Premana, 4 novembre: i nomi dei Caduti scanditi sotto la pioggia dai bambini

Anche Premana si è unita alle celebrazioni per la Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate con la manifestazione commemorativa in onore dei Caduti di tutte le guerre, tenutasi ieri sera, 4 novembre.
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Un corteo formato dalle scolaresche, dal Gruppo Alpini di Premana, oltre che da alcuni rappresentanti dell’amministrazione comunale – con il vicesindaco Pomoni a vestire la fascia tricolore – si è riunito nella zona adiacente il municipio, per poi raggiungere la chiesa parrocchiale, dove alle 18.00 don Matteo Albani ha celebrato la Santa Messa in suffragio di tutti i Caduti. Al termine della funzione, la cerimonia si è spostata a pochi passi dalla chiesa, presso il monumento dei Caduti, dove si è tenuto un significativo momento di commemorazione (al quale ha preso parte davvero un buon numero di premanesi, nonostante la pioggia incessante).
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Il Corpo Bandistico San Dionigi ha aperto sulle note di “La leggenda del Piave”, in seguito tre bambini – accompagnati da Morris Codega, capogruppo degli Alpini di Premana – hanno letto, uno per uno, i nomi dei caduti premanesi nel corso dei due conflitti mondiali e della Guerra di Liberazione del 1943-45: per ognuno di loro, la risposta in coro… Presente!
Parola, poi, al vicesindaco che nel suo intervento ha dapprima ringraziato don Matteo, il Corpo Bandistico, il Gruppo Alpini e i tanti bambini presenti, accompagnati dai loro insegnanti. Pomoni ha proseguito con una digressione storica - tornando con la mente al 4 novembre, quando l’Italia giunse finalmente alla pace e all’unità – concentrandosi poi sulla Premana della Prima Guerra Mondiale. “Il nostro territorio non fu interessato da vicino dai combattimenti, ma scoprì il dolore di vedere andare via dal paese la metà dei suoi uomini: duecentocinquanta premanesi partirono per fare i soldati o per essere impiegati nell’economia di guerra per tanti mesi. Dei soldati al fronte, ventitré non tornarono più. I loro nomi sono impressi sulla lapide che vediamo qui affissa nel nostro Monumento dei Caduti, a imperitura memoria del loro sacrificio”.
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“Oggi, siamo qui per celebrare la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate” ha aggiunto il vicesindaco “dunque siamo tutti chiamati a sentirci parte della stessa nazione, uniti nello stesso tricolore, difeso con grande sacrificio da coloro che, anche giovanissimi, misero l’ideale di Patria e di attaccamento al dovere davanti a un bene supremo quale è la propria vita. Le donne e gli uomini che fanno parte delle nostre Forze Armate, partendo dalle trincee della Grande Guerra per arrivare ai giorni nostri, hanno dimostrato un impegno incrollabile per la difesa dei principi che sono il fondamento della nostra società”. Pomoni ha rivolto il proprio grazie “anche a chi ogni giorno lavora con coraggio per proteggere quanti sono in emergenza o difficoltà, ai rappresentanti delle Forze dell’Ordine, dei Vigili del Fuoco, ma anche i volontari di Protezione Civile e Croce Rossa, sempre pronti, nelle emergenze, a dimostrare tutto il loro amore per il prossimo”. Un accenno, infine, da parte del vicesindaco, all’attuale scenario internazionale: “sembra retorica, ma dobbiamo imparare dagli errori del passato e lavorare instancabilmente per evitare conflitti, cercando soluzioni pacifiche alle sfide globali. La caratteristica che accomuna tutte le guerre che si stanno combattendo è la sofferenza delle popolazioni ed è lacerante il dolore dipinto sui volti dei bambini. Piccoli uomini e donne innocenti, per i quali non siamo capaci di costruire un mondo migliore, una casa sicura, un prato curato, un gioco divertente, un racconto sereno”. 

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Prima dell’Inno di Mameli e della benedizione finale impartita da don Matteo – che indossava, per l’occasione, il suo cappello da alpino – anche Morris Codega è intervenuto per riportare il messaggio del presidente nazionale dell’ANA, Sebastiano Favero. Tra i passi più importanti, il monito a “ribadire con forza il nostro attaccamento ai valori di spirito di sacrificio, servizio, solidarietà e amore per la pace” e ad “impegnarci sulla via tracciata dai nostri padri, nel ricordo di quanti sono caduti per offrire a noi un futuro migliore, trasmettendo in primo luogo ai giovani i valori che hanno retto sin qui il nostro operare”.
Tre bambini presenti hanno infine recitato la poesia “Il cielo è di tutti” di Gianni Rodari: 

Qualcuno che la sa lunga
mi spieghi questo mistero:
il cielo è di tutti gli occhi
di ogni occhio è il cielo intero.
È mio, quando lo guardo.
È del vecchio, del bambino,
del re, dell’ortolano,
del poeta, dello spazzino.
Non c’è povero tanto povero
che non ne sia il padrone.
Il coniglio spaurito
ne ha quanto il leone.

Il cielo è di tutti gli occhi,
ed ogni occhio, se vuole,
si prende la luna intera,
le stelle comete, il sole.
Ogni occhio si prende ogni cosa
e non manca mai niente:
chi guarda il cielo per ultimo
non lo trova meno splendente.
Spiegatemi voi dunque,
in prosa o in versetti,
perché il cielo è uno solo
e la Terra è tutta a pezzetti?
A.Te.
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