Calolzio: 5 anni per Peppino De Pasquale (che rischia di tornare in Aula per altra estorsione)
3 anni e mezzo la richiesta di condanna avanzata dalla Procura prima che il processo "tornasse indietro" per un inghippo tecnico.
Un anno meno la seconda proposta avanzata dal PM, lo scorso 21 settembre, quando è stato il momento di rassegnare nuovamente le conclusioni.
5 anni secchi e 2.000 euro di multa la pena irrogata invece quest'oggi dal collegio giudicante del Tribunale di Lecco nei confronti di Peppino De Pasquale, classe 1962, già coinvolto, quasi due decenni fa, nell'inchiesta antimafia Ferrus Equi incentrata sugli affari sporchi dalla sua famiglia, originaria della Calabria ma trapiantata a Calolzio.
I fatti oggetto del procedimento arrivato questo pomeriggio a sentenza risalgono al 2018-2019, con una contestazione riportata poi ulteriormente indietro nel tempo, a seguito del racconto reso in Aula da un giovanotto che sarebbe stato "taglieggiato" - per l'appunto in due distinte occasioni - dall'imputato che avrebbe preteso da lui piccole somme di denaro, danneggiando altresì per rappresaglia la sua automobile, con i finestrini mandati in frantumi a mazzate.
Sullo sfondo una vicenda legata ad un'attività commerciale che avrebbe dovuto coinvolgere - stando all'impianto accusatorio - anche un nipote di De Pasquale, il quale, sottraendosi, avrebbe a sua volta attirato su di sé le ire dello zio che si sarebbe così presentato nella sua abitazione di Valgreghentino, cercando di introdursi nell'appartamento, come esplicitato in un altro dei capi d'imputazione. Circostanza questa ridimensionata però dal ragazzo stesso, riconducendo il fatto a una mera litigata zio-nipote, scegliendo poi di interrompere la propria deposizione, abbandonando l'Aula. Un atteggiamento che lo riporterà in Tribunale: disposta infatti dal collegio la trasmissione degli atti alla Procura affinché proceda alla contestazione a Nicola De Pasquale del reato di falsa testimonianza. Idem per Ernesto De Pasquale, fratello di Peppino, che rischia anche di finire a processo per favoreggiamento. L'uomo, infatti, citato quale teste della difesa, si sarebbe addossato la responsabilità delle lesioni ascritte all'imputato, vendo però smentito dalla presunta vittima di quello “strattone” richiamata appositamente al microfono per far chiarezza sul punto.
Assolto solo in relazione alla faccenda del nipote, per mancanza della querela, anche lo stesso Peppino De Pasquale, rischia di dover tornare in Aula. Nel dare lettura della pesante condanna irrogata, il Presidente Bianca Maria Bianchi, ha disposto infatti anche per lui la trasmissione degli in Procura affinché si valuti una ulteriore ipotesi di estorsione proprio in danno alla vittima delle lesioni.
Scontato invece l'appello avverso a una pronuncia che di fatto ha raddoppiato le richieste della pubblica accusa.
Un anno meno la seconda proposta avanzata dal PM, lo scorso 21 settembre, quando è stato il momento di rassegnare nuovamente le conclusioni.
5 anni secchi e 2.000 euro di multa la pena irrogata invece quest'oggi dal collegio giudicante del Tribunale di Lecco nei confronti di Peppino De Pasquale, classe 1962, già coinvolto, quasi due decenni fa, nell'inchiesta antimafia Ferrus Equi incentrata sugli affari sporchi dalla sua famiglia, originaria della Calabria ma trapiantata a Calolzio.
I fatti oggetto del procedimento arrivato questo pomeriggio a sentenza risalgono al 2018-2019, con una contestazione riportata poi ulteriormente indietro nel tempo, a seguito del racconto reso in Aula da un giovanotto che sarebbe stato "taglieggiato" - per l'appunto in due distinte occasioni - dall'imputato che avrebbe preteso da lui piccole somme di denaro, danneggiando altresì per rappresaglia la sua automobile, con i finestrini mandati in frantumi a mazzate.
Sullo sfondo una vicenda legata ad un'attività commerciale che avrebbe dovuto coinvolgere - stando all'impianto accusatorio - anche un nipote di De Pasquale, il quale, sottraendosi, avrebbe a sua volta attirato su di sé le ire dello zio che si sarebbe così presentato nella sua abitazione di Valgreghentino, cercando di introdursi nell'appartamento, come esplicitato in un altro dei capi d'imputazione. Circostanza questa ridimensionata però dal ragazzo stesso, riconducendo il fatto a una mera litigata zio-nipote, scegliendo poi di interrompere la propria deposizione, abbandonando l'Aula. Un atteggiamento che lo riporterà in Tribunale: disposta infatti dal collegio la trasmissione degli atti alla Procura affinché proceda alla contestazione a Nicola De Pasquale del reato di falsa testimonianza. Idem per Ernesto De Pasquale, fratello di Peppino, che rischia anche di finire a processo per favoreggiamento. L'uomo, infatti, citato quale teste della difesa, si sarebbe addossato la responsabilità delle lesioni ascritte all'imputato, vendo però smentito dalla presunta vittima di quello “strattone” richiamata appositamente al microfono per far chiarezza sul punto.
Assolto solo in relazione alla faccenda del nipote, per mancanza della querela, anche lo stesso Peppino De Pasquale, rischia di dover tornare in Aula. Nel dare lettura della pesante condanna irrogata, il Presidente Bianca Maria Bianchi, ha disposto infatti anche per lui la trasmissione degli in Procura affinché si valuti una ulteriore ipotesi di estorsione proprio in danno alla vittima delle lesioni.
Scontato invece l'appello avverso a una pronuncia che di fatto ha raddoppiato le richieste della pubblica accusa.
A.M.