Calolzio e la Valle festeggiano San Martino, riportandolo all'oggi
11 novembre. San Martino. Si festeggia quest'oggi il patrono di Calolzio e di tutta la Valle che si riconosce nel suo nome. Un'occasione per soffermarsi sulla sua attualità, come sottolineato da monsignor Ottorino Assolari, in apertura dell'omelia pronunciata in mattinata, nel corso della santa messa solenne celebrata al cospetto di una sparuta platea di fedeli, con le autorità in prima fila (presente il vicesindaco calolziese Aldo Valsecchi affiancato dal consigliere Cesare Valsecchi, il presidente della Comunità Montana Carlo Greppi ed il maresciallo Giuseppe Cito).
Con il Vescovo - per trent'anni "missionario" in Brasile, oggi residente a Martinengo, sull'altare l'arciprete Giancarlo Scarpellini e i sacerdoti dell'intera Valle, "da Cisano a Somasca", incluso don Matteo Bartoli, attualmente a Bergamo dopo oltre un decennio da coadiutore proprio a Calolzio e don "Tonino" Vitali (Foppenico e Sala), nel giorno del suo 60° compleanno, come ricordato in coda alla funzione.
"Non so se a volte vi siete chiesti perché le chiese hanno un patrono o una patrona" ha incalzato monsignor Assolari, descrivendoli come "mediatori" tra i parrocchiani e l'Altissimo nonché come esempi. "Siamo chiamati a incrociare gli sguardi, a dialogare con San Martino. Per capire come oggi noi possiamo vivere la nostra fede".
I santi - ha del resto aggiunto - "sono sempre attuali". "Oggi molti criticano la Chiesa: è sorpassata, non è alla moda, non è moderna. La Chiesa non può essere moderna, se per moderna intendiamo stare alla moda. Perché la moda passa - anche velocemente - mentre la Chiesa ha valori eterni. Ha però il dovere di essere attuale, rispondere ai bisogni dei suoi figli" ha aggiunto, arrivando alla chiusura della corposa premessa ricordando il compito "di mostrare che è possibile vivere la Parola di Dio, oggi".
Con vigore, l'anziano prelato è così passato a esaminare "tre caratteristiche che brillano nella vita di San Martino". La carità in primis, ricordando il gesto - conosciutissimo - del mantello diviso per scaldare chi non lo aveva. Pur essendo la Chiesa "maestra quando a carità", San Martino "ci chiede di più: la condivisione per dare dignità a chi ne è privo". Per costruire una nuova umanità, insomma. San Martino poi è dotato - ha ricordato ancora il Vescovo - dalla capacità di "formare il popolo di Dio nella fede". "Oggi la Chiesa ha bisogno di persone corresponsabili" ha affermato con fermezza ricordando come "il Vangelo non si annuncia solo dal pulpito, ma nella vita con l'esempio", spronando dunque i laici cristiani impegnati a non agire solo mettendo in gioco le loro competenze ma anche la loro fede.
"San Martino poi è stato uomo di comunione. Come è difficile parlare di comunione in un mondo in guerra..." ha ammesso monsignor Assolari. "La pace è un grande dono di Dio che stiamo mettendo all'angolo. Preghiamo San Martino - l'ultima invocazione - perché ci aiuti a essere costruttori di pace".
Un messaggio effettivamente attualissimo. "Che San Martino e la compatrona, la Madonna del Carmelo, continuino a proteggerci", l'auspicio, in chiusura della celebrazione - allieta dalla corale - di don Giancarlo, ringraziando tutti della presenza.
Con il Vescovo - per trent'anni "missionario" in Brasile, oggi residente a Martinengo, sull'altare l'arciprete Giancarlo Scarpellini e i sacerdoti dell'intera Valle, "da Cisano a Somasca", incluso don Matteo Bartoli, attualmente a Bergamo dopo oltre un decennio da coadiutore proprio a Calolzio e don "Tonino" Vitali (Foppenico e Sala), nel giorno del suo 60° compleanno, come ricordato in coda alla funzione.
"Non so se a volte vi siete chiesti perché le chiese hanno un patrono o una patrona" ha incalzato monsignor Assolari, descrivendoli come "mediatori" tra i parrocchiani e l'Altissimo nonché come esempi. "Siamo chiamati a incrociare gli sguardi, a dialogare con San Martino. Per capire come oggi noi possiamo vivere la nostra fede".
I santi - ha del resto aggiunto - "sono sempre attuali". "Oggi molti criticano la Chiesa: è sorpassata, non è alla moda, non è moderna. La Chiesa non può essere moderna, se per moderna intendiamo stare alla moda. Perché la moda passa - anche velocemente - mentre la Chiesa ha valori eterni. Ha però il dovere di essere attuale, rispondere ai bisogni dei suoi figli" ha aggiunto, arrivando alla chiusura della corposa premessa ricordando il compito "di mostrare che è possibile vivere la Parola di Dio, oggi".
"San Martino poi è stato uomo di comunione. Come è difficile parlare di comunione in un mondo in guerra..." ha ammesso monsignor Assolari. "La pace è un grande dono di Dio che stiamo mettendo all'angolo. Preghiamo San Martino - l'ultima invocazione - perché ci aiuti a essere costruttori di pace".
Un messaggio effettivamente attualissimo. "Che San Martino e la compatrona, la Madonna del Carmelo, continuino a proteggerci", l'auspicio, in chiusura della celebrazione - allieta dalla corale - di don Giancarlo, ringraziando tutti della presenza.
A.M.