Calolzio: il processo torna indietro e il PM chiede una pena di un anno più leggera

Un anno fa, quando il processo sembrava ormai giunto al termine, nel rassegnare le proprio conclusioni il sostituto procuratore Chiara Di Francesco aveva chiesto per l'imputato una condanna quantificata in 3 anni e 6 mesi. Poi, prima di passare la parola alla difesa, il procedimento aveva subito una battuta d'arresto per ragioni di carattere tecnico: si era reso necessario sostituire uno dei tre componenti del collegio giudicante risultato incompatibile e, nel riammettere i testimoni, è stata concessa poi l'audizione di un soggetto in origine "scartato". Quest'ultimo, nell'accomodarsi al microfono, a sorpresa, si era auto-accusato di uno dei reati del fascicolo, rendendo altresì necessario interrompere la sua deposizione e, in seconda battuta, richiamare in Aula la presunta vittima del fatto specifico per chiedere alla stessa delucidazioni circa la "nuova verità". 
Insomma, una lunga tiritera, che ha dilatato - e non poco - nel tempo l'istruttoria, come sottolineato quest'oggi in Aula dello stesso PM, aggiungendo di essersi affezionata al caso, trattandosi del primo "ereditato" al suo arrivo a Lecco, due anni fa. 
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Chiamata nuovamente a concludere, alla luce delle nuove prove assunte, con onestà, la dottoressa Di Francesco non si è riportata a quanto già esposto, sviscerando così compiutamente le sue argomentazioni fino ad avanzare una richiesta ben più mite di quella formulata nel giugno 2022. A suo avviso, Peppino De Pasquale, calolziese, classe 1962, già incappato in passato in inciampi con la Giustizia nell'inchiesta "Ferrus Equi", è da condannare a 2 anni e 6 mesi per le sole ipotesi di reato di danneggiamento e tentata estorsione, riferite a fatti del 2018 quando avrebbe distrutto a martellate i finestrini dell'auto di un amico del nipote al quale avrebbe anche provato, esercitando pressione, a "spillare" del denaro.
Va assolto, invece, per quanto concerne un'altra tentata estorsione più datata nel tempo nonché per le presunte lesioni patite dalla donna passata due volte quale testimone in Aula, ritenuta ora non attendibile dal PM, alla luce non solo della ricostruzione diametralmente opposta dell'episodio in contestazione resa dal fratello dell'imputato ma anche di contraddizioni emerse riascoltando la signora. Da qui dunque l'alleggerimento della richiesta di condanna, che non tiene in considerazione nemmeno un'altra accusa mossa a De Pasquale in riferimento all'incursione a casa di un nipote di cui si sarebbe reso protagonista, "fattaccio" ricondotto a una normale lite tra famigliari dal giovanotto, dimostratosi al cospetto del collegio indubbiamente reticente durante la sua audizione, tanto da arrivare ad abbandonare - indispettito – l'aula rifiutandosi di continuare a rispondere alle domande delle parti. Per lui, il PM, in requisitoria, ha chiesto la trasmissione degli atti al proprio Ufficio per procedere con la contestazione della falsa testimonianza. Insomma, dopo lungo parto, ancor prima di andare a sentenza, il processo rischia di "gemmare", con un'altra questione – tra l'altro - già al vaglio degli organi competenti. Per il verdetto, intanto, ascoltate le conclusioni del difensore, la causa è stata aggiornata al prossimo 5 ottobre.
A.M.
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