Olginate: prosegue l'esposizione 'CaraPace' del collettivo Teste di Idra
Prosegue in queste settimane l’esposizione d’arte contemporanea “CaraPace” a cura del collettivo Teste di Idra. Inaugurata il primo sabato di ottobre presso la chiesa conventuale Santa Maria la Vite a Olginate, si colloca nell’ambito della manifestazione “Un luogo dopo l’altro” a cura del Distretto Culturale del Barro. L’esposizione resterà aperta anche per questo fine settimana fino al 22 ottobre, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 18.00.
Il progetto ha come obiettivo la valorizzazione di un luogo identitario del territorio, attraverso l’individuazione di un bene architettonico e naturalistico all’interno dei comuni appartenenti al Distretto. Il proposito è la creazione di interventi artistici site specific.
Grazie alla collaborazione con l’Amministrazione olginatese e l’Associazione Santa Maria la Vite - Giuditta Podestà questa terza edizione ha visto come protagonista, come anticipato, la chiesa di Santa Maria la Vite, del XIII secolo. Il complesso ha accompagnato per secoli la storia del paese e dei suoi abitanti, trasformatasi da struttura militare a chiesa, da monastero a filanda, da luogo di preghiera a spazio di studio, e custodisce al suo interno numerosi importanti affreschi. Proprio su uno di questi, la rappresentazione de L’Ultima Cena, si inserisce l’esposizione.
In tutto il percorso è costante un elemento iconografico insolito, il gambero d’acqua dolce, tipico della zona di Valgreghentino e Olginate, attraversata da molti torrenti, dove è stato accertato, nel corso dei secoli, il consumo quotidiano di questo prodotto, soprattutto nelle mense signorili durante il periodo di Quaresima, tanto che compare, quale elemento insolito, nella raffigurazione sulle pareti ed è stato utilizzato dagli artisti del collettivo anche nelle installazioni attribuendogli una forte carica simbolica.
Il gambero dolce è oggi una specie a rischio di estinzione, e il termine “carapace”, che dà il titolo all’esposizione, è la rigida corazza che avvolge i crostacei: “il percorso espositivo - che prevede la video proiezione di una performance in cui noi membri del collettivo ci accingiamo a un’abbuffata di gamberi nel contesto di un'Ultima Cena contemporanea, un’installazione luminosa a forma piramidale composta da confezioni di questi esemplari e un collage su pannello con immagini selezionate - pone una sottile riflessione sull’aumentata disponibilità di cibo causata dalla globalizzazione e dal consumismo.Gli alimenti, nei secoli considerati un “lusso” per pochi, divengono facilmente reperibili e accessibili a tutti. La necessità di possedere prende il sopravvento, il cibo diviene un mezzo di identificazione, una scalata alla piramide sociale a ogni boccone. Tutto si riduce a una semplice equazione: mangiare e mostrare diventa essere” hanno detto gli artisti del collettivo spiegando l’idea alla base del percorso espositivo. Nella coreografia che apre la mostra a parlare sono le mani, che si precipitano sul cibo, i gamberi, senza ritualità nè rispetto, in un’evidente critica al consumismo sfrenato che permea la nostra epoca, in cui al centro sono posti i beni materiali. L’installazione piramidale si compone di vaschette di polistirolo, quelle in cui sono messi normalmente i gamberi, e la piramide è posta sull’altare, illuminata da una luce bianca e intensa.
“Abbiamo pensato di posizionarla lì perché il cibo rappresenta oggi il nuovo oggetto di culto, quasi fosse un tabernacolo che ospita la Santa Eucaristia. Seguendo quest’idea abbiamo apposto un grande collage, che si compone di fotografie di gamberi in offerta, depliant di supermercati e ristoranti "all you can eat", sulla parete dell’affresco del Crocefisso. Con questa mostra abbiamo voluto sottolineare la perdita dei riferimenti etici e morali che caratterizza la società contemporanea, ponendo al centro della scena i gamberi, che divengono la divinità principale sostituendosi alla figura di Cristo.
Questa nuova “spiritualità” ingorda, che ricerca la sazietà dello stomaco e non dello spirito, porterà però a un’eterna insoddisfazione” hanno concluso i membri del collettivo, ringraziando l’associazione e l’Amministrazione per la disponibilità ad aderire al progetto. L’invito è quindi rinnovato a questo weekend, nelle giornate di sabato e domenica, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 18.00.
Il progetto ha come obiettivo la valorizzazione di un luogo identitario del territorio, attraverso l’individuazione di un bene architettonico e naturalistico all’interno dei comuni appartenenti al Distretto. Il proposito è la creazione di interventi artistici site specific.
Grazie alla collaborazione con l’Amministrazione olginatese e l’Associazione Santa Maria la Vite - Giuditta Podestà questa terza edizione ha visto come protagonista, come anticipato, la chiesa di Santa Maria la Vite, del XIII secolo. Il complesso ha accompagnato per secoli la storia del paese e dei suoi abitanti, trasformatasi da struttura militare a chiesa, da monastero a filanda, da luogo di preghiera a spazio di studio, e custodisce al suo interno numerosi importanti affreschi. Proprio su uno di questi, la rappresentazione de L’Ultima Cena, si inserisce l’esposizione.
In tutto il percorso è costante un elemento iconografico insolito, il gambero d’acqua dolce, tipico della zona di Valgreghentino e Olginate, attraversata da molti torrenti, dove è stato accertato, nel corso dei secoli, il consumo quotidiano di questo prodotto, soprattutto nelle mense signorili durante il periodo di Quaresima, tanto che compare, quale elemento insolito, nella raffigurazione sulle pareti ed è stato utilizzato dagli artisti del collettivo anche nelle installazioni attribuendogli una forte carica simbolica.
Il gambero dolce è oggi una specie a rischio di estinzione, e il termine “carapace”, che dà il titolo all’esposizione, è la rigida corazza che avvolge i crostacei: “il percorso espositivo - che prevede la video proiezione di una performance in cui noi membri del collettivo ci accingiamo a un’abbuffata di gamberi nel contesto di un'Ultima Cena contemporanea, un’installazione luminosa a forma piramidale composta da confezioni di questi esemplari e un collage su pannello con immagini selezionate - pone una sottile riflessione sull’aumentata disponibilità di cibo causata dalla globalizzazione e dal consumismo.Gli alimenti, nei secoli considerati un “lusso” per pochi, divengono facilmente reperibili e accessibili a tutti. La necessità di possedere prende il sopravvento, il cibo diviene un mezzo di identificazione, una scalata alla piramide sociale a ogni boccone. Tutto si riduce a una semplice equazione: mangiare e mostrare diventa essere” hanno detto gli artisti del collettivo spiegando l’idea alla base del percorso espositivo. Nella coreografia che apre la mostra a parlare sono le mani, che si precipitano sul cibo, i gamberi, senza ritualità nè rispetto, in un’evidente critica al consumismo sfrenato che permea la nostra epoca, in cui al centro sono posti i beni materiali. L’installazione piramidale si compone di vaschette di polistirolo, quelle in cui sono messi normalmente i gamberi, e la piramide è posta sull’altare, illuminata da una luce bianca e intensa.
“Abbiamo pensato di posizionarla lì perché il cibo rappresenta oggi il nuovo oggetto di culto, quasi fosse un tabernacolo che ospita la Santa Eucaristia. Seguendo quest’idea abbiamo apposto un grande collage, che si compone di fotografie di gamberi in offerta, depliant di supermercati e ristoranti "all you can eat", sulla parete dell’affresco del Crocefisso. Con questa mostra abbiamo voluto sottolineare la perdita dei riferimenti etici e morali che caratterizza la società contemporanea, ponendo al centro della scena i gamberi, che divengono la divinità principale sostituendosi alla figura di Cristo.
Questa nuova “spiritualità” ingorda, che ricerca la sazietà dello stomaco e non dello spirito, porterà però a un’eterna insoddisfazione” hanno concluso i membri del collettivo, ringraziando l’associazione e l’Amministrazione per la disponibilità ad aderire al progetto. L’invito è quindi rinnovato a questo weekend, nelle giornate di sabato e domenica, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 18.00.
S.Ar.