Calolzio: e alla fine arrivò Vannacci, mobilitando 200 persone tra uditori, contestatori e forze dell'ordine
L'attesa è stata forse più “densa” della serata stessa. Dopo le polemiche innestate sull'evento organizzato a Calolzio dall'associazione “Identità Europea” con ospite il generale Roberto Vannacci, il 17 ottobre è arrivato e se ne sono accorti davvero in pochi.
Circa il primo tema, rispondendo ad un quesito ben più ampio del professor Massimo Tavola – seduto tra il pubblico, così come, per citare la prima fila, i leghisti Carlo Malugani (consigliere provinciale) e Giulio De Capitani – l'ufficiale ha sostenuto “uno dei problemi della nostra società è il relativismo assoluto. A chi conviene una società senza forma? (..) A me non sta bene una società fluida. Parliamo di fluidità sessuale? Cosa significa? Il diritto alla percezione cosa è?” ha così chiesto, paragonando di fatto chi chiede di poter usufruire delle carriere alias ad una cinquantenne che va in anagrafe chiedendo all'impiegato di vedersi scalare vent'anni sentendosi più giovane. “Perché deve vincere la percezione del sesso e non quella dell'età?” ha domandato, rimarcando anche – sempre su spunto dalla platea – come a suo avviso, come già spiegato nel libro, la schiacciatrice della nazionale di volley Paola Egonu plasticamente non rappresenti l'Italia non avendo i tipici tratti che rimandano al nostro Paese. In altri termini, perché di colore.
Non ha risposto, invece, a chi chiedeva come gestirebbe “il problema immigrazione” limitandosi a sottolineare, citando la storia della Cina ma anche il Giappone, come il fenomeno non sia fisiologico e non governabile mentre ha – in maniera palpabile – deluso parte dei presenti quando – su stimolo del dottor Paolo Gulisano – ha raccontato di avere in corpo quattro dosi di vaccino (due di Sputnik, fatto mentre si trovava in Russia e due di Moderna, ripetute al rientro in Italia), ricevute scegliendo di compiere “un atto di fede”, fidandosi dunque della medicina, senza stare nemmeno a disquisire sugli “ingredienti” del siero che, anche qualora resi noti nei dettagli, non avrebbe compreso, non avendo competenze specifiche. “Sono stato nei Paesi dove i vaccini non ci sono – ha detto allargando il discorso ad altre malattie – e ho visto bambini morire come mosche” ha quindi chiosato, dicendosi comunque “di espressione liberista” e dunque non del tutto favorevole ai diktat imposti in Italia durante la pandemia. Assicurando – agli interessati – di essere ancora un generale a tutti gli effetti, pur avvicendato nell'incarico di comando e al momento oggetto di una “inchiesta sommaria”, ha ribadito come, da militare, non abbia violato alcuna norma nel dare alle stampe il suo libro (“che non mi sento proprio di chiamare opera”), aggiungendo altresì un “io non ipoteco il mio futuro” in riferimento al suo eventuale ingresso in politica. “Abbiamo bisogno di lei” l'invocazione di una spettatrice, seduta accanto a Elena Zambetti, altro volto noto della Lega presente in sala, come pure i consiglieri comunali Daniele Butti e Eleonora Rigamonti, impegnati nella gestione degli accessi così come l'assessore Luca Caremi.
Quest'ultimo, a margine della manifestazione di segno opposto in corso all'esterno del Monastero, è stato definito “l'anima nera” della Giunta Ghezzi dal consigliere Diego Colosimo, pronto a rimarcare come l'amministrazione abbia di fatto appoggiato l'ospitata di Vannacci al Lavello, scegliendo in maniera “pilatesca” di non intervenire sulla Fondazione. Il cui CdA, come rimarcato al microfono da Daniele Vanoli, dando il via al giro di interventi che si sono susseguiti sul lungofiume, ha scelto la strada del silenzio, dopo aver “vituperato i valori dello statuto”.
Diversi i cartelli esposti per chiedere le dimissioni del Presidente Roberto Monteleone, seduto invece all'interno, con una sessantina di altre persone. Oltre un centinaio quelle fuori. Per arrivare a 200 coinvolti in tutti, basta sommare carabinieri e poliziotti. Tanti per davvero, loro.
Pochi infatti – e non poteva essere altrimenti vista la capienza naturale della sala prescelta, particolarmente piccola – gli interessati che hanno potuto assistere all'iniziativa, con qualche ulteriore aspirante uditore “rimbalzato” all'ingresso non essendosi preventivamente registrato. E pochi, tutto sommato, anche i partecipanti alla contromanifestazione lanciata da Cambia Calolzio e fatta propria dai sottoscrittori dell'appello rivolto alla consiglio di amministrazione della Fondazione Santa Maria del Lavello affinché quantomeno revocasse la concessione del Monastero quale sede per la presentazione del (contestato) libro “Il mondo al contrario”. Presentazione che, di fatto, non c'è nemmeno stata. Nel senso che il volume – quelle 373 pagine divenute il caso editoriale dell'estate 2023, grazie anche a Pucciarelli e Cazzullo “che mi hanno descritto uno come il mostro di Firenze, l'altro come il nuovo Giulio Cesare”, come sottolineato ironicamente dal generale stesso – è stato solo il pretesto per una chiacchierata a tutto campo con Vannacci, stimolata per lo più dalle domande del pubblico, essendosi quelle del moderatore – Luigi Pedrone, dell'associazione promotrice – volutamente fermate alla genesi del testo e alle reazione popolare, senza punzecchiare l'ospite per esempio chiedendogli chiarimenti sulle frasi riferite alla comunità Lgbt+ o alla “razza” a suo dire maldestramente estrapolate, nemmeno fedelmente.
Circa il primo tema, rispondendo ad un quesito ben più ampio del professor Massimo Tavola – seduto tra il pubblico, così come, per citare la prima fila, i leghisti Carlo Malugani (consigliere provinciale) e Giulio De Capitani – l'ufficiale ha sostenuto “uno dei problemi della nostra società è il relativismo assoluto. A chi conviene una società senza forma? (..) A me non sta bene una società fluida. Parliamo di fluidità sessuale? Cosa significa? Il diritto alla percezione cosa è?” ha così chiesto, paragonando di fatto chi chiede di poter usufruire delle carriere alias ad una cinquantenne che va in anagrafe chiedendo all'impiegato di vedersi scalare vent'anni sentendosi più giovane. “Perché deve vincere la percezione del sesso e non quella dell'età?” ha domandato, rimarcando anche – sempre su spunto dalla platea – come a suo avviso, come già spiegato nel libro, la schiacciatrice della nazionale di volley Paola Egonu plasticamente non rappresenti l'Italia non avendo i tipici tratti che rimandano al nostro Paese. In altri termini, perché di colore.
Non ha risposto, invece, a chi chiedeva come gestirebbe “il problema immigrazione” limitandosi a sottolineare, citando la storia della Cina ma anche il Giappone, come il fenomeno non sia fisiologico e non governabile mentre ha – in maniera palpabile – deluso parte dei presenti quando – su stimolo del dottor Paolo Gulisano – ha raccontato di avere in corpo quattro dosi di vaccino (due di Sputnik, fatto mentre si trovava in Russia e due di Moderna, ripetute al rientro in Italia), ricevute scegliendo di compiere “un atto di fede”, fidandosi dunque della medicina, senza stare nemmeno a disquisire sugli “ingredienti” del siero che, anche qualora resi noti nei dettagli, non avrebbe compreso, non avendo competenze specifiche. “Sono stato nei Paesi dove i vaccini non ci sono – ha detto allargando il discorso ad altre malattie – e ho visto bambini morire come mosche” ha quindi chiosato, dicendosi comunque “di espressione liberista” e dunque non del tutto favorevole ai diktat imposti in Italia durante la pandemia.
Quest'ultimo, a margine della manifestazione di segno opposto in corso all'esterno del Monastero, è stato definito “l'anima nera” della Giunta Ghezzi dal consigliere Diego Colosimo, pronto a rimarcare come l'amministrazione abbia di fatto appoggiato l'ospitata di Vannacci al Lavello, scegliendo in maniera “pilatesca” di non intervenire sulla Fondazione. Il cui CdA, come rimarcato al microfono da Daniele Vanoli, dando il via al giro di interventi che si sono susseguiti sul lungofiume, ha scelto la strada del silenzio, dopo aver “vituperato i valori dello statuto”.
Diversi i cartelli esposti per chiedere le dimissioni del Presidente Roberto Monteleone, seduto invece all'interno, con una sessantina di altre persone. Oltre un centinaio quelle fuori. Per arrivare a 200 coinvolti in tutti, basta sommare carabinieri e poliziotti. Tanti per davvero, loro.
A.M.