Cardine-Metal Money: per gli Ermellini non è associazione
Le motivazioni non sono ancora state depositate ma per Cosimo Vallelonga, Paolo Valsecchi e Vincenzo Marchio ci sarà sicuramente un nuovo processo d'Appello. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione che ha annullato con rinvio le condanne per associazione a delinquere di stampo mafioso irrogate a carico dei tre principali imputati nell'ambito dell'inchiesta Cardine-Metal Money condotta dalla DDA di Milano con la Guardia di Finanza e la Squadra Mobile di Lecco, sfociata nel febbraio 2021 nell'esecuzione di 18 ordinanze di custodia cautelare.
La decisione degli Ermellini è dello scorso giugno, dopo che nel luglio 2022 le pene in capo ai tre erano state già ritoccate in Appello. Nello specifico Cosimo Vallelonga, già toccato da altre inchiesta antimafia quali “La notte dei fiori di San Vito” e “Infinito”, considerato dagli inquirenti il presunto vertice del sodalizio criminale d'ndrangheta avente quale core business da una parte l'usura e dall'altro il traffico illecito di materiale ferroso, era stato condannato a 26 anni complessivi di carcere, mettendo il nuovo conto presentato dalla Giustizia in continuazione con una precedente pena passata in giudicato, alleggerendo dunque il totale, dopo la pronuncia del Gup che, in primo grado, in abbreviato, gli aveva “inferto” vent'anni solo in relazione alle contestazioni di Cardine-Metal Money.
Il calolziese Paolo Valsecchi, classe 1960, era sceso a 8 anni, 5 mesi e 10 giorni mentre Vincenzo Marchio, figlio di Pierino, altro nome noto alle cronache giudiziarie, era passato dagli originali 12 anni secchi a 10 anni, 2 mesi e 20 giorni.
Ora i calcoli saranno nuovamente da rifare, essendo venuto meno, nell'interpretazione della Cassazione il vincolo associativo contestato dal PM Paola Biondolillo, coordinatore dell'ennesima inchiesta sull'infiltrazione mafiosa nel nostro territorio.
La decisione degli Ermellini è dello scorso giugno, dopo che nel luglio 2022 le pene in capo ai tre erano state già ritoccate in Appello. Nello specifico Cosimo Vallelonga, già toccato da altre inchiesta antimafia quali “La notte dei fiori di San Vito” e “Infinito”, considerato dagli inquirenti il presunto vertice del sodalizio criminale d'ndrangheta avente quale core business da una parte l'usura e dall'altro il traffico illecito di materiale ferroso, era stato condannato a 26 anni complessivi di carcere, mettendo il nuovo conto presentato dalla Giustizia in continuazione con una precedente pena passata in giudicato, alleggerendo dunque il totale, dopo la pronuncia del Gup che, in primo grado, in abbreviato, gli aveva “inferto” vent'anni solo in relazione alle contestazioni di Cardine-Metal Money.
Il calolziese Paolo Valsecchi, classe 1960, era sceso a 8 anni, 5 mesi e 10 giorni mentre Vincenzo Marchio, figlio di Pierino, altro nome noto alle cronache giudiziarie, era passato dagli originali 12 anni secchi a 10 anni, 2 mesi e 20 giorni.
Ora i calcoli saranno nuovamente da rifare, essendo venuto meno, nell'interpretazione della Cassazione il vincolo associativo contestato dal PM Paola Biondolillo, coordinatore dell'ennesima inchiesta sull'infiltrazione mafiosa nel nostro territorio.