Esordio al 'top' per Lecco città dei Promessi Sposi con il Requiem in basilica

Un’apertura solenne per il festival manzoniano che quest’anno celebra il centocinquantesimo anniversario della morte dello scrittore, inaugurato ieri sera nella basilica di San Nicolò dal Requiem composto da Giuseppe Verdi per la morte di Alessandro Manzoni. Un’apertura solenne, come ha ricordato il sindaco Mauro Gattinoni davanti alla navata gremita, che ha unito i nomi di Manzoni e Verdi che «insieme hanno costruito l’Italia».
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Il via ufficiale alla tre giorni di manifestazioni è avvenuta nel pomeriggio a Villa Manzoni con gli interventi di saluto dello stesso sindaco Gattinoni, dell’assessore alla cultura Simona Piazza e del direttore dei musei Mauro Rossetto.
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Mauro Gattinoni

Il primo cittadino ha sottolineato l’importanza degli investimenti per la cultura «che significa investire nei giovani e restituire alla città un patrimonio di conoscenza e relazioni» e rimarcato la necessità di rileggere il Manzoni con l’esperienza della vita che ci fa comprendere come certi personaggi e avvenimenti rispecchino l’uomo e le sue vicende, con uno sguardo per il Renzo che scopre la politica in mezzo ai tumulti di Milano.
Da parte sua, l’assessore a Piazza ha ribadito la necessità di continuare nel tempo a valorizzare il patrimonio materiale e immateriale manzoniano per dare uno spirito alla città.
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Angelo Rusconi

Dopo i saluti, la scena è stata del musicologo Angelo Rusconi che ha tenuto proprio una lezione sul “Requiem” di Verdi che di lì a poco sarebbe stato eseguito in basilica.
Verdi compose il “Requiem” in occasione del primo anniversario della morte di Manzoni avvenuta il 22 maggio 1873. E infatti la prima esecuzione fu nella basilica milanese di San Marco alle 11 del piovoso mattino di venerdì 22 maggio 1874, un’ora forse insolita ma perché allora non si potevano celebrare messe dopo mezzogiorno. Con alcuni problemi “canonici” essendo la messa verdiana scritta secondo il rito romano e andava quindi adattata alla forma ambrosiana. Successivamente, si tennero tre repliche, quello stesso mese di maggio, al Teatro alla Scala.
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Scherzando, Rusconi si è soffermato sull’indicazione di Wikipedia secondo la quale il “Requiem” verdiano sarebbe stato composto tra il 1869 e il 1874: «Essendo nel ’69 Manzoni ancora vivo, come si dice a Roma sembra che in qualche modo gliel’abbia tirata…». In realtà, il 1869 è l’anno della morte di Gioachino Rossini, per commemorare il quale proprio Verdi promosse la stesura di una messa da requiem con la collaborazione di altri 12 compositori, alcuni dei quali oggi dimenticati, ma allora celebri. Per quella messa, Verdi si tenne il brano conclusivo, il “Libera me” del Responsorio. Ma quel progetto non approdò poi a nulla e gli spartiti di quella messa sarebbero stati riscoperti soltanto quarant’anni fa.
Alla morte di Manzoni, Verdi decise quindi di riprendere quel “Libera me” come punto di partenza per il nuovo Requiem che contiene anche quel potente Dies Irae di origine francescana.
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Il “requiem” verdiano – ha proseguito Rusconi – è stato spesso accusato di essere un’opera più teatrale che sacra e certamente l’esperienza operistica di Verdi ha avuto una sua influenza: del resto due brani provengono dalle prime stesure uno del Don Carlos e un altro dall’Aida, brani poi espunti e che sono stati appunto recuperati per la messa manzoniana.
I passaggi più famosi sono appunto il “Dies Irae” e la “Lacrymosa” «ma il Requiem non è solo questo». C’è anche un lavoro in qualche modo connesso a quella che viene definitiva la riforma ceciliana secondo la quale le opere sacre dovessero ispirarsi alle composizioni di Pierluigi da Palestrina al quale Verdi concede pur qualcosa. Però, i “ceciliani” cha andarono in San Marco ad ascoltare il “Requiem” non furono certo soddisfatti, ritenendo quella musica ancora troppo teatrale, a parte l’Agnus Dei «al quale spesso non si bada e nel quale invece Verdi ha fatto qualcosa di straordinario».
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Concludendo la lezione, Rusconi ha rilevato come però rimanesse sospesa una domanda a proposito «di una messa da requiem scritta per il cattolico Manzoni dall’almeno scettico Verdi» ed è proprio il finale della messa la maniera con la quale «Verdi ci ha lasciato con l’interrogativo dell’uomo che non può sottrarsi al mistero della morte, l’interrogativo paragonabile al “non so” del sapiente che non sa ma che cerca, il “non so” di chi si è messo per strada anche se non ha ancora trovato una risposta».
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Chiusura di pomeriggio con un aperitivo con il gin-tonic dei “Promessi sposi” e poi appuntamento in basilica per «il momento più alto del festival» come ha detto l’assessore Piazza: appunto l’esecuzione del Requiem che non poteva mancare ricordando i 150 anni della morte dello scrittore. Esecutori l’orchestra “Antonio Vivaldi” diretta da Filippo Dadone, il coro degli “Amici del Loggione” del Teatro alla Scala (maestro, lo stesso Dadone). il coro San Gregorio Magno (maestro Mauro Trombetta) e i solisti Annarita Taliento (soprano), Giorgia Gazzola (contralto), Danilo Formaggia (tenore), Carlo Agostini (basso). Applausi calorosi e “Lacrymosa” come bis.

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Il festival continua oggi e domani (qui il programma).
Info e prenotazioni: telefono 0341.481.247 e 0341.481.249; e-mail prenotazoni@manzonilecco150anni.it.
Dario Cercek
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