Faida da trapper: chieste sei condanne, 4 anni e mezzo per Simba La Rue
4 anni e mezzo: questa la pena che la Procura di Milano vorrebbe veder comminata a Simba La Rue, all'anagrafe Mohamed Lamine Saida, classe 2002, con casa a Merone. Il PM Francesca Crupi, titolare dell'indagine sulla così detta "faida tra trapper", all'esito del processo celebrato con rito abbreviato al cospetto del giudice Rossana Mongiardo, ha chiesto poi condanne comprese tra gli 8 mesi e i 4 anni e 2 mesi anche per gli altri cinque imputati, inclusa la verderese Sara Ben Salha, 21 anni. All'unica donna del gruppo, tacciata dagli inquirenti di essersi prestata a far da "esca in carne e ossa" per il pestaggio al centro del fascicolo giudiziario, è contestato il "concorso anomalo" nella rapina con lesioni subita da due giovanotti in via Settala, quale ipotizzata vendetta per un accoltellamento patito, solo qualche tempo prima, da Fabio Dago Carter Gapea, a sua volta considerato partecipe alla spedizione punitiva organizzata contro i rivali. Unico tra gli originali - insieme al bergamasco Marco Locatelli - a optare per il rito ordinario, il lecchese di origini africane è già stato condannato a luglio a 7 anni dal collegio giudicante della terza sezione penale presieduto dal Marialillia Speretta.
La sentenza per Simba e gli altri 5 imputati ancora a giudizio è attesa ora per il 28 settembre. Esclusa, per effetto della Legge Cartabia, l'accusa di sequestro di persona in danno al trapper "rivale" Baby Touché: il reato è diventato infatti procedibile a querela di parte ed il giovanotto ha rinunciato a chiedere venisse esercitata l'azione penale, facendo cadere dunque la contestazione in prima battuta mossa a parte degli indagati dalla Procura. Restano solo le lesioni aggravate connesse che l'artista avrebbe - nella ricostruzione del PM - subito durante il viaggio - forzato per gli inquirenti - tra il capoluogo meneghino e Calolzio, luogo della sua "liberazione".
In attesa del verdetto, il GUP ieri ha revocato la misura dei domiciliari per Mohamed Lamine Saida, difeso dal legale Niccolò Vecchioni, sostituendola con l'obbligo di firma tutti i giorni. Tra l'altro, con Baby Gang - invitato a partecipare nei giorni scorsi al concerto-show di Lazza - Simba è in attesa di essere giudicato anche per altro (grave) episodio di cronaca: la sparatoria di via Tocqueville, sempre a Milano, nella notte tra il 2 e 3 luglio dello scorso anno, con il ferimento di due senegalesi.
La sentenza per Simba e gli altri 5 imputati ancora a giudizio è attesa ora per il 28 settembre. Esclusa, per effetto della Legge Cartabia, l'accusa di sequestro di persona in danno al trapper "rivale" Baby Touché: il reato è diventato infatti procedibile a querela di parte ed il giovanotto ha rinunciato a chiedere venisse esercitata l'azione penale, facendo cadere dunque la contestazione in prima battuta mossa a parte degli indagati dalla Procura. Restano solo le lesioni aggravate connesse che l'artista avrebbe - nella ricostruzione del PM - subito durante il viaggio - forzato per gli inquirenti - tra il capoluogo meneghino e Calolzio, luogo della sua "liberazione".
In attesa del verdetto, il GUP ieri ha revocato la misura dei domiciliari per Mohamed Lamine Saida, difeso dal legale Niccolò Vecchioni, sostituendola con l'obbligo di firma tutti i giorni. Tra l'altro, con Baby Gang - invitato a partecipare nei giorni scorsi al concerto-show di Lazza - Simba è in attesa di essere giudicato anche per altro (grave) episodio di cronaca: la sparatoria di via Tocqueville, sempre a Milano, nella notte tra il 2 e 3 luglio dello scorso anno, con il ferimento di due senegalesi.