Olginate: targhe fittizie per rivendere auto rubate, in sette in Tribunale. Dopo 10 anni
Avrebbero apposto su un paio di auto "di lusso" risultate rubate una targa fittizia, cercando poi di rivenderle, in un caso riuscendoci. Riciclaggio dunque l'ipotesi di reato contestata loro, con il fascicolo approdato quest'oggi sul tavolo del giudice per le udienze preliminari del tribunale di Lecco Nora Lisa Passoni, a distanza di dieci anni dai fatti oggetto del procedimento. Gli stessi risalgono infatti all'ormai lontano 2013.
Olginate il paese dove una Range Rover Sport e una BMW X6 sarebbero arrivate "sporche" per tornare ad essere riproposte sul mercato artificiosamente "ripulite", con una nuova targa "inventata" in sostituzione di quella originale che chiaramente avrebbe ricondotto le due vetture ai legittimi proprietari, vittime - evidentemente - di furto. Sette le posizioni che il GUP dovrà vagliare. Nell'elenco alcuni nomi non nuovi alle cronache a cominciare da Antonino Romeo, condannato in via definitiva a 10 anni nell'ambito di Metastasi, l'inchiesta della DDA di Milano che scosse (anche) la politica lecchese, portando all'eradicazione della così detta Locale di Lecco guidata, nella ricostruzione degli inquirenti, da Mario Trovato (nel frattempo deceduto in carcere), fratello del boss ergastolano Franco Coco Trovato. Oggi, come nei tre gradi di giudizio già affrontati per difendersi dall'accusa di essere parte del sodalizio, Romeo - lecchese nato a Tunisi, classe 1958 - è assistito dall'avvocato Federica Scappaticci. E ha confermato il legale che già lo ha assistito in altra causa - l'avvocato Stefano Pelizzari - anche Roberto Mandaglio, il carrozziere di via Tagliamento, classe 1978, residente a Pusiano ma domiciliato in Svizzera, condannato nel dicembre dello scorso anno in primo grado a 6 anni e 9 mesi quale partecipe - sul contesto di altra inchiesta sull'infiltrazione dell'ndrangheta in Lombardia - di un'associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga. Per lui, all'esito del processo celebrato a con rito abbreviato a Milano, la Procura aveva chiesto 12 anni.
E' stata invece destinataria, ormai anni fa, di una interdittiva antimafia firmata dal Prefetto Michele Formiglio l'attività - sempre legata al mondo delle automobili - del terzo soggetto oggi comparso (idealmente, non essendo presente personalmente) al cospetto della dottoressa Passoni: si tratta di Jonathan Scarpato, nome il suo presente - da non indagato - negli atti di Metastasi come pure, da testimone oculare quale accompagnatore delle vittime, nel fascicolo della sparatoria del 12 ottobre 2010 in via Peschiera a Perego, costata 8 anni al soggetto poi individuato come colui il quale premette il grilletto all'indirizzo di due conoscenti, per non meglio specificate questioni di droga. Completano la lista Rocco Mario Commisso, Walter Divuozzo, Pietro Scaletta e Giuseppe Balestrieri.
Per ragioni tecniche legate al deposito delle intercettazioni operate in corso di indagini, la causa è stata aggiornata al prossime mese di marzo.