Lecco: a piccoli passi nell'ex mensa nasce 'Labirinto Bonacina', opportunità per il rione

Una casa per le associazioni, ma non solo: un punto di riferimento per la vita sociale dell’intero quartiere. Non guardando solo alla popolazione anziana che pure è consistente e che sopporta non pochi disagi per i servizi nel tempo venuti a mancare. E’ stato presentato nella riunione della commissione consiliare Servizi sociali il progetto “Labirinto Bonacina” per il riutilizzo della mensa della scuola elementare “Fabio Filzi”, plesso chiuso lo scorso anno e nel quale il Comune realizzerà il terzo asilo nido della città.
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L'accesso alla ex mensa
La mensa si trovava in un altro stabile, appunto nella vicina via Labirinto, nel nucleo del rione a ridosso della chiesa parrocchiale. E proprio nella vecchia mensa, rimessa in sesto da un gruppo di volontari, si è riunita la commissione presieduta da Stefania Valsecchi. Con l’assessore ai servizi sociali Emanuele Manzoni, all’incontro sono intervenuti anche Beatrice Civillini, responsabile del “Giglio” di Pescarenico la cui attività potrebbe essere d’ispirazione anche per Bonacina, e Tore Rossi, direttore del centro servizi formativi del Comune di Lecco (Cesea, la sigla) operativo ormai da più di vent’anni sul fronte dell’educazione per adulti e il reinserimento sociali e lavorativo di soggetti cosiddetti fragili, centro al quale anche il “Labirinto” farebbe riferimento.
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Il progetto ha preso corpo nel corso dell’estate dopo alcuni incontri con i rappresentanti delle associazioni del rioni, alcune delle quali presenti all’incontrro con la commissione consiliare: i pescatori degli “Amici del Caldone”, il gruppo “Insieme per Sant’Egidio” costituito per la valorizzazione dell’antica chiesetta, la Polisportiva Sant’Egidio e gli alpini. Il punto di partenza era stato proprio la necessità di dare una sede alle associazioni che – come ha detto la presidente Valsecchi, tra l’altro “bonacinese” doc – mantengono vivo il rione più piccolo della città e se ne prendono cura. Ma si è appunto voluto andare oltre: «Provare – ha detto l’assessore Manzoni – a fare in modo che questo spazio potesse essere una risposta ai bisogni aggregativi del rione».
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Tore Rossi
Da questo punto di vista – ha spiegato Rossi – non c’è un pacchetto preconfezionato ma occorre procedere a piccoli passi. Si comincia con l’aprire, con l’arredo, con il materiale che le associazioni vi depositeranno e poi a poco dovranno essere definite le iniziative da intraprendere, secondo le esigenze che sarà lo stesso quartiere a segnalare. Già, peraltro, ci sono delle idee: organizzare momenti di incontro per le persone anziane a cadenza da definire, mentre la Polisportiva per esempio è intenzionata a organizzare un corso di ginnastica dolce. Ma in futuro si potrebbe arrivare alla creazione di veri e propri servizi pubblici con la presenza periodica di assistenti sociali o di addetti dei patronati sindacali per i problemi legati alle pensioni. Piccoli passi, dunque. A cominciare dall’autunno, quando Cesea comincerà a garantire l’apertura del centro un giorno alla settimana e poi due…
Da parte sua, Rossi ha anche ricordato l’avvertimento del parroco don Marco Tenderini: «Idea bellissima, ma ricordiamo che nei rioni ci sono persone sole che magari al “Labirinto” non vengono». E proprio per questo, ha aggiunto il direttore di Cesea, sarà magari necessario che si vada noi a casa loro. Un’attività, dunque, tutta da costruire. A piccoli passi. Coinvolgendo più soggetti del quartiere.
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Il consigliere democratico Antonio Pattarini ha ricordato l’esperienza a Maggianico del Circolo Figini, del quale egli stesso è tra gli animatori più importanti, sottolineandone l’importanza per la vita del quartiere.
Lorenzo Vassena (“Con la sinistra cambia Lecco”) ha invitato a non guardare solo agli anziani, ma ad allargare lo sguardo anche alle solitudini giovanili che sono molto più complicate da affrontare. I problemi “dei grandi” si sa come affrontarli. Per i ragazzi, c’è invece ancora molto da capire.
Anziani e giovani, ma non solo. L’attenzione va rivolta anche alle altre molte e diffuse “fragilità”: i disabili e quelli che disabili non sono ma che di un aiuto avrebbero pure bisogno e magari non lo chiedono.
Il “Labirinto”, tra l’altro, potrebbe anche essere collegato al meleto distante un centinaio di metri e gestito proprio da Cesea. Un’esperienza che Rossi ha raccontato così: «Tre anni fa, una persona facoltosa ci ha lasciato questo campo, tutto terrazzato: due o tremila metri quadri con seicento meli e cento peri, un luogo importante da destinare a persone anche momentaneamente in difficoltà». In un progetto che si chiama “Il benessere frutta” con il quale si producono confetture e succo di mele con tanto di marchio: “Un bicer de pom”. Tra l’esperienza del meleto e il “Labirinto” potrebbe quindi esservi un raccordo.
D.C.
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