In viaggio a tempo indeterminato/302: paura delle orecchiette
"Queste non so orecchiett, so orecchioooni"
Scoppiamo a ridere, mentre la signora continua imperterrita a lavorare la pasta. Taglia un piccolo pezzetto di impasto da un rotolo cilindrico e con l'aiuto di un coltello lo spinge sul tavolo di legno. Come per magia quell'informe pezzetto si trasforma in una conchiglia. È nata un'orecchietta, o date le dimensioni, sarebbe meglio dire un orecchione gigante.
Siamo nelle vie di Bari vecchia, il centro storico del capoluogo pugliese. Vicoli stretti si rincorrono fino ad aprirsi su piazze brulicanti di turisti. "A loro piacciono così" ci dice la signora seduta davanti alla porta di casa, mentre continua abilmente a far nascere la pasta simbolo della Puglia.
"A loro chi?" chiediamo noi divertiti.
"Ai turist!" risponde lei un po' compiaciuta un po' infastidita.
Le nostre risate coprono per un attimo il "loro" vociare.
"Tu sei turist?" chiede la signora indicando Paolo con il coltello per tagliare la pasta.
"No signora, io non sono turista" risponde lui un po' intimorito e un po' spinto dal fatto che le orecchiette a noi effettivamente piacciono più piccole che grandi.
A questa affermazione segue una frase in dialetto barese così melodiosa da sembrare uno scioglilingua da recitare tutto d'un fiato.
Siamo in Italia da qualche settimana ormai e la missione di vivere il nostro Paese come fossimo in viaggio in un posto lontano, per ora sta funzionando.
Non ci avrei scommesso un'orecchietta sulla riuscita del nostro progetto, ma devo dire che trovarci al sud sta aiutando molto.
L'Italia che stiamo scoprendo è diversa da quella che conosciamo.
Fare il confronto tra la Puglia e la Lombardia, lo so, non avrebbe senso. Ogni regione di questo minuscolo Paese è un mondo a parte, con un dialetto diverso, un'atmosfera diversa, una tradizione diversa. E questo, effettivamente, contribuisce alla sensazione di sentirci in viaggio anche ora. Il nostro inconfondibile, anche se velato, accento del nord stride mentre parliamo con il signore calabrese che vende cipolle a Tropea o il ragazzo che fa il pane ad Altamura.
Questa varietà e diversità sono il vero tesoro di questo Paese. Una nazione dalle dimensioni minuscole come un'orecchietta ma dalla ricchezza culturale di un orecchione gigantesco.
Che meraviglia questa diversità, ne andiamo fieri in tutto il mondo. È diventata il nostro marchio distintivo, una complessità e ricchezza senza eguali.
E pensare che fino a qualche anno fa non era così. Quando ero bambina (quindi poco tempo fa!) questa stessa diversità che oggi affascina, era vista con diffidenza.
Chi viveva al nord vedeva con sospetto chi veniva da sud. Come se fosse uno scontro tra popoli diversi e non un incontro tra compaesani. C'erano addirittura partiti politici che facevano leva su questa differenza/diffidenza, riscuotendo un certo successo. Assurdo!
Per fortuna oggi è tutto cambiato. Nessuno penserebbe mai di poter vincere le elezioni giocando tutto sulla paura per il diverso...
Ok, meglio lasciar perdere questo discorso e tornare a parlare di orecchiette.Bari vecchia è un gioiello e ci è piaciuta moltissimo. La signora delle orecchiette ha di certo contribuito, ma non è stato l'unico motivo per cui abbiamo amato la città.
Tutto ci ha affascinato, anche i dettagli più piccoli. Dai panni stesi ad asciugare fuori dalla finestra, al mare che compare all'improvviso dopo un groviglio di strade strette. Dalla maestosità del castello e della chiesa di San Nicola, alle minuscole porte di accesso a botteghe e abitazioni.
Un labirinto in cui ti senti come Alice nel paese delle meraviglie, senza un coniglio bianco da seguire.
Ci ha stupito. E dire che non stavamo arrivando da un posto triste e brutto, anzi.
La tappa prima era stata Matera. Una città così bella da sembrare un cartonato realizzato da qualche scenografo per un film dal successo assicurato.
Uno di quei posti che ti trasportano lontano nel tempo e nello spazio.
E mentre mi affacciavo alla terrazza con vista su uno dei sassi di Matera, e i miei occhi si riempivano di meraviglia, il mio unico pensiero era: si può davvero avere paura di tutto questo?
Scoppiamo a ridere, mentre la signora continua imperterrita a lavorare la pasta. Taglia un piccolo pezzetto di impasto da un rotolo cilindrico e con l'aiuto di un coltello lo spinge sul tavolo di legno. Come per magia quell'informe pezzetto si trasforma in una conchiglia. È nata un'orecchietta, o date le dimensioni, sarebbe meglio dire un orecchione gigante.
Siamo nelle vie di Bari vecchia, il centro storico del capoluogo pugliese. Vicoli stretti si rincorrono fino ad aprirsi su piazze brulicanti di turisti. "A loro piacciono così" ci dice la signora seduta davanti alla porta di casa, mentre continua abilmente a far nascere la pasta simbolo della Puglia.
"A loro chi?" chiediamo noi divertiti.
"Ai turist!" risponde lei un po' compiaciuta un po' infastidita.
Le nostre risate coprono per un attimo il "loro" vociare.
"Tu sei turist?" chiede la signora indicando Paolo con il coltello per tagliare la pasta.
"No signora, io non sono turista" risponde lui un po' intimorito e un po' spinto dal fatto che le orecchiette a noi effettivamente piacciono più piccole che grandi.
A questa affermazione segue una frase in dialetto barese così melodiosa da sembrare uno scioglilingua da recitare tutto d'un fiato.
VIDEO:
Non ci avrei scommesso un'orecchietta sulla riuscita del nostro progetto, ma devo dire che trovarci al sud sta aiutando molto.
L'Italia che stiamo scoprendo è diversa da quella che conosciamo.
Fare il confronto tra la Puglia e la Lombardia, lo so, non avrebbe senso. Ogni regione di questo minuscolo Paese è un mondo a parte, con un dialetto diverso, un'atmosfera diversa, una tradizione diversa. E questo, effettivamente, contribuisce alla sensazione di sentirci in viaggio anche ora. Il nostro inconfondibile, anche se velato, accento del nord stride mentre parliamo con il signore calabrese che vende cipolle a Tropea o il ragazzo che fa il pane ad Altamura.
Questa varietà e diversità sono il vero tesoro di questo Paese. Una nazione dalle dimensioni minuscole come un'orecchietta ma dalla ricchezza culturale di un orecchione gigantesco.
Che meraviglia questa diversità, ne andiamo fieri in tutto il mondo. È diventata il nostro marchio distintivo, una complessità e ricchezza senza eguali.
E pensare che fino a qualche anno fa non era così. Quando ero bambina (quindi poco tempo fa!) questa stessa diversità che oggi affascina, era vista con diffidenza.
Chi viveva al nord vedeva con sospetto chi veniva da sud. Come se fosse uno scontro tra popoli diversi e non un incontro tra compaesani. C'erano addirittura partiti politici che facevano leva su questa differenza/diffidenza, riscuotendo un certo successo. Assurdo!
Per fortuna oggi è tutto cambiato. Nessuno penserebbe mai di poter vincere le elezioni giocando tutto sulla paura per il diverso...
Ok, meglio lasciar perdere questo discorso e tornare a parlare di orecchiette.Bari vecchia è un gioiello e ci è piaciuta moltissimo. La signora delle orecchiette ha di certo contribuito, ma non è stato l'unico motivo per cui abbiamo amato la città.
Tutto ci ha affascinato, anche i dettagli più piccoli. Dai panni stesi ad asciugare fuori dalla finestra, al mare che compare all'improvviso dopo un groviglio di strade strette. Dalla maestosità del castello e della chiesa di San Nicola, alle minuscole porte di accesso a botteghe e abitazioni.
Un labirinto in cui ti senti come Alice nel paese delle meraviglie, senza un coniglio bianco da seguire.
Ci ha stupito. E dire che non stavamo arrivando da un posto triste e brutto, anzi.
La tappa prima era stata Matera. Una città così bella da sembrare un cartonato realizzato da qualche scenografo per un film dal successo assicurato.
Uno di quei posti che ti trasportano lontano nel tempo e nello spazio.
E mentre mi affacciavo alla terrazza con vista su uno dei sassi di Matera, e i miei occhi si riempivano di meraviglia, il mio unico pensiero era: si può davvero avere paura di tutto questo?
Angela (e Paolo)