Insoliti a km zero/7: nella vigna di Katia a Primaluna nasce il 'Nisciola'
È iniziato tutto quasi per scherzo, e ora è la sua attività. Era il 2014 quando la valsassinese Katia Maroni, incoraggiata da amici produttori di vino, decise che era arrivato il momento di “provarci”, e nel mese di febbraio mise a dimora ben 2.700 viti, equamente suddivise tra Chardonnay, Sauvignon e Pinot Nero. Ed è proprio "imitando" gli amici dell’azienda agricola Santa Croce di Montevecchia - da cui prende tuttora ispirazione - che nel suo terreno di fronte a casa, a Primaluna, è nata la sua vigna.
Nel 2018, poi, giunge finalmente il momento della tanto attesa vendemmia, da cui si ottengono 300 bottiglie: nasce così il Nisciola, nome non scelto a caso ma legato alla zona dove viene prodotto. A Primaluna, infatti, si assiste in alcuni giorni a un particolare fenomeno chiamato appunto “Nisciöla”: grazie alla particolare conformità della Grigna, il sole appare per alcuni minuti dopo il primo tramonto attraverso lo Zapel, e attraverso quel "buco" i raggi creano una forma che ricorda una nocciola. Il quantitativo di vitacee piantumate può sembrare esagerato, come inizio di una "prova", ma ciò è dovuto “innanzitutto al fatto che per avere un raccolto la pianta ha bisogno di raggiungere almeno i quattro anni di età – spiega Katia -. E poi ho voluto provare "in grande", perché per i primi tempi il raccolto non è mai abbondante, quindi per riuscire a produrre del vino non si poteva fare diversamente".
La 55enne Katia, che per oltre 30 anni si è occupata di segreteria, prima in uno studio di commercialista e poi nell’azienda di famiglia, è dunque riuscita nel suo intento: quest’anno ha prodotto 800 bottiglie di vino, nonostante un minore quantitativo di uva. Il suo desiderio adesso è quello di aprire una saletta da degustazione, magari diversificando l’offerta dato che attualmente la vinificazione porta a una sola tipologia di bianco.
“Nelle annate favorevoli vorrei puntare su vini in purezza di Chardonnay, Sauvignon e, sarebbe un sogno, Pinot Nero” racconta Katia, sicuramente soddisfatta della sua scelta e certa che tra qualche anno i suoi clienti potranno degustare il Nisciola a Primaluna e, perché no, magari anche ammirare il fenomeno da cui il vino ha preso il nome.
Nel 2018, poi, giunge finalmente il momento della tanto attesa vendemmia, da cui si ottengono 300 bottiglie: nasce così il Nisciola, nome non scelto a caso ma legato alla zona dove viene prodotto. A Primaluna, infatti, si assiste in alcuni giorni a un particolare fenomeno chiamato appunto “Nisciöla”: grazie alla particolare conformità della Grigna, il sole appare per alcuni minuti dopo il primo tramonto attraverso lo Zapel, e attraverso quel "buco" i raggi creano una forma che ricorda una nocciola.
La 55enne Katia, che per oltre 30 anni si è occupata di segreteria, prima in uno studio di commercialista e poi nell’azienda di famiglia, è dunque riuscita nel suo intento: quest’anno ha prodotto 800 bottiglie di vino, nonostante un minore quantitativo di uva. Il suo desiderio adesso è quello di aprire una saletta da degustazione, magari diversificando l’offerta dato che attualmente la vinificazione porta a una sola tipologia di bianco.
M.A.