Lecco-Bergamo: preoccupazione a Palazzo Bovara per l'impatto del cantiere
Anche a Palazzo Bovara si è discusso della ripartenza dell’iter della variante San Girolamo alla ss639, meglio conosciuta come Lecco-Bergamo, per decidere quale parere esprimerà il Comune di Lecco in sede di conferenza dei servizi decisoria che si concluderà entro il 4 di ottobre con tutte le osservazioni degli enti coinvolti. L’attenzione del sindaco Mauro Gattinoni e dei commissari della commissione V si è concentrata sulle tre alternative progettuali proposte da Anas che si differenziano per il tracciato in galleria, la metodologia di scavo e di messa in sicurezza e l’area di cantiere con dei riflessi importanti sulla necessità di effettuare espropri e di spostare famiglie e attività produttive per un certo periodo di tempo. I tempi richiesti dalle tre varianti sono compatibili: richiedono un anno o un anno e mezzo di progettazione e quattro o cinque di cantiere, per un totale di cinque/sette anni per realizzare questi due chilometri di strada che verranno a costare 230, 260 o 300 milioni di euro a seconda del progetto che si sceglierà di intraprendere.
A spiegare nel merito che cosa differenza le tre alternative è l’ingegner Alessandro Crippa, dirigente dell’area 6. Per quanto riguarda l’imbocco della galleria nel territorio lecchese in tutte le soluzioni è previsto l’utilizzo della rotatoria e del viadotto già realizzati. A livello viabilistico la prima alternativa è quella che più ricalca il progetto del 2011, le altre due presentano delle piccole variazioni nell’uscita della galleria a Calolziocorte. La seconda soluzione è quella che più si discosta dalle altre per quanto riguarda lo scavo, che in questo caso sarebbe realizzato mediante una “talpa”, una tecnologia più costosa che ha però il vantaggio di non necessitare l’asportazione di materiale e attività di consolidamento. La soluzione 1 e 3 invece richiedono l’individuazione di un’area di cantiere per il deposito del materiale scavato che è stato individuato in una parte dell’area parcheggio del centro del Bione, dove viene sistemato il lunapark, e un’altra equivalente a Calolzio, oltre che l’occupazione temporanea di alcune zone e quindi il “trasloco” di famiglie e attività che lì insistono. La soluzione 3, rispetto alla 1, prevede un tracciato più lungo e costi maggiori ma va a minimizzare la necessità di espropri e di inutilizzo temporaneo di alcuni edifici. Nel presentare le tre soluzioni Anas ha stilato anche una matrice che assegna a ciascuna delle alternative un certo punteggio sulla base di alcune variabili e la soluzione migliore individuata con questo metodo è la terza che richiede però l’individuazione di aree di cantiere rilevanti sia a Lecco sia a Calolzio.
Diversi i pareri dei consiglieri lecchesi, con Corrado Valsecchi (Appello per Lecco) che si è espresso a favore della prima proposta “altrimenti si rischia di veder depauperato quanto fatto in precedenza, laddove c’è già stata progettazione e studi. Non escludo il secondo tracciato ma solo se c’è copertura di spesa immediata per coprire i maggiori costi”. Giovanni Tagliaferri (Gruppo Misto) ha evidenziato i disagi che soluzioni come la uno e la tre comporterebbero per il Comune di Lecco per quanto riguarda la viabilità e l’impatto dell’area di cantiere. Un aspetto sottolineato anche da Alberto Anghileri (Con la sinistra cambia Lecco): “Spendere 290 milioni per due chilometri di strada mi sembra già una bestemmia, almeno scegliamo quella che crea meno disagi per i cittadini”. Un altro elemento ricordato da Anghileri e ripreso da Stefania Valsecchi (Fattore Lecco) riguarda i detriti che verranno depositati nell’area di cantiere: “Quella del Bione è già un’area difficile e sarebbe preoccupante se sorgesse una montagna di terra e cumuli”. Tanto più che, come ha ricordato Alessio Dossi di Ambientalmente, oltre alla riqualificazione del centro sportivo e alla costruzione del quarto ponte, c’è in programma anche la riqualificazione della foce del torrente Bione: “È un posto che fa schifo e che va assolutamente riqualificato, se ci mettiamo la montagna di detriti… la soluzione due è quella che ci garantisce un po’ di più”.
Le ipotesi sul tavolo verranno spiegate alla cittadinanza la prossima settimana a Chiuso (qui i dettagli).
A spiegare nel merito che cosa differenza le tre alternative è l’ingegner Alessandro Crippa, dirigente dell’area 6. Per quanto riguarda l’imbocco della galleria nel territorio lecchese in tutte le soluzioni è previsto l’utilizzo della rotatoria e del viadotto già realizzati. A livello viabilistico la prima alternativa è quella che più ricalca il progetto del 2011, le altre due presentano delle piccole variazioni nell’uscita della galleria a Calolziocorte. La seconda soluzione è quella che più si discosta dalle altre per quanto riguarda lo scavo, che in questo caso sarebbe realizzato mediante una “talpa”, una tecnologia più costosa che ha però il vantaggio di non necessitare l’asportazione di materiale e attività di consolidamento. La soluzione 1 e 3 invece richiedono l’individuazione di un’area di cantiere per il deposito del materiale scavato che è stato individuato in una parte dell’area parcheggio del centro del Bione, dove viene sistemato il lunapark, e un’altra equivalente a Calolzio, oltre che l’occupazione temporanea di alcune zone e quindi il “trasloco” di famiglie e attività che lì insistono. La soluzione 3, rispetto alla 1, prevede un tracciato più lungo e costi maggiori ma va a minimizzare la necessità di espropri e di inutilizzo temporaneo di alcuni edifici. Nel presentare le tre soluzioni Anas ha stilato anche una matrice che assegna a ciascuna delle alternative un certo punteggio sulla base di alcune variabili e la soluzione migliore individuata con questo metodo è la terza che richiede però l’individuazione di aree di cantiere rilevanti sia a Lecco sia a Calolzio.
Diversi i pareri dei consiglieri lecchesi, con Corrado Valsecchi (Appello per Lecco) che si è espresso a favore della prima proposta “altrimenti si rischia di veder depauperato quanto fatto in precedenza, laddove c’è già stata progettazione e studi. Non escludo il secondo tracciato ma solo se c’è copertura di spesa immediata per coprire i maggiori costi”. Giovanni Tagliaferri (Gruppo Misto) ha evidenziato i disagi che soluzioni come la uno e la tre comporterebbero per il Comune di Lecco per quanto riguarda la viabilità e l’impatto dell’area di cantiere. Un aspetto sottolineato anche da Alberto Anghileri (Con la sinistra cambia Lecco): “Spendere 290 milioni per due chilometri di strada mi sembra già una bestemmia, almeno scegliamo quella che crea meno disagi per i cittadini”. Un altro elemento ricordato da Anghileri e ripreso da Stefania Valsecchi (Fattore Lecco) riguarda i detriti che verranno depositati nell’area di cantiere: “Quella del Bione è già un’area difficile e sarebbe preoccupante se sorgesse una montagna di terra e cumuli”. Tanto più che, come ha ricordato Alessio Dossi di Ambientalmente, oltre alla riqualificazione del centro sportivo e alla costruzione del quarto ponte, c’è in programma anche la riqualificazione della foce del torrente Bione: “È un posto che fa schifo e che va assolutamente riqualificato, se ci mettiamo la montagna di detriti… la soluzione due è quella che ci garantisce un po’ di più”.
Le ipotesi sul tavolo verranno spiegate alla cittadinanza la prossima settimana a Chiuso (qui i dettagli).
M.V.