Lecco: circonvenzione di incapace, 47enne di nuovo a processo
Il primo processo - per tentata estorsione - si è concluso con l'assoluzione, con la restituzione però degli atti alla Procura perché valutasse l'eventuale contestazione del reato di circonvenzione di incapace. E così è stato. Si è aperto oggi, il procedimento penale "bis" a carico di una donna - Simona B., classe 1976, attualmente detenuta per altra causa - tacciata di aver "spillato" ad un sessantenne lecchese qualcosa come 170 mila euro, riuscendo altresì a farsi indicare quale sua erede. Dinnanzi al giudice Martina Beggio - differente ovviamente rispetto al collega che si è occupato in origine del fascicolo, già arrivato a sentenza - questa mattina sono sfilati diversi operanti della Questura di Lecco, con "l'introduzione" affidata invece a una vicina di casa che, con semplicità, ha inquadrato la vicenda, parlando della persona offesa - i cui interessi sono ora tutelati da un amministratore di sostegno che si è costituto attraverso l'avvocato Sergio Colombo - come di "un ragazzo semplice e tranquillo, ma con problemi", descrivendone poi le "fragilità", acuite con la perdita, nel 2015, dell'unico parente rimastogli, il padre.
La testimone ha altresì parlato di una serie di bollettini postali che la persona offesa avrebbe chiesto a più conoscenti di compilare per lui, riferendo anche circa i rapporti tra l'uomo e alcuni istituti di credito, nonché di un conto "svuotato", per poi ricordare come il vicino, ad un certo punto, fosse arrivato a vivere segregato nella sua stanza, non volendo più uscire, impaurito - parrebbe - da messaggi che riceveva sul cellulare.
Da ultimo la lecchese è stata in grado di riferire anche circa il testamento redatto dalla presunta vittima in favore di Simona B.: "è stata lei a dirmelo" ha sostenuto, parlando dell'imputata che in un'occasione avrebbe incontrato nell'abitazione della parte civile. Chiedendole spiegazioni circa la sua vista, la sconosciuta le avrebbe risposto: "qui è tutto mio".