Lecco: a San Giovanni l'addio a Stefano Riva, mancato a soli 29 anni
La sua mamma in lacrime, dinnanzi al carro funebre pronto a lasciare il sagrato della chiesa parrocchiale di San Giovanni alla volta del tempio crematorio, in un silenzio quasi surreale. Questa l'immagine plastica di quel "perché" che lo stesso don Marco Bassani, chiamato a celebrare il funerale in sostituzione di don Claudio Maggioni, impegnato con gli esercizi spirituali, ha riconosciuto pervadere cuore e mente di chi, incredulo, sta affrontando un lutto tanto prematuro. Perché non può essere normale morire a 29 anni. Come anche - ha aggiunto il sacerdote poi nella sua omelia - venir assassinati da bambini, a migliaia, come sta succedendo in questi giorni di guerra.
Ultimo saluto, nel pomeriggio odierno a Stefano Riva, lecchese cresciuto proprio a San Giovanni mancato per l'appunto a soli 29 anni a Bologna, dove da qualche tempo ormai si era trasferito a vivere e dove ha affrontato poi la malattia che lo ha portato, decisamente troppo, troppo, presto, all'incontro con Dio. "Stefano è nella pace del Padre. E questa la prima consolazione" ha chiosato don Marco, dopo aver rivolto un pensiero particolare proprio a mamma Danila, in prima fila con papà Domenico.
"Di fronte a una realtà che non possiamo spiegare, dobbiamo guardare al Crocefisso" ha sostenuto, citando Maria ai piedi del corpo trafitto di suo Figlio. "E' l'unica speranza che abbiamo". Del resto, lui stesso, in apertura di cerimonia, aveva riconosciuto come "questo è il momento del silenzio, io stesso preferirei tacere se non fossi obbligato dal ruolo, perché umanamente non ho parola dinnanzi a una realtà che ci sovrasta e schiaccia". La fede, dunque, l'unico appiglio per trovare un senso. "Così come questa morte ci sembra ingiusta e prematura, possiamo solo metterci di fronte alla possibilità della fede".
Con don Marco sull'altare ha concelebrato don Aldo Milani, parroco nel comasco, amico di Stefano come i tanti ragazzi che hanno assistito all'ultimo saluto. Per volontà della famiglia e dalla compagna Cristina eventuali offerte sono da destinarsi alla fondazione ANT di Bologna, ringraziata "per le amorevoli cure prestate".
Ultimo saluto, nel pomeriggio odierno a Stefano Riva, lecchese cresciuto proprio a San Giovanni mancato per l'appunto a soli 29 anni a Bologna, dove da qualche tempo ormai si era trasferito a vivere e dove ha affrontato poi la malattia che lo ha portato, decisamente troppo, troppo, presto, all'incontro con Dio. "Stefano è nella pace del Padre. E questa la prima consolazione" ha chiosato don Marco, dopo aver rivolto un pensiero particolare proprio a mamma Danila, in prima fila con papà Domenico.
"Di fronte a una realtà che non possiamo spiegare, dobbiamo guardare al Crocefisso" ha sostenuto, citando Maria ai piedi del corpo trafitto di suo Figlio. "E' l'unica speranza che abbiamo". Del resto, lui stesso, in apertura di cerimonia, aveva riconosciuto come "questo è il momento del silenzio, io stesso preferirei tacere se non fossi obbligato dal ruolo, perché umanamente non ho parola dinnanzi a una realtà che ci sovrasta e schiaccia". La fede, dunque, l'unico appiglio per trovare un senso. "Così come questa morte ci sembra ingiusta e prematura, possiamo solo metterci di fronte alla possibilità della fede".
Con don Marco sull'altare ha concelebrato don Aldo Milani, parroco nel comasco, amico di Stefano come i tanti ragazzi che hanno assistito all'ultimo saluto. Per volontà della famiglia e dalla compagna Cristina eventuali offerte sono da destinarsi alla fondazione ANT di Bologna, ringraziata "per le amorevoli cure prestate".