Galbiate: il MEAB ospita le storie di due cascine del Barro

Incoscienza. Questa parola è stata pronunciata spesso questo pomeriggio al Museo Etnografico dell’Alta Brianza di Camporeso, riempitosi di turisti per la conferenza ''Il ritorno dell’agricoltura''. È stata proprio l’incoscienza l’ingrediente decisivo che ha dato vita alle due storie raccontate durante l’evento: cascina Selvetto e cascina Migliorate, due autentici tesori nascosti alle pendici del Monte Barro.
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Il professor Massimo Pirovano del MEAB (a sinistra) con gli ospiti del pomeriggio

Il primo a prendere la parola dopo i saluti del professor Massimo Pirovano, direttore del MEAB, è stato Nicolò Rusconi, uno degli operatori attivi a Cascina Selvetto. ''Io ho una formazione di musicista. Mi piaceva esprimere le mie emozioni attraverso il linguaggio della musica. Tuttavia, amavo anche passeggiare nel bosco, osservare e riflettere su quale fosse il mio posto in questa comunità di essere viventi. Facevo fatica a convivere con l’asfalto, il caos della grande città, la competizione con gli altri studenti'' ha spiegato il venticinquenne agricoltore galbiatese. ''Dopo un anno di conservatorio ho deciso di cambiare la mia vita e sono andato a studiare agraria presso l’università della montagna a Edolo in valle camonica. Lì ho imparato l’importanza della relazione tra l’uomo e la natura. Quando sono tornato mi sono imbattuto nel progetto di Cascina Selvetto e me ne sono innamorato''.
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Nicolò Rusconi

Nel 2020, il progetto “Cascina Selvetto: inclusione, rigenerazione e autonomia” vince un bando di fondazione Cariplo e può finalmente partire. Gli enti coinvolti sono tre: cooperativa sociale Solidarietà, parco Monte Barro e cooperativa sociale Eliante. ''Si parla di una proprietà di 32mila metri quadrati situata in località Vignetta a Sala al Barro. La cooperativa solidarietà, con sede proprio a Sala, aveva già sistemato la cascina ma i terreni agricoli erano abbandonati. Tra l’altro si parla di aree terrazzate e questo diminuisce la possibilità di fare dell’agricoltura sostenibile economicamente e comoda'' ha proseguito Rusconi. ''Si è quindi dato avvio ad un percorso di recupero dei terreni in chiave ecologica. Abbiamo impostato un orto di tipo biologico e un oliveto che, nel corso di quest’anno, passerà da 78 a 150 piante. Nell’orto il lavoro è tanto. Non vengono usati insetticidi per disturbare l’ecosistema il meno possibile''. Nel tempo, sono stati introdotti anche un frutteto, da cui “si iniziano a raccogliere ora i primi lamponi”, e un apiario utile per favorire la diffusione degli impollinatori e per produrre miele.
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''Oltre all’aspetto di rigenerazione agricola, il progetto di Cascina Selvetto comprende anche una parte legata al sociale che per noi è fondamentale. Attualmente abbiamo tre inserimenti lavorativi, di cui due tirocini. Si tratta di persone che hanno delle difficoltà ma anche tanto da insegnare'' ha evidenziato l’agricoltore galbiatese. ''La mia collega Chiara, grande appassionata di cavalli, ha messo in piedi una serie di attività legate all’ecoturismo e ai corsi di ippoterapia. Questi ultimi, in particolare, si affiancano ai corsi di educazione ambientale per ragazzi che organizziamo insieme alla cooperativa Eliante''.
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Oltre che per gli ideali su cui si fonda, il progetto di Cascina Selvetto colpisce per la sua ampiezza. I quattro ragazzi che lo gestiscono, tra l’altro, sono tutti molto giovani. ''Io ho venticinque anni. Giacomo, l’altro responsabile agricolo, ne ha ventotto. Confrontandoci tra noi siamo riusciti a dare vita a questo orto. Vendiamo circa 30 cassette di verdure da 5kg la settimana ma siamo alla ricerca di terreni per aumentare la produzione'' ha concluso Rusconi.
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Storie di sognatori, storie di passioni accese da una scintilla poi diventata fiamma, storie di scommesse avvolte nell’incoscienza. ''Siamo stati veramente incoscienti'' ha sottolineato Federico De Bettin mentre osservava le foto di Cascina Migliorate prima dell’avvio dei lavori di riqualificazione. ''Io ho una formazione economica mentre mio marito, pur laureato in scienze e tecnologie agrarie, lavorava nel giardinaggio. Cinque anni fa abbiamo deciso di cambiare vita e abbiamo iniziato a cercare un luogo con dei terreni intorno. Dopo diverse peripezie siamo arrivati a Cascina Migliorate. Il posto era completamente abbandonato'' ha aggiunto Valentina Bellati, moglie di Federico.
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Valentina Bellati e Federico De Bettin

Armati di tanta passione e di qualche attrezzo, i due hanno iniziato un luogo percorso di ripristino completamente da soli. ''Innanzitutto, è stato necessario rimuovere tutti gli arbusti e le piante infestanti dalla casa e dei terreni.  È stato un lavoro molto lungo ma ha portato alla luce un vero e proprio tesoro, a partire dal fontanile con la sorgente d’acqua'' ha ripreso il signor De Bettin. ''I terreni, inoltre, hanno rivelato la loro bellissima morfologia, fatta di balzi, muretti, curve. Nel frattempo, si è iniziato a lavorare alla ristrutturazione della casa. Anche qui abbiamo fatto scoperte molto interessanti come un’antica macina da olio''.
Abbandonata da tempo, infatti, Cascina Migliorate custodiva un’antica tradizione olivicola testimoniata da un ulivo millenario oggetto degli studi dell’università di Perugia in quanto varietà unica. ''Come primo intervento di carattere agricolo, abbiamo deciso di impiantare 150 ulivi. Ora iniziano ad avere una bella portanza'' ha aggiunto l’agricoltore.
Tuttavia, non è sull’ulivo che Federico e Valentina hanno deciso di puntare. ''I prati situati nella parte alta dei terreni si sono conservati bene. Essi, inoltre, presentavano una buona esposizione al sole e al vento e ciò permette di ridurre le lavorazioni. L’insieme di questi elementi ci ha spinto a decidere di piantare un vigneto.  Abbiamo iniziato con 5mila metri quadrati di Pinot Nero per poi proseguire, l’anno successivo, con il Pinot Bianco e lo Chardonnay'' ha spiegato ancora De Bettin. ''È stato un lavoro duro, svolto completamente a mano con un’attenzione incredibile e una fatica enorme. Vedere questi olivi crescere è stata un’emozione. Siamo soci del consorzio IGT Terre Lariane, con sede a La Valletta. A differenza di altri, loro riescono a lavorare le uve dei singoli soci separatamente, seguendo le istruzioni del coltivatore''.
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I frutti di questo lungo percorso si intravedono ormai all’orizzonte. ''Quest’anno abbiamo effettuato la prima vendemmia completa di rosso e bianco. Ora il mosto sta riposando in botti di rovere. Dalla primavera prossima contiamo di potere bere una bottiglia e iniziare la commercializzazione. Si tratta più o meno di 3mila 200 bottiglie. Il nostro progetto, inoltre, è quello di allargare il vigneto fino ad arrivare a 2 ettari'' ha concluso De Bettin.
A.Bes.
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