In viaggio a tempo indeterminato/303: di nuovo in Italia! Ripartiamo dal Salento
O di Otranto.
È l'unica cosa che conoscevo di questa città, prima di andare a visitarla qualche giorno fa.
Aiuto! Siamo sbarcati in Italia e rendersene conto è stato complicato.
Dopo due anni ad arrancare sulle strade del mondo, riportiamo il nostro piccolo van in terra natia.
Una strana notte in traghetto, che ci ha fatto realizzare quanto il tono di voce di noi italiani sia qualche decibel sopra quello del resto del mondo, ci ha condotto da Valona a Brindisi.
7 ore di navigazione con il mare calmo che cullava i pensieri. È bastato comprare un biglietto online, arrivare al porto 3 ore prima e salire sulla nave. Sembra assurdo che oggi sia così semplice attraversare questo tratto di mare che fino a trent'anni fa era, per molti, la frontiera invalicabile che separa una vita difficile e di stenti dal sogno di un futuro sereno.
Mentre a mezzanotte ascoltavo involontariamente le animate lamentele di una famiglia a cui avevano assegnato la cabina sbagliata, ripensavo alle immagini di quello sbarco nel 1991.
20.000 persone su una sola nave che navigava da Durazzo a Bari in una notte di agosto.
Quell'evento rappresenta ancora oggi il più grande sbarco di migranti mai giunto in Italia con una sola nave.
“Sono persone, persone disperate. Non possono essere rispedite indietro, noi siamo la loro ultima speranza”. Furono queste le parole del sindaco di Bari quando arrivò al porto e si trovò davanti una marea di uomini e donne in difficoltà.
Sono passati trentadue anni da quell'evento che ha segnato la storia dell'immigrazione in Italia e oggi tutto è cambiato.
L'Albania è diventata una nazione amica, dove andare a fare le vacanze.
E per percorrere il tratto di mare che separa la costa pugliese da quella albanese, basta fare qualche click.
Chissà se ci vorranno altri trent'anni per capire che anche quelli che oggi arrivano da molto più lontano e con mezzi decisamente più improvvisati, "sono persone, persone disperate".
Volevo parlare del nostro rientro in Italia ma ho perso la rotta, cosa che non è successa però al nostro traghetto.
Quindi ore 8, puntuali come un orologio svizzero, eccoci sbarcare a Brindisi.
"Questi sembrano bravi ragazzi" sento dire agli ufficiali del controllo di frontiera mentre ci avviciniamo a bordo del nostro van.
Ha attirato l'attenzione anche in Italia e, infatti, ci fanno aprire il portellone posteriore solo per curiosare un po'.
"Ma quanto è piccolo!"
"Con questo vai ovunque, persino a Capri"
"Io sono alto 1.90 non ci starei mai!"
Risate, strette di mano e ci fanno passare.
Ormai nulla ci separa dall'esplorare questo pezzetto di Italia.
E così iniziamo subito.
Pasticciotto alla crema e caffè con ghiaccio e latte di mandorla.
Finisce lì, tra un sorso e un morso, la nostra dieta a base di gallette di mais e insalata.
Per la verità è durata poco, giusto il tempo di far riposare la mandibola prima del duro lavoro che le toccherà svolgere in Italia.
Noi siamo convinti sostenitori dell'idea che per conoscere davvero un Paese sia necessario anche assaggiare le prelibatezze locali.
"La cultura passa anche dal cibo" è sempre stato il nostro mantra.
Ci è servito come frase motivazionale per riuscire ad addentare cibi così piccanti da far piangere al solo sguardo o zuppe così torbide da non riconoscerne il contenuto.
Ma l'abbiamo usato anche come scusa per mangiarci un dolce "porcoso" o una pizza di troppo.
E siccome abbiamo deciso che questa parentesi italiana vogliamo viverla come se fossimo turisti stranieri che esplorano lo stivale, ecco che il mantra diventa più che mai attuale.
Dopo tutto credo che nel nostro dna ci sia traccia di pomodoro, basilico e mozzarelle... non possiamo tirarci indietro al nostro destino.
Ok, delirio culinario finito.
Tornare per un po' in Italia è sempre complesso per noi. Qui ci sono le persone che più amiamo, ma anche i motivi per cui siamo andati via.
A questo si aggiunge che dopo 6 anni, è diventato impossibile tenere a bada la nostra voglia di esplorare e scoprire. Quindi questa volta abbiamo deciso di darle sfogo in zone del Paese che non conosciamo.
Il Salento ci è sembrato da subito il punto di partenza adatto.
Tanto amato quanto invaso dai turisti in estate, fuori stagione ci è apparso come un gioiello bianco e misterioso.
O di Otranto, abbiamo iniziato da qui. Da una città con un mare color smeraldo e gli edifici costruiti con accogliente e calda pietra leccese.
Proveremo a guardare tutto con gli occhi di un bambino che osserva per la prima volta ciò che lo circonda.
Stupore e ingenuità.
Sarà l'esercizio più complesso da fare perché sull'Italia abbiamo già idee e pregiudizi.
Vederla sotto una nuova luce è la nostra missione delle prossime settimane.
Ce la faremo? La vedo dura!
Nel frattempo ci mangiamo un rustico pugliese, rigorosamente pomodoro e besciamella.
È l'unica cosa che conoscevo di questa città, prima di andare a visitarla qualche giorno fa.
Aiuto! Siamo sbarcati in Italia e rendersene conto è stato complicato.
Dopo due anni ad arrancare sulle strade del mondo, riportiamo il nostro piccolo van in terra natia.
Una strana notte in traghetto, che ci ha fatto realizzare quanto il tono di voce di noi italiani sia qualche decibel sopra quello del resto del mondo, ci ha condotto da Valona a Brindisi.
7 ore di navigazione con il mare calmo che cullava i pensieri. È bastato comprare un biglietto online, arrivare al porto 3 ore prima e salire sulla nave. Sembra assurdo che oggi sia così semplice attraversare questo tratto di mare che fino a trent'anni fa era, per molti, la frontiera invalicabile che separa una vita difficile e di stenti dal sogno di un futuro sereno.
Mentre a mezzanotte ascoltavo involontariamente le animate lamentele di una famiglia a cui avevano assegnato la cabina sbagliata, ripensavo alle immagini di quello sbarco nel 1991.
20.000 persone su una sola nave che navigava da Durazzo a Bari in una notte di agosto.
Quell'evento rappresenta ancora oggi il più grande sbarco di migranti mai giunto in Italia con una sola nave.
“Sono persone, persone disperate. Non possono essere rispedite indietro, noi siamo la loro ultima speranza”. Furono queste le parole del sindaco di Bari quando arrivò al porto e si trovò davanti una marea di uomini e donne in difficoltà.
Sono passati trentadue anni da quell'evento che ha segnato la storia dell'immigrazione in Italia e oggi tutto è cambiato.
L'Albania è diventata una nazione amica, dove andare a fare le vacanze.
E per percorrere il tratto di mare che separa la costa pugliese da quella albanese, basta fare qualche click.
Chissà se ci vorranno altri trent'anni per capire che anche quelli che oggi arrivano da molto più lontano e con mezzi decisamente più improvvisati, "sono persone, persone disperate".
Volevo parlare del nostro rientro in Italia ma ho perso la rotta, cosa che non è successa però al nostro traghetto.
Quindi ore 8, puntuali come un orologio svizzero, eccoci sbarcare a Brindisi.
"Questi sembrano bravi ragazzi" sento dire agli ufficiali del controllo di frontiera mentre ci avviciniamo a bordo del nostro van.
Ha attirato l'attenzione anche in Italia e, infatti, ci fanno aprire il portellone posteriore solo per curiosare un po'.
"Ma quanto è piccolo!"
"Con questo vai ovunque, persino a Capri"
"Io sono alto 1.90 non ci starei mai!"
Risate, strette di mano e ci fanno passare.
Ormai nulla ci separa dall'esplorare questo pezzetto di Italia.
E così iniziamo subito.
Pasticciotto alla crema e caffè con ghiaccio e latte di mandorla.
Finisce lì, tra un sorso e un morso, la nostra dieta a base di gallette di mais e insalata.
Per la verità è durata poco, giusto il tempo di far riposare la mandibola prima del duro lavoro che le toccherà svolgere in Italia.
Noi siamo convinti sostenitori dell'idea che per conoscere davvero un Paese sia necessario anche assaggiare le prelibatezze locali.
"La cultura passa anche dal cibo" è sempre stato il nostro mantra.
Ci è servito come frase motivazionale per riuscire ad addentare cibi così piccanti da far piangere al solo sguardo o zuppe così torbide da non riconoscerne il contenuto.
Ma l'abbiamo usato anche come scusa per mangiarci un dolce "porcoso" o una pizza di troppo.
E siccome abbiamo deciso che questa parentesi italiana vogliamo viverla come se fossimo turisti stranieri che esplorano lo stivale, ecco che il mantra diventa più che mai attuale.
Dopo tutto credo che nel nostro dna ci sia traccia di pomodoro, basilico e mozzarelle... non possiamo tirarci indietro al nostro destino.
Ok, delirio culinario finito.
Tornare per un po' in Italia è sempre complesso per noi. Qui ci sono le persone che più amiamo, ma anche i motivi per cui siamo andati via.
A questo si aggiunge che dopo 6 anni, è diventato impossibile tenere a bada la nostra voglia di esplorare e scoprire. Quindi questa volta abbiamo deciso di darle sfogo in zone del Paese che non conosciamo.
Il Salento ci è sembrato da subito il punto di partenza adatto.
Tanto amato quanto invaso dai turisti in estate, fuori stagione ci è apparso come un gioiello bianco e misterioso.
O di Otranto, abbiamo iniziato da qui. Da una città con un mare color smeraldo e gli edifici costruiti con accogliente e calda pietra leccese.
Proveremo a guardare tutto con gli occhi di un bambino che osserva per la prima volta ciò che lo circonda.
Stupore e ingenuità.
Sarà l'esercizio più complesso da fare perché sull'Italia abbiamo già idee e pregiudizi.
Vederla sotto una nuova luce è la nostra missione delle prossime settimane.
Ce la faremo? La vedo dura!
Nel frattempo ci mangiamo un rustico pugliese, rigorosamente pomodoro e besciamella.
Angela (e Paolo)