Lecco celebra Unità Nazionale e Forze Armate, invocando di nuovo la pace

I canti alpini emozionano sempre. Ascoltati nell'intima cornice della Cripta del Sacrario della Vittoria, ancor di più. E' dunque con tale suggestione in cuore che, nella tarda mattinata odierna, dopo la santa messa officiata dal nuovo vicario episcopale monsignor Gianni Cesana e allietata per l'appunto dal Coro Alpino Lecchese, ha preso avvio il corteo che ha raggiunto, con in testa il Corpo musicale Alessandro Manzoni, il Monumento ai Caduti sul Lungolago per la celebrazione del 4 Novembre.
DSC04239.jpg (254 KB)
DSC04233.jpg (263 KB)
Giorno dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate, come sottolineato nei loro interventi dal Prefetto Sergio Pomponio e dal vicepresidente vicario della Provincia di Lecco, il primo citando in apertura l'articolo 5 della Costituzione per poi arrivare a proporre una riflessione sulle Istituzioni oggi libere di essere dalla parte del bisogno, il secondo elogiando l'operato delle divise, in prima linea nel garantirci una vita serena, rimarcando la necessità di combattere l'indifferenza e di rinnovare la giusta gratitudine.
DSC04270.jpg (334 KB)
DSC04253.jpg (293 KB)
Nel mezzo l'intervento – oggettivamente ficcante – del primo cittadino lecchese Mauro Gattinoni, in fascia tricolore come una piccola rappresentanza di colleghi intervenuti alla celebrazione, al fianco dell'europarlamentare Pietro Fiocchi, dei vertici delle forze dell'ordine e di un nutrito schieramento di membri delle associazioni combattentistiche per le quali ha preso la parola Filippo Di Lelio, riconfermato presidente di Assoarma, ringraziando altresì per la preziosa presenza le classi 5ASUL e 5BSUL dell'Istituto Bertacchi che hanno poi chiuso la mattinata proponendo poesie e canti di trincea.
DSC04287.jpg (190 KB)
DSC04276.jpg (248 KB)
“Oggi, 4 novembre, siamo chiamati a celebrare il Giorno dell'Unità Nazionale e la Giornata delle Forze Armate. In quest’occasione, come ogni anno, l’Italia commemora i caduti della Grande Guerra, e unitamente tutti i caduti che hanno perso la vita per la difesa della Patria; allo stesso tempo si esprime gratitudine agli uomini e alle donne delle nostre Forze Armate che ogni giorno, nei diversi livelli, sono protagonisti della tutela dei cittadini e della sicurezza dentro e fuori i confini nazionali. Come inserire questa ricorrenza nell’attualità che stiamo vivendo? Come rileggere con gli occhi del presente gli avvenimenti della Prima guerra mondiale, le atrocità del conflitto, la lotta per la libertà e l’unità del Paese? Come si può inserire, oggi, un discorso non retorico mentre insiste la Guerra in Ucraina, si dispiegano attacchi drammatici nella Striscia di Gaza ed altre decine di conflitti attraversano l’Africa e il Medio oriente?” si è chiesto Mauro Gattinoni.
DSC04303.jpg (174 KB)
DSC04283.jpg (144 KB)
“Ecco, la risposta - ha proseguito - deve essere nell’impegno corale per un presente e un futuro di pace. “Non più la guerra, non più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei Popoli e dell'intera umanità!”. Questo fu il grido che un grande Pontefice, Papa Paolo VI, rivolse alle Nazioni Unite il 4 ottobre del 1965. Un auspicio che oggi, mentre scorriamo ancora i nomi qui scritti dei nostri caduti in battaglia per l’unità dell’Italia, facciamo nostro. Proprio una settimana fa, insieme a tanti colleghi Sindaci, rappresentanti della società civile e semplici cittadini, ci siamo ritrovati in questo luogo, proprio davanti a questo monumento, per unirci al coro che cresce da tante parti d’Italia, d’Europa e del mondo: pace. Questo grido nasce dall’angoscia ma deve tramutarsi in speranza, in questo presente oscurato da una tensione ormai esplosiva. Perché oggi la guerra sembra non avere confini. Neppure valgono quelle poche regole che gli uomini sono riusciti a darsi nei conflitti nel corso dei secoli, regole ampiamente sorpassate da crudeli attacchi terroristici, da Stati nazionali che si lasciano sorprendere da azioni criminali imprevedibili, da azioni cieche, incapaci di leggere la tragedia che provocano. Come ha scritto il giornalista Miche Serra “quello che un tempo si chiamava “campo di battaglia” oggi non esiste più. Il campo di battaglia può essere anche la tua cucina, se abiti a Gaza o se vivi in un kibbutz. Può anche essere una fermata d’autobus, o un mercato, se vivi in Ucraina. Sei un bersaglio anche se non indossi una divisa, anche se sei disarmato, anche se non hai mai dichiarato guerra a nessuno. Anche se sei un bambino”. Quella pace, cui ci siamo abituati dopo il dramma della Seconda guerra mondiale, quasi fosse una condizione acquisita per sempre ed irreversibile, sappiamo invece che può venire  stravolta dall’imponderabile. In questo contesto, tra queste frontiere inesplorate e dinamiche ignote, il ruolo delle donne e degli uomini della difesa, al mondo delle Forze Armate, è prezioso e imprescindibile. Perché, come ha giustamente affermato il nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso dello scorso anno proprio in occasione del 4 novembre, “nessuno più degli uomini e delle donne in divisa conosce il valore della pace e cosa significhi metterla a rischio”. A loro, impegnati a garantire sicurezza e pace nei luoghi di conflitto vicini e lontani, l’Italia esprime il suo ringraziamento; a tutti voi presenti, custodi della nostra sicurezza, la comunità lecchese dedica il suo “grazie”. A noi, Istituzioni, l’arduo compito di coltivare il dialogo e la diplomazia, ad ogni livello, di tenere insieme una comunità anche nelle ore più faticose e buie, di cercare la pacifica risoluzione delle controversie. Questo l’insegnamento che dobbiamo trarre dalla nostra Storia, dal sacrificio di tanti per la libertà di molti, dall’impegno di quei concittadini che hanno il tricolore nel cuore e ogni giorno si mettono a disposizione degli altri con coraggio e, talvolta, con sacrificio. Viva le Forze Armate, viva l’Italia, ma soprattutto, viva la Pace!”.

Galleria fotografica (80 immagini)

A.M.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.