Napoletano a giudizio per stalking rimedia solo (altri) 4 mesi
Il secondo processo a suo carico è finito come il primo: con la riqualificazione del reato in contestazione e il conseguente alleggerimento della pena finale.
E' dunque andata nuovamente di lusso a un 46enne di origini partenopee residente nel lecchese, tradotto in Tribunale dal carcere di Pescarenico. Assistito - come già l'altra volta - dall'avvocato Marilena Guglielmana, era chiamato a rispondere di stalking nei confronti della moglie. La donna, stando all'impianto accusatorio, sarebbe stata importunata e minacciata telefonicamente dal marito che si sarebbe anche presentato a più riprese presso la sua abitazione, arrivando a mandare a una conoscente un video a lei destinato, in cui, maneggiando una motosega accesa, minacciava di ucciderla. Il tutto sul finire del 2022, dopo essere stato scarcerato all'esito del primo processo celebrato a suo carico. Maltrattamenti in famiglia e sequestro di persona le accuse mosse, in quel caso, al napoletano che avrebbe costretto la consorte a salire in auto "prelevandola" proprio dinnanzi al centro anti violenze gestito da Telefono Donna a Lecco. Un anno e tre mesi la condanna irrogata al 46enne per il solo reato di violenza privata (previa dunque riqualificazione dell'ipotesi di sequestro di persona e l'assoluzione per i maltrattamenti).
Oggi la Procura, nella persona del vpo Mattia Mascaro, ha chiesto altri 2 anni di reclusione. Il giudice Giulia Barazzetta, ha "accordato" solo 4 mesi, per minaccia e violenza privata in relazione a un paio di episodi in contestazione, come del resto chiesto dal difensore che in chiusura della propria arringa ha invocato, in estremo subordine, una pena contenuta nel pre-sofferto e dunque nel tetto degli 8 mesi già trascorsi in carcere dal 46enne, destinatario di misura cautelare dal mese di febbraio. La cocaina, consumata - per ammissione anche dei figli - sia dal marito che dalla moglie l'elemento che, a detta del legale, ha rovinato una coppia già fumantina. "Lei ha il suo bel caratterino", del resto, aveva ammesso anche l'avvocato Laura Rota, parte civile per la signora, sostenendo però come l'imputato fosse "incontenibile". Da oggi comunque torna libero. Revocata, nel dare lettura del dispositivo della sentenza, dal giudice infatti la misura cautelare in atto.