Festival Treccani: 'Dieci mosse per affrontare il futuro' spiegate da mr. Eataly
«Dobbiamo smetterla di incazzarci, il futuro dobbiamo trovarlo nell’armonia». Così il celebre imprenditore Oscar Farinetti, fondatore tra le altre cose di Eataly che oggi ha una cinquantina di strutture in tutto il mondo, ha concluso l’incontro tenutosi nell’ambito del Festival Treccani della lingua italiana in corso in questi giorni in città.
Nella sala del Palazzo del Commercio, Farinetti ha presentato il suo libro appena uscito per le edizioni Solferino, “Dieci mosse per affrontare il futuro”, serie di consigli sulla vita suggeriti in una sorta di dialogo con Leonardo: come gestire le imperfezioni, la semplicità, il globale e il locale, il saper narrare perché se fai le cose e nessuno lo sanon serve a niente, la necessità di passare dal senso del dovere a quello della bellezza, mai mollare, restare giovani, saper copiare ricordando come l’ungherese Biro inventò la penna a sfera copiata dal francese Bic che la perfezionò e si arricchì, saper cambiare e vivere con coraggio, ottimismo e fiducia.
Farinetti ha cominciato parlando dei ventenni che è la prima generazione nata nella “merda”, la prima generazione che sa di non poter aspirare a qualcosa di meglio rispetto ai propri genitori, ma è la generazione Z che ci salverà e nostro compito è non allontanarli dalle loro speranze e aiutarli. Ha poi ricordato come una recente indagine sulla fiducia nel futuro da parte dei cittadini di 130 Paesi, l’Italia è risultata la più sfiduciata, ultima in classifica. E il problema è che, nonostante sia un Paese ricco, terzo in Europa per pil, l’Italia è ultima per tasso di lettura e allora «l’unico problema è convincere gli italiani a leggere».
E allora sì è inventato questo dialogo con Leonardo, il genio rinascimentale indicato come una sorta di modello al quale ispirarsi, seguendone talune insegnamenti come quando scriveva: «Godo in sovrappiù a provarci che a farcela» sottolineando come l’importante sia appunto quello di provare a fare le cose senza temere di sbagliare: «L’imprenditore migliore è quello che sbaglia sei cose su dieci. Poi, certo, è importante che nel bilancio finale il valore dei successi sia superiore a quello degli insuccessi, ma l’importante è provarci» perché «viviamo una vita sola e non provarci sarebbe stupido».
Stupore e stupire: Farinetti ha giocato con la parola guida del festival andando a cercare lo stupore nel futuro e inventandosi che Leonardo gli dica che lui, l’autore del libro, continui a interrogarlo sul futuro per scoprire dove stia andando il mondo: «Ma il futuro sei tu – è l’obiezione del genio di Vinci -. E allora raccontami: Sono poi stati realizzati quegli elicotteri e quelle città che avevo progettato?». La risposta sono alcune storie: il primo estintore impiantato a New York nel 1805, il prima di una luna serie di estintore che verranno anche utili per combattere la canicola, e poi il jazzista Miles Davis che «suona da negro» e poi i Beatles e gli anni Sessanta. E allora, mai mollare e saper cambiare non come fanno quelli che entrano nei ristoranti e ordinano “il solito” rinunciando a tanto stupore.
Concludendo, ha afferrmato che servano i sentimenti prima delle regole perché è solo con buoni sentimenti che si fanno buone regole. Ciò appunto per un futuro in armonia, smettendo di incazzarci.
Nella sala del Palazzo del Commercio, Farinetti ha presentato il suo libro appena uscito per le edizioni Solferino, “Dieci mosse per affrontare il futuro”, serie di consigli sulla vita suggeriti in una sorta di dialogo con Leonardo: come gestire le imperfezioni, la semplicità, il globale e il locale, il saper narrare perché se fai le cose e nessuno lo sanon serve a niente, la necessità di passare dal senso del dovere a quello della bellezza, mai mollare, restare giovani, saper copiare ricordando come l’ungherese Biro inventò la penna a sfera copiata dal francese Bic che la perfezionò e si arricchì, saper cambiare e vivere con coraggio, ottimismo e fiducia.
Farinetti ha cominciato parlando dei ventenni che è la prima generazione nata nella “merda”, la prima generazione che sa di non poter aspirare a qualcosa di meglio rispetto ai propri genitori, ma è la generazione Z che ci salverà e nostro compito è non allontanarli dalle loro speranze e aiutarli. Ha poi ricordato come una recente indagine sulla fiducia nel futuro da parte dei cittadini di 130 Paesi, l’Italia è risultata la più sfiduciata, ultima in classifica. E il problema è che, nonostante sia un Paese ricco, terzo in Europa per pil, l’Italia è ultima per tasso di lettura e allora «l’unico problema è convincere gli italiani a leggere».
E allora sì è inventato questo dialogo con Leonardo, il genio rinascimentale indicato come una sorta di modello al quale ispirarsi, seguendone talune insegnamenti come quando scriveva: «Godo in sovrappiù a provarci che a farcela» sottolineando come l’importante sia appunto quello di provare a fare le cose senza temere di sbagliare: «L’imprenditore migliore è quello che sbaglia sei cose su dieci. Poi, certo, è importante che nel bilancio finale il valore dei successi sia superiore a quello degli insuccessi, ma l’importante è provarci» perché «viviamo una vita sola e non provarci sarebbe stupido».
Stupore e stupire: Farinetti ha giocato con la parola guida del festival andando a cercare lo stupore nel futuro e inventandosi che Leonardo gli dica che lui, l’autore del libro, continui a interrogarlo sul futuro per scoprire dove stia andando il mondo: «Ma il futuro sei tu – è l’obiezione del genio di Vinci -. E allora raccontami: Sono poi stati realizzati quegli elicotteri e quelle città che avevo progettato?». La risposta sono alcune storie: il primo estintore impiantato a New York nel 1805, il prima di una luna serie di estintore che verranno anche utili per combattere la canicola, e poi il jazzista Miles Davis che «suona da negro» e poi i Beatles e gli anni Sessanta. E allora, mai mollare e saper cambiare non come fanno quelli che entrano nei ristoranti e ordinano “il solito” rinunciando a tanto stupore.
Concludendo, ha afferrmato che servano i sentimenti prima delle regole perché è solo con buoni sentimenti che si fanno buone regole. Ciò appunto per un futuro in armonia, smettendo di incazzarci.
D.C.