Galbiate: “Ascoltare le storie dei migranti”. Lo Spot ospita i volontari di Amnesty e ResQ
“Cosa può fare la società civile? Rimanere civile, ascoltare”. Tra le migliaia di iniziative che vengono organizzate ogni giorno, alcune sono più necessarie di altre. In un periodo come questo, dove la realtà è sepolta sotto una marea di opinioni farlocche scambiate per informazioni attendibili, un incontro come quello svoltosi sabato presso Lo Spot a Galbiate rappresenta una fondamentale boccata di ossigeno. Il paradigma utilizzato dagli organizzatori, ovvero Amnesty International Lecco e la sezione di Valmadrera di ResQ People Saving People, è molto semplice: chiedere ad una professionista, come l’avvocato Antonella Cascione, di parlare di ciò di cui è esperta, ovvero le migrazioni.
“Negli ultimi otto anni avrò assistito più di 900 richiedenti asilo. Mi ricordo la storia di ognuno di loro. Ancora oggi, però, non riesco a mettermi nei loro panni poiché è troppo doloroso. Quando si parla di immigrazione non si può catalogare tutto. Ogni storia è diversa” ha spiegato Cascione, membro del coordinamento nazionale rifugiati e migranti di Amnesty International. Di fronte a lei, la piccola veranda del locale adiacente al centro sportivo era piena di persone, tra cui molti giovani.
“Nessuno lascia la certezza per l’ignoto se la certezza non è spaventosa. Secondo l’articolo 10 della nostra Costituzione, la più bella del mondo, chiunque non riesca a vivere secondo dignità nel proprio paese ha diritto a chiedere e ottenere protezione. Nessuno di quelli che scappano è clandestino perché nel momento in cui chiedono aiuto essi diventano regolari” ha proseguito l’esperta di origine genovese. “Arrivano giovani e forti perché sono gli unici che ce la fanno. Le donne che arrivano qui sono tutte vittime di tratta. Per riuscire a fare quel viaggio hanno dato in cambio qualcosa che è stato preso loro con la forza. Alla Libia, oggi, non si sopravvive. Quella non è una nazione e lì non ci sono carceri ma campi di concentramento. Nel sud Sahel, invece, ci sono le guerre tra diverse etnie per la poca terra coltivabile rimasta”.
Di fronte ad una situazione simile, che cosa può fare la società civile? “Rimanere civile e ascoltare. C’è bisogno che la società civile ascolti la storia da chi la può e la sa raccontare. Solo attraverso l’ascolto dei fatti si può comprendere che ogni giorno vengono promosse un sacco di fandonie” ha aggiunto. “La gente in Italia non è razzista ma ha paura di tutto ciò che non conosce. Se la burocrazia e il diritto funzionassero come Dio comanda io potrei lavorare di meno e non esisterebbero neanche gli scafisti. Pensate che a Genova la Prefettura rigetta il 98% delle richieste di protezione. Il 95% di questi rigetti viene poi ribaltato dal tribunale”. ù
Terminato l’intervento dell’avvocato Cascione, ha preso la parola Fabio Agostoni. “Ho scelto di far parte di ResQ perché sono convinto che certi valori vadano difesi e promossi. Quest’associazione nasce per dire che la vita è sacra sempre quindi le persone in pericolo vanno salvate” ha spiegato. “I migranti non sono mossi dal desiderio di venire qui per spacciare, scroccare o imitare la nostra vita. Ciò che muove i migranti è la speranza di un futuro migliore. Come si può fare a fermarla?”. Di fronte all’infinita serie di morti in mare, i volontari di ResQ hanno deciso di non voltarsi più dall’altra parte. “Grazie al supporto di tanti piccoli donatori, siamo riusciti a comprare una nave, attrezzarla e inviarla nel Mediterraneo. È stato un sogno che si è realizzato. Oltre al salvagente, la prima cosa che viene data ai migranti in mare è l’acqua. Essi spesso sono alla deriva tra le onde da ore o da giorni quando li troviamo e hanno un bisogno urgente di idratarsi” ha raccontato ancora Agostoni.
“Oggi, salvare le vite in mare è diventato molto costoso. Le autorità italiane ci obbligano spesso, per esempio, a portare i migranti in porti come La Spezia o Ravenna. Dato che in quelle città mancano le strutture, i migranti vengono poi caricati su un pullman e portati a Reggio Calabria”. Ma questa non è l’unica follia che caratterizza il sistema senza che nessuno se ne accorga. “Una volta dovevo far arrivare in Italia dall’Afganistan una madre hazara con suo figlio. Con fatica eravamo riusciti ad ottenere un regolare visto ma la donna doveva andare a ritirarlo o a Islamabad o a Karachi. Quando ho parlato con i funzionari delle due ambasciate per concordare un appuntamento, uno di loro mi ha chiesto perché la mia assistita non si fosse affidata ad un trafficante come tutti gli altri” ha evidenziato Antonella Cascione. Infine, la chiosa: “In diritto la patria è la riunione di più persone che seguono le stesse norme. Ecco, sarebbe meglio che chi ci governa conosca quelle norme. La Costituzione, comunque, vince sempre”.
Parole accolte da un grande applauso dei presenti, i quali poi hanno sollecitato i relatori con una serie di interessanti domande. La serata si è conclusa con un’apericena e un concerto di “The Wild Homeless Rock Band”.
“Negli ultimi otto anni avrò assistito più di 900 richiedenti asilo. Mi ricordo la storia di ognuno di loro. Ancora oggi, però, non riesco a mettermi nei loro panni poiché è troppo doloroso. Quando si parla di immigrazione non si può catalogare tutto. Ogni storia è diversa” ha spiegato Cascione, membro del coordinamento nazionale rifugiati e migranti di Amnesty International. Di fronte a lei, la piccola veranda del locale adiacente al centro sportivo era piena di persone, tra cui molti giovani.
“Nessuno lascia la certezza per l’ignoto se la certezza non è spaventosa. Secondo l’articolo 10 della nostra Costituzione, la più bella del mondo, chiunque non riesca a vivere secondo dignità nel proprio paese ha diritto a chiedere e ottenere protezione. Nessuno di quelli che scappano è clandestino perché nel momento in cui chiedono aiuto essi diventano regolari” ha proseguito l’esperta di origine genovese. “Arrivano giovani e forti perché sono gli unici che ce la fanno. Le donne che arrivano qui sono tutte vittime di tratta. Per riuscire a fare quel viaggio hanno dato in cambio qualcosa che è stato preso loro con la forza. Alla Libia, oggi, non si sopravvive. Quella non è una nazione e lì non ci sono carceri ma campi di concentramento. Nel sud Sahel, invece, ci sono le guerre tra diverse etnie per la poca terra coltivabile rimasta”.
Di fronte ad una situazione simile, che cosa può fare la società civile? “Rimanere civile e ascoltare. C’è bisogno che la società civile ascolti la storia da chi la può e la sa raccontare. Solo attraverso l’ascolto dei fatti si può comprendere che ogni giorno vengono promosse un sacco di fandonie” ha aggiunto. “La gente in Italia non è razzista ma ha paura di tutto ciò che non conosce. Se la burocrazia e il diritto funzionassero come Dio comanda io potrei lavorare di meno e non esisterebbero neanche gli scafisti. Pensate che a Genova la Prefettura rigetta il 98% delle richieste di protezione. Il 95% di questi rigetti viene poi ribaltato dal tribunale”. ù
Terminato l’intervento dell’avvocato Cascione, ha preso la parola Fabio Agostoni. “Ho scelto di far parte di ResQ perché sono convinto che certi valori vadano difesi e promossi. Quest’associazione nasce per dire che la vita è sacra sempre quindi le persone in pericolo vanno salvate” ha spiegato. “I migranti non sono mossi dal desiderio di venire qui per spacciare, scroccare o imitare la nostra vita. Ciò che muove i migranti è la speranza di un futuro migliore. Come si può fare a fermarla?”. Di fronte all’infinita serie di morti in mare, i volontari di ResQ hanno deciso di non voltarsi più dall’altra parte. “Grazie al supporto di tanti piccoli donatori, siamo riusciti a comprare una nave, attrezzarla e inviarla nel Mediterraneo. È stato un sogno che si è realizzato. Oltre al salvagente, la prima cosa che viene data ai migranti in mare è l’acqua. Essi spesso sono alla deriva tra le onde da ore o da giorni quando li troviamo e hanno un bisogno urgente di idratarsi” ha raccontato ancora Agostoni.
“Oggi, salvare le vite in mare è diventato molto costoso. Le autorità italiane ci obbligano spesso, per esempio, a portare i migranti in porti come La Spezia o Ravenna. Dato che in quelle città mancano le strutture, i migranti vengono poi caricati su un pullman e portati a Reggio Calabria”. Ma questa non è l’unica follia che caratterizza il sistema senza che nessuno se ne accorga. “Una volta dovevo far arrivare in Italia dall’Afganistan una madre hazara con suo figlio. Con fatica eravamo riusciti ad ottenere un regolare visto ma la donna doveva andare a ritirarlo o a Islamabad o a Karachi. Quando ho parlato con i funzionari delle due ambasciate per concordare un appuntamento, uno di loro mi ha chiesto perché la mia assistita non si fosse affidata ad un trafficante come tutti gli altri” ha evidenziato Antonella Cascione. Infine, la chiosa: “In diritto la patria è la riunione di più persone che seguono le stesse norme. Ecco, sarebbe meglio che chi ci governa conosca quelle norme. La Costituzione, comunque, vince sempre”.
Parole accolte da un grande applauso dei presenti, i quali poi hanno sollecitato i relatori con una serie di interessanti domande. La serata si è conclusa con un’apericena e un concerto di “The Wild Homeless Rock Band”.
A.Bes.