Castelli in conferenza stampa prende le distanze dalla Lega di Salvini. ''Facciamo sentire la voce del Nord''
Gli squilli di tromba delle Europee risuonano. La prima mossa politica di Roberto Castelli dall’annuncio della frattura con la Lega per Salvini Premier è quello di costruire un campo che raggruppi tutti i movimenti federalisti, autonomisti, indipendentisti e secessionisti del Nord d’Italia ma anche d’Europa. L’ambizione è di trovare i numeri per raccogliere le firme necessarie per avere diritto di rappresentanza e poi raggiungere la soglia di sbarramento al 4% delle Europee.
Roberto Castelli, nella conferenza stampa di questa mattina al Centro Congressi della Fondazione Stelline a Milano, ha indicato la strada: ''Lancio un appello a tutte queste forze. Se ci uniamo forse potremo far sentire la nostra voce, se ciascuno coltiverà il proprio piccolo orticello credo che il detto latino ‘Divide et impera’ sarà ancora di attualità. Sul proseguo siamo aperti a tutte le possibilità con il fine di far sentire la voce del Nord che oggi nei fatti non c’è''.
Tante le critiche nel corso dell’intervento del lecchese bossiano alla direzione assunta dal partito, che si sarebbe allontanato sempre più dagli ideali per cui era nato il Carroccio. “Il colore verde soppiantato dal blu – ha evocato l’ing. Castelli – C’era un forte simbolismo in questo. La parola Padania è stata cancellata per ordine preciso nei nostri media e nelle parole degli esponenti nelle istituzioni che in quel momento stavano venendo avanti nella Lega. Non è più un partito per l’indipendenza della Padania. La Lega per Salvini Premier vede un’accentuazione non della questione centrale dell’indipendenza delle nostre terre, ma della promozione di un leader”.
L’attacco diretto a Salvini non si è fatto attendere, con una critica alle priorità del Ministero delle Infrastrutture, dicastero che fu di Castelli all’epoca del Governo Berlusconi e che ora è nelle mani del segretario della Lega: “Sembra che l’attuale Ministro alle Infrastrutture, nonché segretario della Lega per Salvini Premier, abbia in mente soltanto il ponte di Messina. Da un punto di vista simbolico e fattuale dimostra una precisa scelta di campo. Siamo a pochi anni dall’Olimpiade di Cortina-Bormio, e le opere infrastrutturali nemmeno sono cominciate. Sono cose che non possono passare inosservate”. E poi ancora: “La coalizione governa in tutte le Regioni del Nord, ma paradossalmente mai il Nord era rimasto senza rappresentanza a Roma”.
Che ci fosse aria di burrasca tra i fedeli delle origini e il leader Salvini lo si sapeva da tempo. Un anno fa, Castelli e la sua associazione Autonomia e Libertà avevano lanciato proprio da Pontida il "Patto di lealtà per il Nord". Una mossa che faceva già presagire una scissione. Con la Lega di Salvini che brancola attorno al 10% nei sondaggi e le Europee dietro l’angolo, è arrivato il momento della spallata finale. Castelli dice di non volersi candidare, ma si dichiara pronto ad un impegno nel condurre la campagna elettorale. “Se si riuscisse a costruire un’alleanza europea di forze autonomiste che vadano dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, oppure stando su un corridoio europeo da Helsinki a La Valletta, il mio impegno ci sarebbe. Fara campagna elettorale è divertente, anche se faticoso. La mia idea è però di non candidarmi. L’importante – ha ribadito Castelli – è costruire un qualcosa che salvi l’autonomia contro i centralismi nazionali e soprattutto faccia risentire la voce del Nord che oggi è senza voce”.
La partecipazione alla vita politica al seguito di Bossi ha scandito larga parte della vita di Castelli, come lui stesso ha ricordato con un certo rammarico. Prima nella Lega Lombarda, poi nella Lega Nord, poi nella Lega Nord per l’indipendenza della Padania e infine Lega per Salvini Premier. Non riveste ruoli nelle Istituzioni da dieci anni, dal 2013, ma è stato tra i promotori del referendum del 2017 sull’Autonomia, una riforma ora seguita da Calderoli e che non aggrada le sigle autonomiste, federaliste, ecc. Troppe maniche larghe per il Sud, secondo l’impressione del lecchese.
“Sono bossiano – ha aggiunto Castelli – ma mi rendo conto che sono passati 40 anni da quando la Lega è nata e il mondo è cambiato. C’è il centralismo di Bruxelles, sempre più cogente e soffocante sulle norme italiane. E poi l’altro centralismo che sta venendo avanti è quello mondiale. Quelli che si vogliono chiamare popoli dovranno ribellarsi”.
Roberto Castelli, nella conferenza stampa di questa mattina al Centro Congressi della Fondazione Stelline a Milano, ha indicato la strada: ''Lancio un appello a tutte queste forze. Se ci uniamo forse potremo far sentire la nostra voce, se ciascuno coltiverà il proprio piccolo orticello credo che il detto latino ‘Divide et impera’ sarà ancora di attualità. Sul proseguo siamo aperti a tutte le possibilità con il fine di far sentire la voce del Nord che oggi nei fatti non c’è''.
Tante le critiche nel corso dell’intervento del lecchese bossiano alla direzione assunta dal partito, che si sarebbe allontanato sempre più dagli ideali per cui era nato il Carroccio. “Il colore verde soppiantato dal blu – ha evocato l’ing. Castelli – C’era un forte simbolismo in questo. La parola Padania è stata cancellata per ordine preciso nei nostri media e nelle parole degli esponenti nelle istituzioni che in quel momento stavano venendo avanti nella Lega. Non è più un partito per l’indipendenza della Padania. La Lega per Salvini Premier vede un’accentuazione non della questione centrale dell’indipendenza delle nostre terre, ma della promozione di un leader”.
L’attacco diretto a Salvini non si è fatto attendere, con una critica alle priorità del Ministero delle Infrastrutture, dicastero che fu di Castelli all’epoca del Governo Berlusconi e che ora è nelle mani del segretario della Lega: “Sembra che l’attuale Ministro alle Infrastrutture, nonché segretario della Lega per Salvini Premier, abbia in mente soltanto il ponte di Messina. Da un punto di vista simbolico e fattuale dimostra una precisa scelta di campo. Siamo a pochi anni dall’Olimpiade di Cortina-Bormio, e le opere infrastrutturali nemmeno sono cominciate. Sono cose che non possono passare inosservate”. E poi ancora: “La coalizione governa in tutte le Regioni del Nord, ma paradossalmente mai il Nord era rimasto senza rappresentanza a Roma”.
Che ci fosse aria di burrasca tra i fedeli delle origini e il leader Salvini lo si sapeva da tempo. Un anno fa, Castelli e la sua associazione Autonomia e Libertà avevano lanciato proprio da Pontida il "Patto di lealtà per il Nord". Una mossa che faceva già presagire una scissione. Con la Lega di Salvini che brancola attorno al 10% nei sondaggi e le Europee dietro l’angolo, è arrivato il momento della spallata finale. Castelli dice di non volersi candidare, ma si dichiara pronto ad un impegno nel condurre la campagna elettorale. “Se si riuscisse a costruire un’alleanza europea di forze autonomiste che vadano dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, oppure stando su un corridoio europeo da Helsinki a La Valletta, il mio impegno ci sarebbe. Fara campagna elettorale è divertente, anche se faticoso. La mia idea è però di non candidarmi. L’importante – ha ribadito Castelli – è costruire un qualcosa che salvi l’autonomia contro i centralismi nazionali e soprattutto faccia risentire la voce del Nord che oggi è senza voce”.
La partecipazione alla vita politica al seguito di Bossi ha scandito larga parte della vita di Castelli, come lui stesso ha ricordato con un certo rammarico. Prima nella Lega Lombarda, poi nella Lega Nord, poi nella Lega Nord per l’indipendenza della Padania e infine Lega per Salvini Premier. Non riveste ruoli nelle Istituzioni da dieci anni, dal 2013, ma è stato tra i promotori del referendum del 2017 sull’Autonomia, una riforma ora seguita da Calderoli e che non aggrada le sigle autonomiste, federaliste, ecc. Troppe maniche larghe per il Sud, secondo l’impressione del lecchese.
“Sono bossiano – ha aggiunto Castelli – ma mi rendo conto che sono passati 40 anni da quando la Lega è nata e il mondo è cambiato. C’è il centralismo di Bruxelles, sempre più cogente e soffocante sulle norme italiane. E poi l’altro centralismo che sta venendo avanti è quello mondiale. Quelli che si vogliono chiamare popoli dovranno ribellarsi”.
M.P.