meritato riposo” con la speranza di rivederlo presto “sui nostri monti” in quanto le “porte delle nostre case saranno sempre aperte”.
Hanno anche portato all’altare dei doni in segno di affetto e in ricordo della amicizia che ha legato parrocchiani e sacerdote nel periodo di permanenza di quest’ultimo in Alta Valle.
Anche monsignor Bernasconi, da parte sua, ha voluto salutare i fedeli con un pensiero affidato alla voce di don Bruno, dicendo di aver partecipato alla vita parrocchiale di Casargo già nel 1968, 1969 e 1970 con l’oratorio estivo, successivamente quando l’allora parroco don Carlo Molteni aveva accolto l’ingresso di don Antonio Brunello.
Non ha mancato di ringraziare “della benevolenza ricevuta a Monte Basso (dove ha risieduto in questi anni)”. Ha terminato la missiva con i ringraziamenti rivolti a tutti.
Dopo la funzione religiosa il pomeriggio è proseguito con la musica dei Picett del Grenta che oltre il loro repertorio musicale - che spazia da classiche melodie fino a canti caratteristici di ogni regione italiana – hanno presentato un giovane musicante del gruppo, il piccolo Sebastiano di soli 7 anni, al suo primo ingresso tra le fila dei veterani suonatori del flauto di Pan.
Subito dopo una merenda a base di torte casalinghe ha riempito le pance dei presenti prima di fare ritorno a casa, quando le luci della sera avevano preso il posto della bella giornata di sole in cui era iniziato l’incontro.
M.A.