Mi unisco alla preoccupazione della Polizia Penitenziaria
Polizia Penitenziaria in stato di agitazione alla Casa Circondariale di Lecco, a causa della carenza di personale. La modifica del modello custodiale dell’Istituto, per effetto delle recenti disposizioni emesse dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria volte a tutelare il personale dalle troppe aggressioni, viene condivisa ma chiedono di accompagnarla con un supporto di risorse umane. Da lunedì, infatti, i detenuti dovranno rimanere chiusi in cella per tutta la giornata, salvo le ore d’aria ed i momenti di socialità, ed i pochi agenti dovranno svolgere principalmente la funzione di portierato, aprendo e chiudendo i cancelli, vista l’impossibilità di utilizzare i sistemi automatici adoperati fino ad oggi. Alla drammatica situazione si aggiunge il rischio di malcontento dei detenuti per questa nuova disposizione, suscitando sia all’interno che all’esterno delle mura un forte senso di agitazione.
Mi unisco alla preoccupazione che ho percepito durante il confronto con gli agenti della Casa Circondariale di Lecco, queste nuove disposizioni vanno supportate con un aumento dell'organico. Nel 2005, quando il "carcere" di Pescarenico è stato inaugurato, ci lavoravano 57 agenti, adesso sono soltanto 39. L’inadeguatezza dell’organico in termini numerici, come alcune carenze e limiti strutturali del plesso penitenziario, sono allarmanti e potrebbero non essere compatibili con le recenti disposizioni emesse dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Non si può pensare di portare allo stremo delle forze il personale, attraverso straordinari, ferie saltate e mancati riposi e, al contempo, garantire la qualità di un servizio che ben sappiamo deve essere svolto con la massima concentrazione e professionalità. La preoccupazione non riguarda solo l'interno delle mura del carcere. Anche i lecchesi guardano con un forte apprensione questa sofferenza della Polizia Penitenziaria e le difficoltà nel gestire al meglio i detenuti, perché ciò potrebbe provocare evidenti problemi legati alla sicurezza dei cittadini di Lecco.
Non appena appresa la notizia ho immediatamente scritto al Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, Dott.ssa Maria Milano, per chiedere un incontro, così da poterci confrontare in merito a questa situazione e chiedere maggiore attenzione per la nostra realtà carceraria. La Casa Circondariale di Pescarenico non può e non deve essere considerata di "serie B", ma un polo di eccellenza che, soprattutto grazie al grande lavoro svolto in questi anni dalla Direttrice, dott.ssa Antonina D'Onofrio, ed alla Comandante della Polizia Penitenziaria Giovanna Propato, in considerazione delle dimensioni contenute e del numero ridotto di detenuti rispetto ad altri “maxi carceri”, accompagnata dalla straordinaria professionalità di chi lavora al suo interno, può essere perfetto per sperimentare anche nuove progettualità per aumentare la funzione rieducativa della detenzione, utilizzando delle specifiche professionalità ed investendo sulle risorse umane. Infatti, già dal 2008, si portano avanti percorsi virtuosi di legalità e giustizia riparativa. La carenza di organico porta inevitabilmente ad una situazione di burnout per chi lavora all'interno della struttura, e contestualmente malessere ed insicurezza percepiti al di fuori delle mura, preoccupando non poco la cittadinanza.
Mi unisco alla preoccupazione che ho percepito durante il confronto con gli agenti della Casa Circondariale di Lecco, queste nuove disposizioni vanno supportate con un aumento dell'organico. Nel 2005, quando il "carcere" di Pescarenico è stato inaugurato, ci lavoravano 57 agenti, adesso sono soltanto 39. L’inadeguatezza dell’organico in termini numerici, come alcune carenze e limiti strutturali del plesso penitenziario, sono allarmanti e potrebbero non essere compatibili con le recenti disposizioni emesse dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Non si può pensare di portare allo stremo delle forze il personale, attraverso straordinari, ferie saltate e mancati riposi e, al contempo, garantire la qualità di un servizio che ben sappiamo deve essere svolto con la massima concentrazione e professionalità. La preoccupazione non riguarda solo l'interno delle mura del carcere. Anche i lecchesi guardano con un forte apprensione questa sofferenza della Polizia Penitenziaria e le difficoltà nel gestire al meglio i detenuti, perché ciò potrebbe provocare evidenti problemi legati alla sicurezza dei cittadini di Lecco.
Non appena appresa la notizia ho immediatamente scritto al Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, Dott.ssa Maria Milano, per chiedere un incontro, così da poterci confrontare in merito a questa situazione e chiedere maggiore attenzione per la nostra realtà carceraria. La Casa Circondariale di Pescarenico non può e non deve essere considerata di "serie B", ma un polo di eccellenza che, soprattutto grazie al grande lavoro svolto in questi anni dalla Direttrice, dott.ssa Antonina D'Onofrio, ed alla Comandante della Polizia Penitenziaria Giovanna Propato, in considerazione delle dimensioni contenute e del numero ridotto di detenuti rispetto ad altri “maxi carceri”, accompagnata dalla straordinaria professionalità di chi lavora al suo interno, può essere perfetto per sperimentare anche nuove progettualità per aumentare la funzione rieducativa della detenzione, utilizzando delle specifiche professionalità ed investendo sulle risorse umane. Infatti, già dal 2008, si portano avanti percorsi virtuosi di legalità e giustizia riparativa. La carenza di organico porta inevitabilmente ad una situazione di burnout per chi lavora all'interno della struttura, e contestualmente malessere ed insicurezza percepiti al di fuori delle mura, preoccupando non poco la cittadinanza.
Giacomo Zamperini, consigliere regionale