Premana: l'AIDO 'invita' alla donazione con la testimonianza della mamma di Alex Crippa

“La nostra volontà è quella di far arrivare un gruppo AIDO sul territorio, perché questo è il modo migliore per facilitare la sensibilizzazione e un’informazione più costante e diffusa. Con l’obiettivo di aumentare il numero di donatori”. Così Giacomo Colombo – presidente della sezione provinciale AIDO di Lecco e responsabile della Commissione Scuola – ha aperto l’incontro organizzato giovedì sera presso la Sala Civica di Premana in collaborazione con la Pro Loco. Colombo ha aggiunto un ringraziamento a chi si è fatto promotore della serata, oltre che al gruppo AIDO dell’Alta Valsassina, ancora attivo (in parte) nella fase pre-Covid, ma scioltosi definitivamente negli ultimi anni.
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In piedi Giacomo Colombo, al tavolo la dott.ssa Patrizia Fumagalli e Sarajeva Villa

Passando al tema dell’incontro, il presidente ha sottolineato dapprima quanto sia importante la scelta di acconsentire alla donazione dei propri organi, qualora ve ne siano le condizioni, chiaramente. Una scelta che “non ci condiziona la vita, ma che può fare una grande differenza per altre persone”. Inoltre, “lo si può fare anche senza aver dichiarato esplicitamente la propria volontà, ma in questo caso si lascia ai propri cari l’onere di una decisione molto difficile, che spesso va presa in un momento altrettanto complicato”. D’ultimo, Colombo ha ricordato l’attività di sensibilizzazione che AIDO svolge costantemente con gli istituti scolastici, di tutti i gradi.
Dopo di lui ha preso la parola Sarajeva Villa – madre di Alex Crippa, il ventunenne che scomparve il 24 giugno 2018 a seguito di un incidente stradale sulla vecchia Lecco – Ballabio – per raccontare la propria storia. Una storia di coraggio, con lei e il marito che si trovarono a decidere per il proprio figlio compiendo poi una scelta “di una lucidità di cui ancora oggi quasi non mi capacito, viste le circostanze nelle quali è stata presa” che permise di procedere al prelievo degli organi di Alex (per il quale – ricoverato nel reparto di neuro-rianimazione del Manzoni - ormai non c’era purtroppo più niente che i medici potessero fare). “Mio figlio ha donato il suo cuore, il fegato, i polmoni, le cornee e i reni” ha spiegato Sarajeva, che si è dichiarata “certa di aver fatto la scelta giusta, la scelta che anche Alex avrebbe voluto fare”. “In un momento di estremo dolore, ho offerto speranza, vita e amore ad altre persone - ha aggiunto - e sono riuscita a dare un senso a ciò che senso non aveva. Mi ritengo fortunata di aver avuto la forza e la freddezza di prendere questa decisione”.
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A questo punto è intervenuta la dott.ssa Patrizia Fumagalli - già Primario di neuro-rianimazione dell’ospedale A. Manzoni di Lecco e responsabile del Centro Prelievi del medesimo – che si occupò della delicata situazione di Alex. “Ci troviamo spesso ad affrontare questi argomenti. Non tutti hanno la forza di rispondere come ha fatto Sarajeva ed è più che comprensibile, viste le circostanze. Fare un discorso del genere in un momento così drammatico è terribilmente difficile” ha spiegato la dottoressa, sottolineando così ancora una volta l’importanza del dichiarare la propria volontà precedentemente e in modo “ufficiale”. Fumagalli si è poi soffermata su un discorso più tecnico, andando a sciogliere alcuni dei dubbi più comuni a proposito della differenza tra morte cardiaca ed encefalica e altre questioni connesse ad espianto e trapianto di organi.
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In conclusione, Colombo e Villa hanno accennato alla possibilità di conoscere i riceventi degli organi dei propri cari, un’eventualità che si può concretizzare solamente quando vi è la volontà di entrambe le parti di incontrarsi. "A ottobre 2018 ho lanciato un appello per conoscere le persone a cui erano stati donati gli organi di Alex, poi a marzo dell’anno seguente ho ricevuto un messaggio. Era Marzio, colui che aveva in corpo il cuore di mio figlio. A quel punto il mio cerchio si era chiuso, ho pensato. Però la mia vicenda personale mi aveva cambiato la vita, mi aveva fatto capire l’importanza di alcune cose: perciò ho deciso di entrare in AIDO, per condividere questa esperienza”. “La mia non è stata una scelta facile, però dare una speranza ad altre persone mi ha aiutata enormemente e mi ha tolto una parte dell’enorme peso che mi sono trovata a portare” ha aggiunto ancora.
Alla serata ha preso parte anche Mario Lanfranconi, presidente del gruppo comunale AIDO di Mandello del Lario, che ha ribadito quanto sia fondamentale la presenza di un sodalizio sul territorio per favorire iniziative e sensibilizzare la popolazione su un tema tanto importante.
A.Te.
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