In viaggio a tempo indeterminato/302: in Albania con la famiglia
Vacanze in Albania.
No, non è il titolo di un cinepattone alla Boldi-De Sica.
Ma è sicuramente il nome del vortice in cui ci siamo infilati nei giorni scorsi.
Mia mamma e i miei zii ci sono venuti a trovare proprio in terra albanese. Non vedevo l'ora di portarli in questa avventura in un Paese che due anni fa abbiamo amato molto.
Sapevo, però, che in questa missione avremmo corso parecchi rischi. Perché l'Albania è bellissima ma anche complicata e impegnativa.
Si può decidere di viverla come luogo di villeggiatura estiva, ammirandola da sdraiati sotto un ombrellone. Oppure si può provare ad andare più a fondo e grattare un pochino la superficie, esplorando diverse zone di un Paese che è grande un decimo dell'Italia.
Noi, ovviamente, avremmo scelto la seconda opzione a mani basse ma, per accontentare tutte le necessità, abbiamo deciso di fare un mix.
Tour di 5 località diverse, 3 sulla costa e 2 nell'entroterra. Mare e montagna. Cultura e relax. Zone turistiche e zone tranquille.
La mia non è una famiglia di viaggiatori. I miei genitori non hanno mai fatto grandi viaggi e, quando ero bambina, le vacanze estive si svolgevano rigorosamente in Liguria. Io e mia sorella siamo state l'eccezione. "Non so da chi abbiate preso" dice spesso mia mamma.
Ma viaggiare e organizzare un viaggio sono due cose ben diverse. Cambiano le prospettive, gli obiettivi e le variabili da considerare.
So che in questo periodo storico l'evoluzione naturale di molti viaggiatori e travel blogger è quella di organizzare viaggi di gruppo.
Spopolano ormai i tour verso mete esotiche da scoprire insieme a viaggiatori che conosci attraverso i social.
Dopo aver provato a organizzare un itinerario di 7 giorni per i miei familiari, mi rendo conto di quanto sia complesso e stressante.
E calcoliamo che con la mia famiglia potevo pure discutere apertamente, cosa che il tour leader di un viaggio di gruppo difficilmente potrà fare.
Ok, detta così sembra che sia stata una faticata organizzare questa settimana. In realtà è stato molto più semplice del previsto. Ma credo che in questo caso il merito non sia stato il nostro, ma dell'Albania stessa.
Per riprendere il discorso di prima, né mia mamma né i miei zii sono grandi viaggiatori ma amano scoprire e buttarsi in nuove esperienze... purché non siano troppo "esotiche".
E un Paese come l'Albania per questa esperienza è perfetto.
Hai alcune certezze italiche come il buon cibo e il fatto che molti parlano italiano. Ma hai quel pizzico di esotico che non manca.
È la storia dell'Albania a renderla speciale, ma non voglio ora stare a riassumere il periodo di dittatura e quello che ne è venuto dopo, di quella fase ho ampiamente parlato nell'articolo della scorsa settimana.
Quello su cui voglio focalizzare l'attenzione è sul cambiamento che in pochi giorni ha fatto la mia famiglia.
Partiamo con il dire che anche loro avevano alte aspettative, soprattutto per l'aspetto "marino".
Ecco, appena atterrati non è che fossero più così convinti di aver fatto la scelta giusta.
"Ma che brutti questi palazzi!"
"Ma come si fa a costruire questi obbrobri davanti al mare?"
"Quanta spazzatura in giro!"
Ripetevano, mentre a bordo della macchina a noleggio percorrevamo le prime strade albanesi.
"Però le strade qui sono perfette!"
Ah, qualcosa di positivo! Pensavo io mentre realizzavo che, forse, avevo sottovalutato l'impatto con l'Albania.
E così, per evitare che la settimana insieme diventasse un disastro, provavo a spiegare la complessità di questo Paese da cui in tantissimi sono dovuti fuggire.
Provavo a raccontargli quale fosse la bellezza grezza di questa nazione, quale il suo potenziale.
Ma all'apparire di un nuovo blocco fatiscente di cemento, ogni mio tentativo sembrava vano.
La realtà è che, ormai, io e Paolo certi dettagli non li notiamo più.
I nostri occhi si sono abituati a certe immagini, a certe situazioni, che ci sembrano "normali".
Non è che non vediamo l'immondizia o i palazzoni, semplicemente non ci sembrano degni di nota. È anche vero che noi, in questo senso, abbiamo visto gli estremi. In confronto all'immondizia dell'India o ai palazzi sovietici di Armenia e Georgia, l'Albania sembra New York.
È una riflessione importante quella che questa esperienza con la mia famiglia mi ha fatto fare. Mi sono resa conto che quando ci abituiamo a qualcosa, finiamo per non farci più caso. E questo vale sia in positivo che in negativo.
Se ci abituiamo alla bellezza e alla gentilezza, non le notiamo più e le diamo per scontate.
Così come se ci abituiamo al brutto e alla cattiveria e indifferenza, finiamo per credere che tutto il mondo sia così.
Non sto dicendo che l'Albania sia brutta e nemmeno che sia "cattiva", anzi!
Perché in questi sette giorni insieme in Albania, io e Paolo non abbiamo cambiato idea su questo Paese, ma la mia famiglia sì.
Il vero colpo di scena è stato che a un certo punto, improvvisamente, hanno smesso di guardare i palazzoni e i cumuli di spazzatura e si sono innamorati di ciò che li circondava.
Il mare gli è sembrato più limpido, il cibo più saporito, la gente più accogliente.
È stato un bellissimo esercizio per tutti perché tutti insieme siamo andati oltre la superficie.
Da vacanza a terapia di gruppo il passo è breve!
A parte gli scherzi, ce la siamo davvero goduta.
No, non è il titolo di un cinepattone alla Boldi-De Sica.
Ma è sicuramente il nome del vortice in cui ci siamo infilati nei giorni scorsi.
Mia mamma e i miei zii ci sono venuti a trovare proprio in terra albanese. Non vedevo l'ora di portarli in questa avventura in un Paese che due anni fa abbiamo amato molto.
Sapevo, però, che in questa missione avremmo corso parecchi rischi. Perché l'Albania è bellissima ma anche complicata e impegnativa.
Si può decidere di viverla come luogo di villeggiatura estiva, ammirandola da sdraiati sotto un ombrellone. Oppure si può provare ad andare più a fondo e grattare un pochino la superficie, esplorando diverse zone di un Paese che è grande un decimo dell'Italia.
Noi, ovviamente, avremmo scelto la seconda opzione a mani basse ma, per accontentare tutte le necessità, abbiamo deciso di fare un mix.
Tour di 5 località diverse, 3 sulla costa e 2 nell'entroterra. Mare e montagna. Cultura e relax. Zone turistiche e zone tranquille.
La mia non è una famiglia di viaggiatori. I miei genitori non hanno mai fatto grandi viaggi e, quando ero bambina, le vacanze estive si svolgevano rigorosamente in Liguria. Io e mia sorella siamo state l'eccezione. "Non so da chi abbiate preso" dice spesso mia mamma.
Ma viaggiare e organizzare un viaggio sono due cose ben diverse. Cambiano le prospettive, gli obiettivi e le variabili da considerare.
So che in questo periodo storico l'evoluzione naturale di molti viaggiatori e travel blogger è quella di organizzare viaggi di gruppo.
Spopolano ormai i tour verso mete esotiche da scoprire insieme a viaggiatori che conosci attraverso i social.
Dopo aver provato a organizzare un itinerario di 7 giorni per i miei familiari, mi rendo conto di quanto sia complesso e stressante.
E calcoliamo che con la mia famiglia potevo pure discutere apertamente, cosa che il tour leader di un viaggio di gruppo difficilmente potrà fare.
Ok, detta così sembra che sia stata una faticata organizzare questa settimana. In realtà è stato molto più semplice del previsto. Ma credo che in questo caso il merito non sia stato il nostro, ma dell'Albania stessa.
Per riprendere il discorso di prima, né mia mamma né i miei zii sono grandi viaggiatori ma amano scoprire e buttarsi in nuove esperienze... purché non siano troppo "esotiche".
E un Paese come l'Albania per questa esperienza è perfetto.
Hai alcune certezze italiche come il buon cibo e il fatto che molti parlano italiano. Ma hai quel pizzico di esotico che non manca.
È la storia dell'Albania a renderla speciale, ma non voglio ora stare a riassumere il periodo di dittatura e quello che ne è venuto dopo, di quella fase ho ampiamente parlato nell'articolo della scorsa settimana.
Quello su cui voglio focalizzare l'attenzione è sul cambiamento che in pochi giorni ha fatto la mia famiglia.
Partiamo con il dire che anche loro avevano alte aspettative, soprattutto per l'aspetto "marino".
Ecco, appena atterrati non è che fossero più così convinti di aver fatto la scelta giusta.
"Ma che brutti questi palazzi!"
"Ma come si fa a costruire questi obbrobri davanti al mare?"
"Quanta spazzatura in giro!"
Ripetevano, mentre a bordo della macchina a noleggio percorrevamo le prime strade albanesi.
"Però le strade qui sono perfette!"
Ah, qualcosa di positivo! Pensavo io mentre realizzavo che, forse, avevo sottovalutato l'impatto con l'Albania.
E così, per evitare che la settimana insieme diventasse un disastro, provavo a spiegare la complessità di questo Paese da cui in tantissimi sono dovuti fuggire.
Provavo a raccontargli quale fosse la bellezza grezza di questa nazione, quale il suo potenziale.
Ma all'apparire di un nuovo blocco fatiscente di cemento, ogni mio tentativo sembrava vano.
La realtà è che, ormai, io e Paolo certi dettagli non li notiamo più.
I nostri occhi si sono abituati a certe immagini, a certe situazioni, che ci sembrano "normali".
Non è che non vediamo l'immondizia o i palazzoni, semplicemente non ci sembrano degni di nota. È anche vero che noi, in questo senso, abbiamo visto gli estremi. In confronto all'immondizia dell'India o ai palazzi sovietici di Armenia e Georgia, l'Albania sembra New York.
È una riflessione importante quella che questa esperienza con la mia famiglia mi ha fatto fare. Mi sono resa conto che quando ci abituiamo a qualcosa, finiamo per non farci più caso. E questo vale sia in positivo che in negativo.
Se ci abituiamo alla bellezza e alla gentilezza, non le notiamo più e le diamo per scontate.
Così come se ci abituiamo al brutto e alla cattiveria e indifferenza, finiamo per credere che tutto il mondo sia così.
Non sto dicendo che l'Albania sia brutta e nemmeno che sia "cattiva", anzi!
Perché in questi sette giorni insieme in Albania, io e Paolo non abbiamo cambiato idea su questo Paese, ma la mia famiglia sì.
Il vero colpo di scena è stato che a un certo punto, improvvisamente, hanno smesso di guardare i palazzoni e i cumuli di spazzatura e si sono innamorati di ciò che li circondava.
Il mare gli è sembrato più limpido, il cibo più saporito, la gente più accogliente.
È stato un bellissimo esercizio per tutti perché tutti insieme siamo andati oltre la superficie.
Da vacanza a terapia di gruppo il passo è breve!
A parte gli scherzi, ce la siamo davvero goduta.
Angela (e Paolo)