Il prof. Tintori: i fossili trovati in Grigna 'sepolti' in un hangar. Quale futuro?
“Sembra che nella nuova sede della Statale nell’ex area Expo non ci sarà spazio per i depositi”. Il professor Andrea Tintori non ha nascosto la sua preoccupazione per la sorte di tutto il materiale custodito nei depositi del dipartimento di Paleontologia dell’Università di Milano una volta che il trasferimento delle facoltà scientifiche, oggi a Città Studi, diverrà realtà. Non si tratta di un problema lontano dal nostro territorio: tra le migliaia di reperti custoditi in quei magazzini, infatti, ci sono anche i millecinquecento fossili che il noto paleontologo malgratese, oggi in pensione, ha scoperto sulla Grigna a inizio anni Duemila. “Mi recai in Grigna per la prima volta negli anni Ottanta.
Accompagnavo il professor Maurizio Gaetani e i suoi studenti in un’escursione nella zona degli scudi, un’ora di cammino a partire dal Pialeral. In quell’occasione trovammo dei frammenti di pesce. Mi ripromisi che un giorno sarei tornato a vedere” ha raccontato Tintori. “Vent’anni dopo, nel 2003, sono tornato assieme a un collega, un dottorando e un tecnico. Abbiamo ritrovato il livello fossilifero e abbiamo iniziato a scavare. Fin da subito è emerso tanto materiale. La Comunità Montana, ovvero l’ente che gestisce il parco delle Grigne, ci ha dato i fondi per continuare il lavoro l’anno successivo”.
In tutto, le campagne di scavo furono quattro, tutte finanziate dalla Comunità Montana. Le prime due, quelle del 2004 e del 2005, durarono ognuna due settimane mentre le successive, svoltesi nel 2007 e nel 2008, si protrassero per un mese. “Eravamo in tutto una decina di persone ogni volta, compresi gli universitari che venivano per fare tirocinio. Gli altri erano miei amici, volontari, che decidevano di trascorrere assieme a me le loro ferie. Mi hanno dato una grande mano anche in altri scavi, non solo lì. Senza di loro non si sarebbe fatto niente perché i fondi erano sempre pochi” ha spiegato il professore. “Inizialmente siamo partiti con l’idea di fare un assaggio, anche perché nel frattempo io stavo lavorando sul monte San Giorgio, sito poi diventato patrimonio dell’UNESCO. Non ci aspettavamo di trovare così tanto materiale”.
In tutto, come detto, sono circa millecinquecento i fossili recuperati dal team dell’esperto malgratese. “Mentre sul monte San Giorgio abbiamo trovato anche rettili, ammoniti e invertebrati, sulla Grigna sono stati recuperati solo quasi solo pesci. Tanti sono molto piccoli e mal conservati ma ci sono anche reperti di una certa dimensione. In particolare, abbiamo rinvenuto alcuni esemplari di saurichthys, pesci predatori simili agli odierni barracuda. Uno è lungo un metro e quaranta mentre l’altro è tagliato a metà e quindi è lungo solo settanta centimetri” ha aggiunto Tintori. “Abbiamo trovato anche una dozzina di crostacei e una stella marina, la prima risalente al triassico medio, ovvero tra 147 e 127 milioni di anni fa, scoperta in Europa al di fuori della Germania. È stato un lavoro duro, portato avanti su un pendio scosceso. Alla fine di ogni giornata bisognava riportare a valle nello zaino tra i 25 e i 30 chili di materiale”.
Con i fondi rimasti, il professore e i suoi collaboratori iniziarono a ripulire i fossili considerati più interessanti, i quali furono poi esposti in una mostra temporanea a Villa Merlo. “L’esposizione avrebbe dovuto svilupparsi in un museo permanente ma non se ne fece più nulla. Quando poi il materiale è stato spostato nella fornace a Barzio hanno restituito all’università gli esemplari originali. Oggi sono esposti solo due o tre calchi. Sono quindici anni che non si fa più nulla” ha proseguito il paleontologo.
“Penso che il materiale recuperato potrebbe riservare ancora delle sorprese. Andrebbe preparato e studiato. Si tratta di un lavoro lungo, di precisione, da svolgere al microscopio. Servono fondi. Se si portasse avanti lo scavo, inoltre, sono convinto che potrebbe uscire qualcosa di molto grosso perché i pesci predatori hanno segni di predazione a loro volta. Quando si inizia uno scavo, però, non si sa mai cosa può emergere”.
Tuttavia, la questione più importante ora è il destino che attende il materiale accumulato nei depositi della Statale di Milano. “A me piange il cuore vedere che quei fossili non sono esposti e valorizzati come meriterebbero ma non ci posso fare molto. Almeno quest’anno comunità montana ha sostituito i pannelli del percorso geologico in Grigna. Erano illeggibili da almeno tre anni” ha concluso Tintori.
Accompagnavo il professor Maurizio Gaetani e i suoi studenti in un’escursione nella zona degli scudi, un’ora di cammino a partire dal Pialeral. In quell’occasione trovammo dei frammenti di pesce. Mi ripromisi che un giorno sarei tornato a vedere” ha raccontato Tintori. “Vent’anni dopo, nel 2003, sono tornato assieme a un collega, un dottorando e un tecnico. Abbiamo ritrovato il livello fossilifero e abbiamo iniziato a scavare. Fin da subito è emerso tanto materiale. La Comunità Montana, ovvero l’ente che gestisce il parco delle Grigne, ci ha dato i fondi per continuare il lavoro l’anno successivo”.
In tutto, le campagne di scavo furono quattro, tutte finanziate dalla Comunità Montana. Le prime due, quelle del 2004 e del 2005, durarono ognuna due settimane mentre le successive, svoltesi nel 2007 e nel 2008, si protrassero per un mese. “Eravamo in tutto una decina di persone ogni volta, compresi gli universitari che venivano per fare tirocinio. Gli altri erano miei amici, volontari, che decidevano di trascorrere assieme a me le loro ferie. Mi hanno dato una grande mano anche in altri scavi, non solo lì. Senza di loro non si sarebbe fatto niente perché i fondi erano sempre pochi” ha spiegato il professore. “Inizialmente siamo partiti con l’idea di fare un assaggio, anche perché nel frattempo io stavo lavorando sul monte San Giorgio, sito poi diventato patrimonio dell’UNESCO. Non ci aspettavamo di trovare così tanto materiale”.
In tutto, come detto, sono circa millecinquecento i fossili recuperati dal team dell’esperto malgratese. “Mentre sul monte San Giorgio abbiamo trovato anche rettili, ammoniti e invertebrati, sulla Grigna sono stati recuperati solo quasi solo pesci. Tanti sono molto piccoli e mal conservati ma ci sono anche reperti di una certa dimensione. In particolare, abbiamo rinvenuto alcuni esemplari di saurichthys, pesci predatori simili agli odierni barracuda. Uno è lungo un metro e quaranta mentre l’altro è tagliato a metà e quindi è lungo solo settanta centimetri” ha aggiunto Tintori. “Abbiamo trovato anche una dozzina di crostacei e una stella marina, la prima risalente al triassico medio, ovvero tra 147 e 127 milioni di anni fa, scoperta in Europa al di fuori della Germania. È stato un lavoro duro, portato avanti su un pendio scosceso. Alla fine di ogni giornata bisognava riportare a valle nello zaino tra i 25 e i 30 chili di materiale”.
Con i fondi rimasti, il professore e i suoi collaboratori iniziarono a ripulire i fossili considerati più interessanti, i quali furono poi esposti in una mostra temporanea a Villa Merlo. “L’esposizione avrebbe dovuto svilupparsi in un museo permanente ma non se ne fece più nulla. Quando poi il materiale è stato spostato nella fornace a Barzio hanno restituito all’università gli esemplari originali. Oggi sono esposti solo due o tre calchi. Sono quindici anni che non si fa più nulla” ha proseguito il paleontologo.
“Penso che il materiale recuperato potrebbe riservare ancora delle sorprese. Andrebbe preparato e studiato. Si tratta di un lavoro lungo, di precisione, da svolgere al microscopio. Servono fondi. Se si portasse avanti lo scavo, inoltre, sono convinto che potrebbe uscire qualcosa di molto grosso perché i pesci predatori hanno segni di predazione a loro volta. Quando si inizia uno scavo, però, non si sa mai cosa può emergere”.
Tuttavia, la questione più importante ora è il destino che attende il materiale accumulato nei depositi della Statale di Milano. “A me piange il cuore vedere che quei fossili non sono esposti e valorizzati come meriterebbero ma non ci posso fare molto. Almeno quest’anno comunità montana ha sostituito i pannelli del percorso geologico in Grigna. Erano illeggibili da almeno tre anni” ha concluso Tintori.
A.Bes.