Truffa da 32mila euro con un assegno clonato. Anziano condannato a 2 anni e 2 mesi
Due anni e due mesi, senza il beneficio della sospensione condizionale della pena. E' la condanna inflitta nel primo pomeriggio odierno dal dr.Paolo Salvatore, giudice del Tribunale di Lecco, a Benvenuto M., classe 1944 e residente in città, finito a processo per un episodio di truffa risalente a più di un lustro fa.
Secondo le contestazioni mosse dalla Procura a suo carico, sarebbe stato l'uomo - assistito d'ufficio dall'avvocato Nadia Invernizzi - ad intascare 32.000 euro, raggirando un ignaro soggetto con casa in Sicilia, di qualche anno più giovane. Quest'ultimo dopo aver notato con interesse l'inserzione online relativa ad un camper, aveva preso contatti con il venditore (ovvero l'odierno imputato), presentatosi inizialmente come tale Walter.
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Trovato l'accordo sul prezzo, quest'ultimo avrebbe chiesto di avere una foto dell'assegno circolare che l'acquirente, nel frattempo, era andato a compilare in Posta. L'indomani i due si sarebbero dovuti trovare a Milano, per lo scambio veicolo-titolo di pagamento. Ma alle prime scuse accampate dal presunto titolare del mezzo, il 70enne aveva realizzato di essere stato in qualche modo ingannato. Presentatosi in Posta nelle ore successive per chiedere di stornare l'assegno....l'amara sorpresa: i 32.000 euro erano già stati incassati. Peccato che il ''titolo'' il siciliano lo avesse ancora fra le mani, non essendoci stato alcuno scambio con il venditore del camper.
Dalle indagini avviate dalle forze dell'ordine - notiziate dell'accaduto dalla stessa vittima - era emerso un quadro piuttosto sconcertante. Ricevuta la foto dell'assegno dalla persona offesa, il truffatore nonchè odierno imputato (secondo la ricostruzione della pubblica accusa) sarebbe riuscito ad esibire una copia ben eseguita dello stesso all'ufficio postale di Oggiono. Nonostante si trattasse di un falso, il lettore in uso alla sportellista lo avrebbe ''passato'' senza alcun problema. L'unico dubbio parrebbe essere venuto alla cassiera che avrebbe chiesto alla direttrice (una sostituta della responsabile, in ferie) come fosse possibile che il soggetto presente al suo cospetto avesse tra le mani un titolo emesso nella stessa giornata in Sicilia.
L'operazione era stata però portata a termine, con tanto di denaro confluito sul conto corrente del signor Benvenuto M., aperto dallo stesso a Malgrate. Dei 32.000 euro poi, 29.000 euro sarebbero stati ulteriormente movimentati con una carta prepagata fino a sparire nel nulla. Il tutto lasciando ovviamente il siciliano senza il suo camper, ma anche senza soldi. Insomma, oltre al danno...la beffa, come si suol dire.
All'odierno imputato gli inquirenti sarebbero arrivati piuttosto facilmente perchè proprio lui risultava essere l'intestatario del conto sul quale era finito il denaro.
Una serie di elementi, quelli emersi nel corso dell'istruttoria dibattimentale, che hanno portato il vpo Caterina Scarselli - in Aula quest'oggi in rappresentanza della pubblica accusa - a chiedere la condanna del 79enne a un anno e otto mesi, oltre al pagamento di una multa pari a 500 euro.
Si è invece battuta per l'assoluzione del proprio assistito l'avvocato Invernizzi, secondo la quale non sarebbe stata accertata - senza ogni ragionevole dubbio - l'identità del presunto truffatore, nei confronti del quale peraltro Poste non avrebbe assunto provvedimenti, limitandosi a risarcire la persona offesa.
Di altro avviso il giudice Salvatore che, ritiratosi in camera di consiglio, ha disposto la condanna del 79enne alla pena di due anni e due mesi di relcusione, oltre al pagamento delle spese processuali, motivando contestualmente la sentenza letta pochi istanti prima.
Secondo le contestazioni mosse dalla Procura a suo carico, sarebbe stato l'uomo - assistito d'ufficio dall'avvocato Nadia Invernizzi - ad intascare 32.000 euro, raggirando un ignaro soggetto con casa in Sicilia, di qualche anno più giovane. Quest'ultimo dopo aver notato con interesse l'inserzione online relativa ad un camper, aveva preso contatti con il venditore (ovvero l'odierno imputato), presentatosi inizialmente come tale Walter.
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Trovato l'accordo sul prezzo, quest'ultimo avrebbe chiesto di avere una foto dell'assegno circolare che l'acquirente, nel frattempo, era andato a compilare in Posta. L'indomani i due si sarebbero dovuti trovare a Milano, per lo scambio veicolo-titolo di pagamento. Ma alle prime scuse accampate dal presunto titolare del mezzo, il 70enne aveva realizzato di essere stato in qualche modo ingannato. Presentatosi in Posta nelle ore successive per chiedere di stornare l'assegno....l'amara sorpresa: i 32.000 euro erano già stati incassati. Peccato che il ''titolo'' il siciliano lo avesse ancora fra le mani, non essendoci stato alcuno scambio con il venditore del camper.
Dalle indagini avviate dalle forze dell'ordine - notiziate dell'accaduto dalla stessa vittima - era emerso un quadro piuttosto sconcertante. Ricevuta la foto dell'assegno dalla persona offesa, il truffatore nonchè odierno imputato (secondo la ricostruzione della pubblica accusa) sarebbe riuscito ad esibire una copia ben eseguita dello stesso all'ufficio postale di Oggiono. Nonostante si trattasse di un falso, il lettore in uso alla sportellista lo avrebbe ''passato'' senza alcun problema. L'unico dubbio parrebbe essere venuto alla cassiera che avrebbe chiesto alla direttrice (una sostituta della responsabile, in ferie) come fosse possibile che il soggetto presente al suo cospetto avesse tra le mani un titolo emesso nella stessa giornata in Sicilia.
L'operazione era stata però portata a termine, con tanto di denaro confluito sul conto corrente del signor Benvenuto M., aperto dallo stesso a Malgrate. Dei 32.000 euro poi, 29.000 euro sarebbero stati ulteriormente movimentati con una carta prepagata fino a sparire nel nulla. Il tutto lasciando ovviamente il siciliano senza il suo camper, ma anche senza soldi. Insomma, oltre al danno...la beffa, come si suol dire.
All'odierno imputato gli inquirenti sarebbero arrivati piuttosto facilmente perchè proprio lui risultava essere l'intestatario del conto sul quale era finito il denaro.
Una serie di elementi, quelli emersi nel corso dell'istruttoria dibattimentale, che hanno portato il vpo Caterina Scarselli - in Aula quest'oggi in rappresentanza della pubblica accusa - a chiedere la condanna del 79enne a un anno e otto mesi, oltre al pagamento di una multa pari a 500 euro.
Si è invece battuta per l'assoluzione del proprio assistito l'avvocato Invernizzi, secondo la quale non sarebbe stata accertata - senza ogni ragionevole dubbio - l'identità del presunto truffatore, nei confronti del quale peraltro Poste non avrebbe assunto provvedimenti, limitandosi a risarcire la persona offesa.
Di altro avviso il giudice Salvatore che, ritiratosi in camera di consiglio, ha disposto la condanna del 79enne alla pena di due anni e due mesi di relcusione, oltre al pagamento delle spese processuali, motivando contestualmente la sentenza letta pochi istanti prima.
G.C.